Papa: tutti siamo peccatori e non dobbiamo giudicare gli altri
Come Gesù ha portato al suo pieno compimento la misericordia di Dio è il tema al quale papa Francesco ha iniziato oggi a dedicare le sue riflessioni per l’udienza generale, finora dedicate alla misericordia nell’Antico testamento. “Tutti siamo perdonati” perché ogni peccato è stato portato” sulla croce da Gesù che “è la misericordia di Dio fatta carne”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Tutti siamo peccatori”, dobbiamo riconoscerlo e non dobbiamo “giudicare gli altri”. E “tutti siamo perdonati” perché ogni peccato è stato portato” sulla croce da Gesù che “è la misericordia di Dio fatta carne”. Come Gesù ha portato al suo pieno compimento la misericordia di Dio è il tema al quale papa Francesco ha iniziato oggi a dedicare le sue riflessioni per l’udienza generale, finora dedicate alla misericordia nell’Antico testamento.
Alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro, tra le quale è lungamente passato con la jeep bianca, Francesco ha sottolineato come Gesù ha espresso, realizzato e comunicato sempre, in ogni momento della sua vita terrena” la misericordia. “Incontrando le folle, annunciando il Vangelo, guarendo gli ammalati, avvicinandosi agli ultimi, perdonando i peccatori, Gesù rende visibile un amore aperto a tutti, nessuno escluso, senza confini. Un amore puro, gratuito, assoluto. Un amore che raggiunge il suo culmine nel Sacrificio della croce. Sì, il Vangelo è davvero il ‘Vangelo della Misericordia’, perché Gesù è la Misericordia!”.
“Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni Battista (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34). Questo avvenimento imprime un orientamento decisivo a tutta la missione di Cristo. Infatti, Egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio, poteva farlo, non si è fatto annunciare da squilli di trombe, poteva farlo e neppure è venuto nelle vesti di un giudice, poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori, non ha avuto vergogna, era lì con tutti, con i peccatori per farsi battezzare. Dunque, fin dall’inizio del suo ministero, Egli si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione. Come Lui stesso afferma nella sinagoga di Nazaret identificandosi con la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19)”.
“Tutto quanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo è stato la realizzazione del programma iniziale: portare a tutti l’amore di Dio che salva: Gesù non ha portato l’odio, non ha portato l’inimicizia: ci ha portato l’amore! Un amore grande, un cuore aperto per tutti, per tutti noi! Un amore che salva! Lui si è fatto prossimo agli ultimi, comunicando loro la misericordia di Dio che è perdono, gioia e vita nuova. Il Figlio inviato dal Padre è realmente l’inizio del tempo della misericordia per tutta l’umanità! Quanti erano presenti sulla riva del Giordano non capirono subito la portata del gesto di Gesù. Lo stesso Giovanni Battista si stupì della sua decisione (cfr Mt 3,14). Ma il Padre celeste no! Egli fece udire la sua voce dall’alto: «Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). In tal modo il Padre conferma la via che il Figlio ha intrapreso come Messia, mentre scende su di Lui come una colomba lo Spirito Santo. Così il cuore di Gesù batte, per così dire, all’unisono con il cuore del Padre e dello Spirito, mostrando a tutti gli uomini che la salvezza è frutto della misericordia di Dio”.
“Possiamo contemplare ancora più chiaramente il grande mistero di questo amore volgendo lo sguardo a Gesù crocifisso. Mentre sta per morire innocente per noi peccatori, Egli supplica il Padre: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). E’ sulla croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti! I miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. È lì, sulla croce, che Lui presenta. E con esso tutti i nostri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù. Ciò significa che non dobbiamo temere di riconoscerci e confessarci peccatori”. “Ma quante volte noi diciamo: ‘Ma questo è un peccatore, questo ha fatto quello, quello...’. E giudichiamo gli altri. E tu? Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: ‘Sì, quello è un peccatore, e io?’. Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati: tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è la misericordia di Dio. Non dobbiamo temere, dunque, di riconoscerci peccatori, confessarsi peccatori, perché – ha ripreso leggendo il testo - ogni peccato è stato portato dal Figlio sulla croce. E quando noi lo confessiamo pentiti affidandoci a Lui, siamo certi di essere perdonati. Il sacramento della Riconciliazione rende attuale per ognuno la forza del perdono che scaturisce dalla Croce e rinnova nella nostra vita la grazia della misericordia che Gesù ci ha acquistato! Non dobbiamo temere le nostre miserie! Non dobbiamo temere le nostre miserie! Ognuno di noi ha le proprie: la potenza d’amore del Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai. E questa misericordia cancella le nostre miserie”.
“In questo Anno Giubilare – ha concluso il Papa - chiediamo a Dio la grazia di fare esperienza della potenza del Vangelo: Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Se accogliamo il Vangelo del Crocifisso Risorto, tutta la nostra vita è plasmata dalla forza del suo amore che rinnova”.
Al termine dell'incontro, infine. Francesco ha ricordato che "oggi ricorre la Terza Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo indetta dalle Nazioni Unite. Lo sport - ha proseguito - è un linguaggio universale che avvicina i popoli e può contribuire a far incontrare le persone e superare i conflitti. Perciò incoraggio a vivere la dimensione sportiva come palestra di virtù nella crescita integrale degli individui e delle comunità".
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