Papa: una guida spirituale è necessaria a tutti e specialmente ai giovani
Illustrando all’udienza generale la figura di Simeone il Nuovo teologo, Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza delle sue riflessioni sull’esperienza mistica di Dio. La vera conoscenza di Dio non viene dai libri, ma dalla vita spirituale. L’amore di Dio ci fa considerare tutti fratelli e ci invita a rispondere con l'amore all'odio e con il perdono all'offesa.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La vera conoscenza di Dio non viene dai libri, ma dalla vita spirtuale, da un cammino che ha inizio con la conversione, ma “per andare verso il Signore abbiamo bisogno di una guida, di dialogo, non possiamo farlo da noi”, “e questo è anche il senso dell'ecclesialità”. Per questo Benedetto XVI ritiene “valido per tutti: sacerdoti, persone consacrate, laici e specialmente giovani l’invito a cercare un buon padre spirituale”.
E’ l’esortazione che il Papa ha rivolto alle 8mila persone presenti oggi nell’aula Paolo VI per l’udienza generale, nel corso della quale ha illustrato la figura di Simeone il Nuovo teologo. “E’ interessante – ha commentato Benedetto XVI - notare l’appellativo di nuovo teologo nonostante la tradizione orientale riservasse la qualifica di teologo solo a Giovanni evangelista e Gregorio Nazianzeno.
Simeone fu un monaco orientale, che centrò la sua attenzione nella “esperienza dell’unione mistica con Dio”. Nato nel 949 a Galati, in Asia Minore da una nobile famiglia, trasferitosi da giovane a Costantinopoli, al servizo dell’imperatore, si sentiva “poco attratto” dalla vita civile e “cerca una persona che lo orientasse nel momento di dubbi e perplessità”. Nel 977 entrò nel monastero studita, per porsi sotto la guida di Simeone il Pio, all’insegnamento del quale restò legato per tutta la vita. Scrisse di aver sempre seguito un suo insegnamento: “se cerchi la guarigione spirituale sii attento alla tua coscienza, Tutto cio che essa ti dice fallo e troverai in essa qualcosa di utile”. Entrò nel monastero, ma di lì passò a quello di San Mamos, dove dopo tre anni divenne la guida.
Soffrì “incomprensione ed esilio”, ma fu riabilitato dal patriarca Sergio II. Morì nel 1022.
Nei nove volumi delle sue opere, ha sottolineato i Papa, Simeone si occupa in particolare della comunione con Dio. “Insiste sul fatto che la vera conoscenza di Dio non viene dai libri, ma dalla vita spirtuale, nasce da un cammino di purificazione interiore che ha inizio con la conversione”, passa attraverso “il pentimento sincero dei propri peccati per giungere all’unione con Cristo, fonte di gioia e di pace”. Simeone sosteneva che si tratta di un’esperienza non limitata ai mistici, ma “possibile per ogni fedele seriamente impegnato”. Così il Nuovo teologo “ci richama tutti alla vita spirituale, alla nascosta presenza di Dio in noi, alla purificazione della coscienza, così lo Spirito Santo diventa presente in noi e ci guida”.
Tornando alle esperienze mistiche di Simeone, alla presenza della “luce”, il monaco “non quieto si interrogava se non fosse un’illusione, ma un giorno cominciò a sentirsi come un povero che ama i fratelli, vedeva intorno a sé tanti che gli volevano fare del male, ma ugualmente sentiva amore per loro”. Si rese conto che questo “non poteva sgorgare da lui, ma da Cristo e tutto gli divenne chiaro, la fonte dell’amore veniva da Cristo”.
“L’amore di Dio - ha commentato il Papa - cresce in noi se rimaniamo vicino a Lui con la preghiera e l’ascolto della Parola e solamente l’amore divino ci fa aprire il cuore agli altri e ci rende sensibili alle loro necessità, facendoci considerare tutti fratelli e sorelle e invitandoci a rispondere con l'amore all'odio e con il perdono all'offesa”.
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