Papa: siamo peccatori, ma Gesù con la sua morte ci ha reso ‘giusti’ e ‘santi’
Francesco all'udienza generale: "Cosa si nasconde dietro la parola ‘giustificazione’, che è così decisiva per la fede? Non è facile arrivare a una definizione esaustiva, però nell’insieme del pensiero di San Paolo si può dire semplicemente che la giustificazione è la conseguenza della 'misericordia di Dio che offre il perdono' (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1990). Questo è il nostro Dio, che è buono, perdona continuamente”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Siamo peccatori, ma “santi” in quanto Gesù Cristo ci ha “giustificati”. Ciò significa che “noi abbiamo i nostri peccato, ma davanti a Dio siamo giusti”. Il tema della giustificazione – questione che storicamente divide ebrei e cristiani e, tra questi, cattolici e protestanti – è stato affrontato oggi da papa Francesco alla luce della Lettera ai Galati, alla quale sta dedicando le catechesi per l’udienza generale.
“Nel nostro percorso per comprendere meglio l’insegnamento di San Paolo – ha detto alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI - ci incontriamo oggi con un tema difficile ma importante, quello della giustificazione. Ciò che ci ha reso giusti. Noi abbiamo i nostri peccato, ma davanti a Dio siamo giusti. Si è tanto discusso su questo argomento, per trovare l’interpretazione più coerente con il pensiero dell’Apostolo e, come spesso accade, si è giunti anche a contrapporre le posizioni. Nella Lettera ai Galati, come pure in quella ai Romani, Paolo insiste sul fatto che la giustificazione viene dalla fede in Cristo”.
"Cosa si nasconde dietro la parola ‘giustificazione’, che è così decisiva per la fede? Non è facile arrivare a una definizione esaustiva, però nell’insieme del pensiero di San Paolo si può dire semplicemente che la giustificazione è la conseguenza della «misericordia di Dio che offre il perdono» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1990). Questo è il nostro Dio, che è buono, perdona continuamente”.
“La giustificazione che Dio opera – ha ribadito - ci permette di recuperare l’innocenza perduta con il peccato”. La giustificazione, aggiunge, è un processo di cambiamento: “da peccatori, siamo diventati giusti”, “siamo santi, alla base”. “Ma, Padre, io sono giusto perché compio tutti i comandamenti!” – sì: ma da lì non ti viene la giustificazione. Ti viene prima. Qualcuno ti ha giustificato, qualcuno ti ha fatto giusto davanti a Dio. “Sì, ma sono peccatore!” – sì: sei giusto, ma peccatore. Ma alla base sei giusto. Chi ti ha fatto giusto? Gesù Cristo”. “Dio, infatti, attraverso la morte di Gesù, ha distrutto il peccato e ci ha donato in maniera definitiva il perdono e la salvezza. Così giustificati, i peccatori sono accolti da Dio e riconciliati con Lui. È come un ritorno al rapporto originario tra il Creatore e la creatura, prima che intervenisse la disobbedienza del peccato”.
Prima di incontrare Gesù, “Paolo era stato un uomo fiero, religioso e zelante, convinto che nella scrupolosa osservanza dei precetti consistesse la giustizia. Adesso, però, è stato conquistato da Cristo, e la fede in Lui lo ha trasformato nel profondo, permettendogli di scoprire una verità fino ad allora nascosta: non siamo noi con i nostri sforzi che diventiamo giusti, non siamo noi, ma è Cristo con la sua grazia a renderci giusti”. “La giustificazione sottolinea la priorità della grazia, che Dio offre a quanti credono nel Figlio suo senza distinzione alcuna. Non dobbiamo concludere, comunque, che per Paolo la Legge mosaica non abbia più valore; essa, anzi, resta un dono irrevocabile di Dio, è – scrive l’Apostolo – «santa» (Rm 7,12). Pure per la nostra vita spirituale è essenziale osservare i comandamenti, lo abbiamo detto parecchie volte, ma anche in questo non possiamo contare sulle nostre forze: è fondamentale la grazia di Dio che riceviamo in Cristo. Da Lui riceviamo quell’amore gratuito che ci permette, a nostra volta, di amare in modo concreto”.
“In questo contesto, è bene ricordare anche l’insegnamento che proviene dall’apostolo Giacomo, il quale scrive: «L’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. […] Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta» (Gc 2,24.26). La giustificazione se non fiorisce con le nostre opere è morta. Così le parole di Giacomo integrano l’insegnamento di Paolo. Per entrambi, quindi, la risposta della fede esige di essere attivi nell’amore per Dio e nell’amore per il prossimo. La giustificazione ci inserisce nella lunga storia della salvezza, che mostra la giustizia di Dio: di fronte alle nostre continue cadute e alle nostre insufficienze, Egli non si è rassegnato, ma ha voluto renderci giusti e lo ha fatto per grazia, attraverso il dono di Gesù Cristo, della sua morte e risurrezione. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza”.
“Solo per grazia: noi siamo stati giustificati per pura grazia. “Ma io non posso, come fa qualcuno, andare dal giudice e pagare perché mi dia giustizia?” – no: in questo non si può pagare. Ha pagato Uno per tutti noi: Cristo. E da Cristo che è morto per noi viene quella grazia che il Padre ci dà a tutti: la giustificazione avviene per grazia”.
“Così, la luce della fede ci permette di riconoscere quanto sia infinita la misericordia di Dio, la grazia che opera per il nostro bene. Ma la stessa luce ci fa anche vedere la responsabilità che ci è affidata per collaborare con Dio nella sua opera di salvezza. La forza della grazia ha bisogno di coniugarsi con le nostre opere di misericordia, che siamo chiamati a vivere per testimoniare quanto è grande l’amore di Dio”.
Rivolgendosi poi ai fedeli francese il Papa ha detto: “in questo giorno in cui celebriamo la festa dei Santi Arcangeli, chiedo a San Michele, protettore della Francia, di vigilare sulla vostra Nazione, di custodirla nella fedeltà alle sue radici, e di condurre il vostro popolo sulle vie di una unita e di una solidarietà sempre più grandi”.