25/01/2018, 18.09
VATICANO
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Papa: quando cristiani di confessioni diverse vengono uccisi diventano insieme martiri

Nella celebrazione a conclusione della 51ma Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Francesco dice che “i cristiani sono chiamati a custodire insieme il ricordo di quanto Dio ha compiuto in loro”. “Desideriamo allora pregare insieme, unendo ancora di più le nostre voci. E anche quando le divergenze ci separano, riconosciamo di appartenere al popolo dei redenti, alla stessa famiglia di fratelli e sorelle amati dall’unico Padre”.

Roma (AsiaNews) – Quando il sangue di cristiani di confessioni diverse viene versato, essi “diventano insieme testimoni della fede, martiri, uniti nel vincolo della grazia battesimale”. L’ecumenismo del sangue è stato nuovamente evocato da papa Francesco oggi in un giorno particolarmente significativo nel cammino verso l’unità dei cristiani, al termine della celebrazione dei Secondi vespri della solennità della Conversione di San Paolo apostolo, a conclusione della 51ma Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che quest’anno ha avuto il tema: Potente è la tua mano, Signore (cfr. Esodo 15, 1-21).

Francesco ha preso spunto dalla lettura dell’Esodo, dove descrive il canto di lode a Dio levato da Mosè sulle rive del mar Rosso. “Tanti Padri antichi – ha osservato - intesero questo passaggio liberatorio come un’immagine del Battesimo. Sono i nostri peccati a essere stati annegati da Dio nelle acque vive del Battesimo. Molto più dell’Egitto, il peccato minacciava di renderci per sempre schiavi, ma la forza dell’amore divino lo ha travolto. . Sant’Agostino (Sermone 223E) interpreta il Mar Rosso, dove Israele ha visto la salvezza di Dio, come segno anticipatore del sangue di Cristo crocifisso, sorgente di salvezza. Tutti noi cristiani siamo passati attraverso le acque del Battesimo, e la grazia del Sacramento ha distrutto i nostri nemici, il peccato e la morte. Usciti dalle acque abbiamo raggiunto la libertà dei figli; siamo emersi come popolo, come comunità di fratelli e sorelle salvati, come «concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). Condividiamo l’esperienza fondamentale: la grazia di Dio, la sua misericordia potente nel salvarci. E proprio perché Dio ha operato questa vittoria in noi, insieme possiamo cantarne le lodi”.

Le varie confessioni cristiani hanno “finalmente compreso” nel corso dell’ultimo secolo “di trovarci insieme sulle rive del Mar Rosso. Nel Battesimo siamo stati salvati e il canto grato della lode, che altri fratelli e sorelle intonano, ci appartiene, perché è anche il nostro. Quando diciamo di riconoscere il Battesimo dei cristiani di altre tradizioni, confessiamo che anch’essi hanno ricevuto il perdono del Signore e la sua grazia che opera in loro. E accogliamo il loro culto come espressione autentica di lode per quanto Dio compie. Desideriamo allora pregare insieme, unendo ancora di più le nostre voci. E anche quando le divergenze ci separano, riconosciamo di appartenere al popolo dei redenti, alla stessa famiglia di fratelli e sorelle amati dall’unico Padre”.

E come accadde a Israele dopo la liberazione, “anche i cristiani di oggi incontrano nel cammino molte difficoltà, circondati da tanti deserti spirituali, che fanno inaridire la speranza e la gioia. Sul cammino ci sono pure dei pericoli gravi, che mettono a repentaglio la vita: quanti fratelli oggi subiscono persecuzioni per il nome di Gesù! Quando il loro sangue viene versato, anche se appartengono a Confessioni diverse, diventano insieme testimoni della fede, martiri, uniti nel vincolo della grazia battesimale. Ancora, insieme agli amici di altre tradizioni religiose, i cristiani affrontano oggi sfide che sviliscono la dignità umana: fuggono da situazioni di conflitto e di miseria; sono vittime della tratta degli esseri umani e di altre schiavitù moderne; patiscono gli stenti e la fame, in un mondo sempre più ricco di mezzi e povero di amore, dove continuano ad aumentare le disuguaglianze. Ma, come gli israeliti dell’Esodo, i cristiani sono chiamati a custodire insieme il ricordo di quanto Dio ha compiuto in loro. Ravvivando questa memoria, possiamo sostenerci gli uni gli altri e affrontare, armati solo di Gesù e della dolce forza del suo Vangelo, ogni sfida con coraggio e speranza”.

Il Papa ha infine ringraziato per la loro presenza il metropolita Gennadios, rappresentante del Patriarcato ecumenico, il vescovo Bernard Ntahoturi, rappresentante personale a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, e la delegazione ecumenica di Finlandia, che aveva ricevuto stamattina.

Nel corso di tale incontro, Francesco aveva nuovamente parlato dell’importanza della “celebrazione comune” dei 500 anni della Riforma. “Essenziale per la commemorazione comune della Riforma – aveva aggiunto - in tutto il mondo è stata la dimensione ecumenica della nostra preghiera e dei nostri incontri, nei quali non vi è stata più traccia delle diatribe e dei conflitti del passato. La nostra commemorazione è stata celebrata in uno spirito ben diverso, poiché abbiamo compreso l’evento della Riforma come un invito a far fronte insieme alla perdita di credibilità del cristianesimo, un invito a conferire rinnovata forza alla confessione comune del Dio Uno e Trino. L’anno che si è appena concluso ci ha ricordato il tempo in cui l’unità tra i cristiani non era ancora infranta. Ecco perché luterani e cattolici hanno potuto celebrare la commemorazione del 2017 soltanto in un modo: nella comunione ecumenica”.

 

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