Papa: recuperare i legami spezzati con Dio, con gli uomini, con il resto del creato
Nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato Francesco sottolinea la scelta che ci ha posto la pandemia per stili di vita più semplici e sostenibili, mettendo in pratica la giustizia riparativa nei confronti dei Paesi del Sud del mondo – sfruttati dalle multinazionali - e ripristinando l’equilibrio climatico.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Recuperare i legami – che abbiamo spezzato - con Dio, con gli altri uomini e con il resto del creato, seguendo quegli stili di vita più semplici e sostenibili ai quali ci ha costretto la pandemia, mettendo in pratica la giustizia riparativa nei confronti dei Paesi del Sud del mondo – sfruttati dalle multinazionali - e ripristinando l’equilibrio climatico. Lo chiede papa Francesco nel messaggio per la odierna Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, pubblicato oggi.
Nel documento Francesco fa suo il tema scelto dalla famiglia ecumenica per la celebrazione del Tempo del Creato 2020: “Giubileo per la Terra” e ricordando che “nella Sacra Scrittura, il Giubileo è un tempo sacro per ricordare, ritornare, riposare, riparare e rallegrarsi”, articola il suo messaggio su tali punti.
Il Giubileo tempo per ricordare invita a fare memoria che “il destino ultimo del creato è entrare nel ‘sabato eterno’ di Dio”. “Esistiamo solo attraverso le relazioni: con Dio creatore, con i fratelli e le sorelle in quanto membri di una famiglia comune, e con tutte le creature che abitano la nostra stessa casa”.
Il Giubileo è poi “un tempo di ritorno a Dio, nostro amorevole creatore. Non si può vivere in armonia con il creato senza essere in pace col Creatore, fonte e origine di tutte le cose”. “Il Giubileo ci invita a pensare nuovamente agli altri, specialmente ai poveri e ai più vulnerabili. Siamo chiamati ad accogliere nuovamente il progetto originario e amorevole di Dio sul creato come un’eredità comune, un banchetto da condividere con tutti i fratelli e le sorelle in spirito di convivialità; non in una competizione scomposta, ma in una comunione gioiosa, dove ci si sostiene e ci si tutela a vicenda. Il Giubileo è un tempo per dare libertà agli oppressi e a tutti coloro che sono incatenati nei ceppi delle varie forme di schiavitù moderna, tra cui la tratta delle persone e il lavoro minorile”. Ed è anche tempo per tornare ad ascoltare “la voce della terra”. “La disintegrazione della biodiversità, il vertiginoso aumento dei disastri climatici, il diseguale impatto della pandemia in atto sui più poveri e fragili sono campanelli d’allarme di fronte all’avidità sfrenata dei consumi”.
La crisi indotta dalla pandemia ha mostrato come “la Terra riesca a recuperare se le permettiamo di riposare: l’aria è diventata più pulita, le acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in molti luoghi dai quali erano scomparse”. Di fatto, “la pandemia ci ha condotti a un bivio. Dobbiamo sfruttare questo momento decisivo per porre termine ad attività e finalità superflue e distruttive, e coltivare valori, legami e progetti generativi”.
In quanto tempo per riparare, il Giubileo è il tempo di una giustizia riparativa. “A tale proposito, rinnovo il mio appello a cancellare il debito dei Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a seguito del Covid-19. Occorre pure assicurare che gli incentivi per la ripresa, in corso di elaborazione e di attuazione a livello mondiale, regionale e nazionale, siano effettivamente efficaci, con politiche, legislazioni e investimenti incentrati sul bene comune e con la garanzia che gli obiettivi sociali e ambientali globali vengano conseguiti”.
La “estrema importanza” che per Francesco ha “il ripristino di un equilibrio climatico” lo spinge non solo a chiedere il rispetto dei limiti posti dall’Accordo di Parigi, ma anche a invitare “ciascun Paese ad adottare traguardi nazionali più ambiziosi per ridurre le emissioni”, in preparazione del Summit sul Clima di Glasgow, nel Regno Unito (COP 26).
Sulla scia del sinodo per l’Amazzonia, poi, Francesco scrive che “occorre proteggere le comunità indigene da compagnie, in particolare multinazionali, che, attraverso la deleteria estrazione di combustibili fossili, minerali, legname e prodotti agroindustriali, «fanno nei Paesi meno sviluppati ciò che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale» (LS, 51)”. E’ un “nuovo tipo di colonialismo”, denunciato già da Giovanni Paolo II, di fronte al quale “è necessario consolidare le legislazioni nazionali e internazionali, affinché regolino le attività delle compagnie di estrazione e garantiscano l’accesso alla giustizia a quanti sono danneggiati”.
Rallegra, infine, il “graduale emergere di una grande mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si stanno generosamente adoperando per la protezione della terra e dei poveri”. E “”c’è pure da rallegrarsi nel constatare come l’Anno speciale di anniversario della Laudato si’ stia ispirando numerose iniziative a livello locale e globale per la cura della casa comune e dei poveri. Questo anno dovrebbe portare a piani operativi a lungo termine, per giungere a praticare un’ecologia integrale nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle diocesi, negli Ordini religiosi, nelle scuole, nelle università, nell’assistenza sanitaria, nelle imprese, nelle aziende agricole e in molti altri ambiti”. (FP)
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