Papa: tra i terremotati, elogia la solidarietà e richiama alla responsabilità
Benedetto XVI si è recato all’Aquila. Preghiera per le vittime del sisma, grande apprezzamento per i soccorritori e il monito a ricostruire. Sull’urna di Celestino V ha lasciato il pallio che gli fu imposto all’inizio del pontificato. Per la gente la sua presenza è stata”un segno di speranza”.
L’Aquila (AsiaNews) - Preghiera per le vittime e coloro che stanno soffrendo, apprezzamento per quanti hanno aiutato le persone colpite dal terremoto e continuano a farlo, ammirazione per “il coraggio, la dignità e la fede” della gente d’Abruzzo, l’affermazione che questa terra “deve tornare ad ornarsi di case e di chiese”, l’impegno alla solidarietà “di tutta la Chiesa”. E’ durata poche ore, ma è stata estremamente intensa, la visita che Benedetto XVI ha compiuto quest’oggi nelle zone colpite dal terremoto dell’Aquila, che ha provocato quasi 300 morti.
“Il Papa ci ha dato un segnale di speranza”, così, nelle parole di uno studente, si può riassumere il senso più profondo della visita di Benedetto XVI, che ha avuto tanti gesti di vicinanza alle persone che hanno potute avvicinarlo, alle quali ha chiesto notizie sui loro cari, sulle case distrutte, il lavoro perso, il futuro. Parole non dissimili ha rivolto anche a tutti i sindaci e i parroci della zona colpita dal terremoto, che ha voluto salutare.
Il Papa ha potuto così toccare con mano le difficoltà che sta vivendo la gente, aggravate, in questi giorni, dal maltempo che ha costretto lo stesso Benedetto XVI a recarsi nella zona in automobile, anziché, come previsto, in elicottero.
La visita è cominciata a Onna, la frazione simbolo del terremoto, distrutta all’80 per cento. “La Chiesa tutta - ha detto al suo arrivo - è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato - ha aggiunto - il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”. “C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza”.
A Onna, come più tardi all’Aquila, il Papa ha pregato. Qui per le vittime del terremoto, più tardi per chiedere “speranza”. “Padre Santo – dice tra l’altro la preghiera di Onna - Signore del cielo e della terra, / ascolta il grido di dolore e di speranza, / che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto! / E’ il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani / e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra. / Sono stati strappati all’affetto dei loro cari, / accoglili tutti nella tua pace, Signore, che sei il Dio-con-noi ,/ l’Amore capace di donare la vita senza fine. / Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza, / perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte; / Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno / può farci rialzare e indurci a riprendere insieme, / tenendoci fiduciosi l’un l’altro per mano, il cammino della vita.
Dal paese distrutto, il Papa si è diretto verso L’Aquila, passando dalla danneggiata basilica di Collemaggio, particolarmente cara agli abruzzesi, nella quale ha voluto entrare e dove è stata riportata per l’occasione l’urna con il corpo di Celestino V. “La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V - ha raccontato poco dopo lo stesso Benedetto XVI - mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato”.
Nel capoluogo, una sosta davanti alla Casa dello studente “dove - ha detto - non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma”. Qui l’incontro con dodici studenti, che gli hanno consegnato una lettera che ringrazia per l’incoraggiamento che viene dalla sua visita. “Ci ha fatto domande sui nostri studi”, ha raccontato uno di loro. “Parlando con noi - ha aggiunto - si è accorto che tra gli studenti ci sono molti futuri ingegneri e si è augurato che questi studi possano essere fruttuosi nel futuro proprio dal punto di vista delle costruzioni civili per prevenire altri disastri”
Poi, incontrando la popolazione della città e coloro che si sono impegnati nei soccorsi, ha prima di tutto voluto lodare l’impegno di quanti sono accorsi a dare aiuto alle vittime. “Grazie - ha detto loro - di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo”.
In quello stesso piazzale della Scuola della Guardia di finanza, dove due settimane fa sono stati celebrati i funerali delle vittime del terremoto, il Papa ha sottolineato “il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”.
“Il tragico evento del terremoto – ha detto ancora - invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci: ‘Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?’. Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendone nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”. Frase particolarmente applaudita, quest’ultima, perché è divenuta il motto della città colpita dal sisma.
Al termine del discorso, prima di recitare il Regina Caeli, ancora una preghiera per i defunti ed una a Maria, per chiedere, tra l’altro: “Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere, / oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione; / donaci il tuo cuore per continuare, / anche nella prova, ad amare e a servire”.
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