Papa: una moratoria internazionale della pena di morte, contraria al Vangelo
Francesco ha ricevuto la Commissione internazionale contro la pena di morte. “L’accettazione di questa forma di punizione era la conseguenza di una mentalità contemporanea, più legalistica che cristiana, che sacralizzava il valore di leggi prive di umanità e misericordia”. La legittima difesa è legittima, ma deve essere sempre proporzionata.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La pena di morte è contraria al Vangelo, perché prevede la soppressione di una vita umana, della quale Dio è creatore e unico a poterne decidere la sorte. Lo ribadisce il discorso in spagnolo che papa Francesco ha consegnato alla delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte, ricevuta oggi in Vaticano.
Francesco ricorda, innanzi tutto, che la sua “certezza che ogni vita è sacra e che la dignità umana deve essere custodita senza eccezioni, mi ha portato fin dall'inizio del mio ministero a lavorare su diversi livelli per l'abolizione universale della pena di morte”. E “la nuova formulazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, ora esprime il cammino della dottrina degli ultimi Pontefici e il cambiamento nella coscienza del popolo cristiano, che respinge una pena che nuoce gravemente alla dignità umana (cfr. Discorso in occasione del XXV anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica, 11 ottobre 2017). Una pena contraria al Vangelo perché implica la soppressione di una vita che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui solo Dio è vero giudice e garante (vedi Lettera al Presidente della Commissione internazionale contro la pena di morte, 20 marzo 2015)”.
Nei secoli passati, si legge ancora nel testo, il ricorso alla pena di morte è stato talvolta presentato come una conseguenza logica e giusta; addirittura nello Stato Pontificio si è fatto ricorso a questa forma disumana di punizione, ignorando il primato della misericordia sulla giustizia. “Ecco perché la nuova formulazione del Catechismo implica anche assumere la nostra responsabilità per il passato e riconoscere che l’accettazione di questa forma di punizione era la conseguenza di una mentalità contemporanea, più legalistica che cristiana, che sacralizzava il valore di leggi prive di umanità e misericordia. La Chiesa non poteva rimanere in una posizione neutrale di fronte alle attuali richieste di riaffermazione della dignità della persona”.
Il Magistero della Chiesa, peraltro, ritiene anche che “le pene perpetue, che rimuovono la possibilità di una redenzione morale ed esistenziale, a favore dei condannati e di quella della comunità, sono una forma di pena di morte mascherata (cfr. una delegazione della International Association of Criminal Law, 23 ottobre 2014). Dio è un Padre che attende sempre il ritorno del figlio che, sapendo di aver commesso un errore, chiede perdono e inizia una nuova vita. Nessuno, quindi, può essere privato della sua vita o della speranza della sua redenzione e riconciliazione con la comunità”.
Per questo, Francesco ritiene che “il diritto di tutti i Paesi a definire il loro sistema giuridico non può essere esercitato in contraddizione con i loro obblighi previsti dal diritto internazionale né può rappresentare un ostacolo al riconoscimento universale della dignità umana. Le risoluzioni delle Nazioni Unite sulla moratoria sull'uso della pena di morte, che mirano a sospendere l'applicazione della pena di morte nei paesi membri, sono un percorso da percorrere senza implicare il rifiuto dell'iniziativa di abolizione universale.
Allo stesso tempo, il Papa richiama, ancora una volta, l’attenzione sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, che sono purtroppo un fenomeno ricorrente. Quanto al tema della legittima difesa, se è “legittimo veder rispettato il proprio diritto alla vita” e quindi la possibilità di “infliggere un colpo mortale all'aggressore (CEC, n. 2264)”, la legittima difesa deve essere proporzionata. “Qualsiasi azione difensiva, per essere legittima, deve essere necessaria e misurata. Come insegnò San Tommaso d'Aquino, ‘un atto del genere, riguardo alla conservazione della propria vita, non ha nulla di illecito, poiché è naturale per tutti gli esseri preservare la propria esistenza il più possibile. Tuttavia, un atto che proviene da buone intenzioni può diventare illecito se non è proporzionato alla fine. Pertanto, se uno, per difendere la propria vita, usa più violenza di quella precisa, questo atto sarà illegale. Ma se rifiuta moderatamente l'aggressione, la difesa sarà lecita, poiché, secondo la legge, è lecito respingere la forza con la forza, moderando la difesa secondo i bisogni di sicurezza minacciata’(Summa theologiae, 2-2, q. , a.7)”.
L’auspicio, insomma, è per una giustizia che, “oltre ad essere padre, sia anche madre”. I gesti di reciproca cura, infatti, propri dell’amore che è anche civile e politico, si manifestano in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore. “L’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono un’eccellente forma di carità, che riguarda non solo le relazioni tra individui, ma anche macro-relazioni, come le relazioni sociali, economiche e politiche”.
25/03/2016 09:46
30/03/2007
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