19/12/2017, 12.40
VATICANO
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Papa: riconosce le ‘virtù eroiche’ del cardinale Stefan Wyszyński

Uomo rigoroso, mite, ma incrollabile, di grandissima spiritualità è stato protagonista della storia della Polonia negli anni del regime comunista. E fu lui, sembra ormai certo, a indicare il cardinale Wojtyla come possibile successore di Giovanni Paolo I.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – Compie un passo importante la causa di beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński, del quale oggi papa Francesco ha voluto si riconoscessero le “le virtù eroiche”.

Uomo rigoroso, mite, ma incrollabile, di grandissima spiritualità, per la Polonia il “Primate del Millennio” è l’uomo che ha saputo difendere la Chiesa del suo Paese nel periodo della persecuzione comunista e che ne ha fatto una realtà viva e potente, “l’anima della nazione”. E fu lui, sembra ormai certo, a indicare il cardinale Wojtyla come possibile successore di Giovanni Paolo I.

Nato a Zuzela (nell’est della Polonia) nel 1901, in una famiglia povera e numerosa,  Wyszynski divenne sacerdote a 23 anni, nel 1924. Durante l’occupazione nazista, per ordine del suo vescovo e a causa del suo debole stato di salute, fu costretto a nascondersi per non essere internato in un campo di concentramento. Nel 1944, durante l’insurrezione di Varsavia contro i tedeschi, don Wyszynski divenne cappellano militare.

Nel 1945, alla fine della guerra, la Polonia che aveva avuto sei milioni di vittime – un quinto della popolazione – fu consegnata alla “influenza” sovietica. Il governo di impronta stalinista si proponeva di sradicare il cristianesimo dal Paese.

Divenuto nel 1946 vescovo di Lublino e dal 1948 di Gniezno (sede primaziale) e Varsavia, Wyszynski tentò la via della convivenza pacifica col regime. Un atteggiamento che sembrò avere successo, visto che nel 1950 ci fu un accordo col quale il governo riconosceva la libertà religiosa. Ma subito dopo cominciò l’oppressione contro i gruppi cattolici.

La situazione si aggravò – ci furono sacerdoti arrestati e “scomparsi” e lo Stato chiuse o prese scuole, ospedali e giornali - al punto che nel 1952 a Wyszynski fu impedito di andare a Roma per ricevere la berretta da cardinale.

Nel 1953, il governo promulgò una legge che prevedeva il controllo statale sulle nomine dei vescovi. La risposta dell’episcopato fu durissima. Il cardinale scrisse una lettera, firmata da tutti i vescovi, che respingeva il principio.

Il governo reagì arrestando il cardinale, il 25 settembre 1953. Per tre anni fu segregato, ma non piegato. Meditava e pregava, anche per i suoi carcerieri. Nel suoi Appunti dalla prigione ha scritto: “la paura di un apostolo è la prima alleata dei suoi nemici” e “la mancanza di coraggio è l’inizio della sconfitta per un vescovo”.

A liberarlo furono le conseguenze della rivolta di Poznan del 1956. Caduto lo stalinista Boleslaw Bierut al governo andò Wladislaw Gomulka, padre del “comunismo nazionale”. In una logica di pacificazione interna, egli liberò il cardinale che, da parte sua, spingeva per la conciliazione. Un atteggiamento che gli suscitò ostilità d una parte della curia romana, tanto che quando nel 1957 Wyszynski poté finalmente andare a Roma, gli furono imposti alcuni giorni di anticamera, prima di poter incontrare Pio XII.

Wyszynski morì il 28 maggio del 1981, quindici giorni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II che, non potendo andare a celebrare il funerale scrisse una lettera “alla nazione polacca” chiedendo anche una “profonda meditazione nazionale. Oggetto particolare di tale meditazione fate la figura dell’indimenticabile primate, il Cardinale Stefan Wyszynski di venerata memoria, la sua Persona, il suo insegnamento, il suo ruolo in un così difficile periodo della nostra storia”. (FP)

 

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