Papua, arresti in massa fra gli attivisti pro indipendenza
I fermi sono arrivati nel 55mo anniversario della campagna militare che ha portato all’annessione della provincia all’Indonesia. Centinaia di persone sono state accusate di “separatismo” perché manifestavano in modo pacifico e chiedevano un nuovo referendum popolare.
Jakarta (AsiaNews) – Arresti di massa hanno caratterizzato il 55mo anniversario della campagna militare che ha portato all’annessione della Papua all’Indonesia. Il 19 dicembre la polizia ha fermato centinaia di persone in tutto il Paese, che partecipavano a manifestazioni di protesta contro il governo e che sono state accusate di “separatismo”.
Veronica Koman, rappresentante del movimento indipendentista papuano “Filep Karma”, afferma che la maggior parte degli arresti sono stati compiuti a Jakarta, sull’isola Sulawesi e a Papua. A Jayapura, capoluogo papuano, la sede del movimento ha subito un raid degli agenti di polizia. A Jakarta 50 attivisti sono stati arrestati mentre manifestavano in modo pacifico.
Per lungo tempo la Papua (parte occidentale dell’isola di Nuova Guinea) è stata l’unica provincia a rimanere sotto il controllo dell’Olanda. Nel 1969, con l'“Act of free choice”, la popolazione ha optato per l’annessione all’Indonesia. Ad esso ha fatto seguito la campagna militare indonesiana. Molti però rimangono convinti che il “referendum” sia stato orchestrato da Jakarta ed esistono ancora movimenti separatisti che chiedono l’indipendenza. Questi gruppi affermano che nella provincia è in atto un “genocidio al rallentatore” contro le minoranze etniche e i cristiani.
La popolazione lamenta anche il mal governo della provincia, fra le più arretrate dell’Indonesia e con comunicazioni e trasporti in pessime condizioni. A Papua ogni villaggio parla un dialetto differente ed è isolato dal resto della provincia.
Gli attivisti dei movimenti indipendentisti chiedono che venga indetto un nuovo referendum, in cui tutte le popolazioni native della Papua possano votare. Jakarta ha sempre respinto al mittente queste richieste, bollandole come frutto di pressioni di potenze internazionali interessante all’immensa ricchezza del sottosuolo papuano (petrolio, gas, oro etc.).
Lo scorso ottobre il presidente indonesiano Joko Widodo ha deciso di calmierare il prezzo della benzina a Papua che, a causa delle difficoltà logistiche, era di 14 volte superiore a quello del resto del Paese. La decisione ha fatto infuriare Pertamina, l’azienda di petrolio e gas dello Stato, ma è stata accolta con gioia dalla popolazione locale.