14/07/2019, 12.16
VATICANO
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Papa: è nell’esercizio della misericordia che si diventa veri discepoli di Gesù

In Venezuela “preghiamo il Signore di ispirare e illuminare le parti in causa, affinché possano quanto prima arrivare a un accordo che ponga fine alle sofferenze della gente per il bene del Paese e dell’intera regione”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – E’ nell’esercizio della misericordia che si diventa veri discepoli di Gesù, perché “la misericordia nei confronti di una vita umana in stato di necessità è il vero volto dell’amore”. E’ tornato ad affermarlo papa Francesco all’Angelus di oggi, che è stato anche occasione per tornare a chiedere un accordo che metta fine alle sofferenze dei venezuelani.

Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita della preghiera mariana, Francesco ha commentato l’odierno passo del  Vangelo con la parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37), “una delle più belle del Vangelo”, nella quale si mostra che “la capacità di compassione è la chiave di paragone del cristiano”.

“Protagonista del breve racconto – ha detto il Papa - è un samaritano, che incontra lungo la strada un uomo derubato e percosso dai briganti e si prende cura di lui. Sappiamo che i giudei trattavano con disprezzo i samaritani, considerandoli estranei al popolo eletto. Non è dunque un caso che Gesù scelga proprio un samaritano come personaggio positivo della parabola. In questo modo vuole superare il pregiudizio, mostrando che anche uno straniero, anche uno che non conosce il vero Dio e non frequenta il suo tempio, è capace di comportarsi secondo la sua volontà, provando compassione per il fratello bisognoso e soccorrendolo con tutti i mezzi a sua disposizione.

“Gesù, dunque, propone come modello il samaritano, uno che non ha fede e forse anche noi conosciamo degli agnostici che fanno del bene, uno che amando il fratello come sé stesso, dimostra di amare Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, ed esprime nello stesso tempo vera religiosità e piena umanità. Dopo aver raccontato la parabola, Gesù si rivolge di nuovo al dottore della legge che gli aveva chiesto «Chi è il mio prossimo?», e gli dice: «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?» (v. 36). In questo modo opera un rovesciamento rispetto alla domanda del suo interlocutore, e anche alla logica di tutti noi. Ci fa capire che non siamo noi che, in base ai nostri criteri, definiamo chi è il prossimo e chi non lo è, ma è la persona in situazione di bisogno che deve poter riconoscere chi è il suo prossimo, cioè «chi ha avuto compassione di lui» (v. 37). Essere capaci di avere compassione, questa è la chiave”. “La capacità di compassione è la chiave di paragone del cristiano. Gesù stesso è la compassione del Padre”.

“Questa conclusione indica che la misericordia nei confronti di una vita umana in stato di necessità è il vero volto dell’amore. È così che si diventa veri discepoli di Gesù e si manifesta il volto del Padre: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). È così che il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo diventa un’unica e coerente regola di vita“.

Del Venezuela il Papa ha parlato dopo la recita dell’Angelus. “Ancora una volta – ha detto - desidero esprimere la mia vicinanza all’amato popolo venezuelano, particolarmente provato per il perdurare della crisi. Preghiamo il Signore di ispirare e illuminare le parti in causa, affinché possano quanto prima arrivare a un accordo che ponga fine alle sofferenze della gente per il bene del Paese e dell’intera regione”.

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