Papa: solidarietà, saper mettere a disposizione di Dio e del prossimo quello che abbiamo, per seguire Gesù
Roma (AsiaNews) - Solidarietà, saper mettere a disposizione di Dio e del prossimo quello che abbiamo, per seguire Gesù che "si fa cibo, il vero cibo che sostiene la nostra vita anche nei momenti in cui la strada si fa dura, gli ostacoli rallentano i nostri passi". "Sequela, comunione, condivisione" è la via che per papa Francesco indica la celebrazione del Corpus Domini. Davanti alla basilica di san Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma, 20mila persone partecipano, malgrado la giornata piovosa, alla messa che il Papa celebra per la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo e, quando orami la sera avanza, accompagnano Francesco, a piedi, nella processione - aperta dalle Confraternite romane con i loro stendardi e abiti tradizionali - che percorre tra due ali di folla i quasi due chilometri fino alla basilica di santa Maria Maggiore.
Papa Francesco, all'omelia, commenta il brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci: evidenzia come Gesù dà da mangiare alla "moltitudine" che "lo segue, lo ascolta, perché Gesù parla e agisce in modo nuovo, con l'autorità di chi è autentico e coerente, di chi parla e agisce con verità, di chi dona la speranza che viene da Dio, di chi è rivelazione del Volto di un Dio che è amore".
"Facciamo un passo avanti: da dove nasce l'invito che Gesù fa ai discepoli di sfamare essi stessi la moltitudine? Nasce da due elementi: anzitutto dalla folla che, seguendo Gesù, si trova all'aperto, lontano dai luoghi abitati, mentre si fa sera, e poi dalla preoccupazione dei discepoli che chiedono a Gesù di congedare la folla perché vada nei paesi vicini a trovare cibo e alloggio. Di fronte alla necessità della folla, ecco la soluzione dei discepoli: ognuno pensi a se stesso; congedare la folla! Quante volte noi cristiani abbiamo questa tentazione! Non ci facciamo carico delle necessità degli altri, congedandoli con un pietoso: 'Che Dio ti aiuti'. Ma la soluzione di Gesù va in un'altra direzione, una direzione che sorprende i discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma come è possibile che siamo noi a dare da mangiare ad una moltitudine? «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». Ma Gesù non si scoraggia: chiede ai discepoli di far sedere la gente in comunità di cinquanta persone, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione, spezza i pani e li dà ai discepoli perché li distribuiscano. E' un momento di profonda comunione: la folla dissetata dalla parola del Signore, è ora nutrita dal suo pane di vita. E tutti ne furono saziati, annota l'Evangelista".
Ancora: "da dove nasce la moltiplicazione dei pani? La risposta sta nell'invito di Gesù ai discepoli «Voi stessi date...», "dare", condividere. Che cosa condividono i discepoli? Quel poco che hanno: cinque pani e due pesci. Ma sono proprio quei pani e quei pesci che nelle mani del Signore sfamano tutta la folla. E sono proprio i discepoli smarriti di fronte all'incapacità dei loro mezzi, alla povertà di quello che possono mettere a disposizione, a far accomodare la gente e a distribuire - fidandosi della parola di Gesù - i pani e pesci che sfamano la folla. E questo ci dice che nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è solidarietà, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà: una parola malvista dallo spirito mondano!"
"Questa sera, ancora una volta, il Signore distribuisce per noi il pane che è il suo Corpo, si fa dono. E anche noi sperimentiamo la 'solidarietà di Dio' con l'uomo, una solidarietà che mai si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci: Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio della morte per darci la sua vita, che vince il male, l'egoismo, la morte". "E nell'Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell'amore, scende nella nostra povertà per trasformarla. Chiediamoci allora questa sera, adorando il Cristo presente realmente nell'Eucaristia: mi lascio trasformare da Lui? Lascio che il Signore che si dona a me, mi guidi a uscire sempre di più dal mio piccolo recinto per uscire e non aver paura di donare, di condividere, di amare Lui e gli altri? Sequela, comunione, condivisione. Preghiamo perché la partecipazione all'Eucaristia ci provochi sempre: a seguire il Signore ogni giorno, ad essere strumenti di comunione, a condividere con Lui e con il nostro prossimo quello che siamo. Allora la nostra esistenza sarà veramente feconda".
14/06/2020 12:25
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