Papa: siano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati
L'appello nel discorso consegnato stamattina a Roma ai partecipanti al Giubileo del mondo della comunicazione. Il monito della Nobel filippina Maria Ressa: "I poteri di oggi sfruttano le grandi piattaforme mediatiche per farci dubitare di tutto e paralizzare la gente". Lo scrittore Colum McCann: "La distanza tra il nemico e il prossimo si accorcia solo ascoltando la sua storia".
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Chiedo a chi ha potere di farlo che vengano liberati tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati. Sia aperta anche per loro una 'porta' attraverso la quale possano tornare in libertà, perché la libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi. La loro libertà è libertà per ognuno di noi”. È l’appello che papa Francesco ha scritto nel discorso non pronunciato ma consegnato ai partecipanti al Giubileo della comunicazione, il primo dei raduni in occasione dell’Anno Santo, tenuto questa mattina nell’Aula Paolo VI in Vaticano.
Il pontefice è giunto al termine della mattinata nella grande sala, dove giornalisti e operatori del mondo della comunicazione avevano già ascoltato le fortissime testimonianze di Maria Ressa - la giornalista filippina co-fondatrice del sito Rappler e premio Nobel per la pace per il suo impegno per la libertà di informazione - e dello scrittore irlandese Colum McCann, grande promotore della forza della narrazione delle storie nell’impegno per la costruzione di una società più giusta. Facendo riferimento all'ora ormai avanzata e al discorso di 9 pagine che aveva tra le mani, il pontefice ha rivolto ai presenti solo poche parole a braccio.
“Il vostro lavoro - ha detto - è un lavoro che costruisce: costruisce la società, costruisce la Chiesa, fa andare avanti tutti, a patto che sia vero. ‘Padre, io sempre dico le cose vere…’. Ma tu, sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma nella tua vita, sei vero?'. È una prova tanto grande". Dopo aver dato la sua benedizione il papa è poi sceso nei settori dell’Aula Paolo VI, fermandosi a lungo a salutare le migliaia di operatori della comunicazione presenti a questo evento giubilare.
Nel testo consegnato e immediatamente pubblicato sul sito della Santa Sede papa Francesco aveva ricordato anche i tanti giornalisti uccisi (l’anno scorso almeno 120) per cercare la verità e raccontare gli orrori della guerra. “Preghiamo in silenzio per i vostri colleghi che hanno firmato il loro servizio con il proprio sangue”, ha chiesto. Nel testo del discorso il pontefice ribadisce ancora una volta che “un’informazione libera, responsabile e corretta è un patrimonio di conoscenza, di esperienza e di virtù che va custodito e va promosso. Senza questo, rischiamo di non distinguere più la verità dalla menzogna; senza questo, ci esponiamo a crescenti pregiudizi e polarizzazioni che distruggono i legami di convivenza civile e impediscono di ricostruire la fraternità”.
Nel contesto del Giubileo invita, infine, a “raccontare anche storie di speranza, storie che nutrono la vita. Il vostro storytelling - aggiunge - sia anche hopetelling. Quando raccontate il male, lasciate spazio alla possibilità di ricucire ciò che è strappato, al dinamismo di bene che può riparare ciò che è rotto. Seminate interrogativi. Raccontare la speranza significa vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto, significa permettere di sperare anche contro ogni speranza”.
Prima dell'arrivo di papa Francesco Maria Ressa nel suo intervento ha ricordato di aver tuttora dovuto chiedere alla Corte Suprema filippina il permesso di poter recarsi a Roma per le conseguenze giudiziarie delle accuse nei suoi confronti, materializzatesi in ben dieci richieste di arresto per fatti legati alla sua attività di giornalista. Come aveva fatto nel discorso di accettazione del Nobel per la pace nel 2021 è tornata a denunciare il ruolo delle grandi piattaforme dei social network nella distruzione di un’informazione attenta alla verità dei fatti. “I giochi di potere geopolitici - ha denunciato - sfruttano il disegno di queste piattaforme. Ricordate: l'obiettivo non è quello di farvi credere qualcosa, ma di farvi dubitare di tutto per paralizzarvi”.
Ai giornalisti ha infine rivolto quattro inviti: “Primo: collaborate tra voi. Secondo: dite la verità con chiarezza morale. Terzo: proteggete i più deboli per prevenire la normalizzazione dell’odio. Quarto: riconoscete la vostra forza, perché lavorando insieme potete essere parte di un'onda di cambiamento per il bene”.
“La distanza più breve tra il nemico e il prossimo è una storia – ha aggiunto da parte sua Colum McCann -. L'annientamento delle storie di coloro che percepiamo come nemici rappresenta una delle armi più insidiose al mondo. La nostra incapacità di accedere alle storie degli altri, ricche di sfumature e di significato, unita al rifiuto di creare spazi di ascolto e di dialogo, costituisce uno dei pericoli più gravi della nostra epoca”.
“Viviamo tempi pericolosi - ha aggiunto ancora -. Non possiamo permetterci di ignorare le esperienze degli altri. Raccontare e ascoltare storie salverà il mondo? Forse sì, forse no... ma sicuramente offrirà, se non altro, uno spiraglio di luce e di comprensione. E dove c'è uno spiraglio di luce, c'è la possibilità che se ne presentino molti altri, agendo e collaborando insieme, fino a quando almeno una parte delle tenebre non verrà squarciata”.
11/10/2021 08:51
08/10/2021 12:15