Papa: promuovere ovunque i diritti dell’uomo, fondati, alla fine, in Dio creatore
Nel corso della commemorazione del 60mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Benedetto XVI rileva che “centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza”. Il card. Bertone parla della libertà religiosa come di uno spazio inviolabile ove il singolo credente e la comunità sono liberi di agire, senza pressioni esterne di singoli, di gruppi sociali o di qualsivoglia autorità.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Un lungo cammino resta ancora da fare perché nel mondo siano rispettati i diritti dell’uomo, “ultimamente fondati in Dio creatore”: “se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento”. Queste parole di Benedetto XVI hanno concluso, questa sera, la commemorazione fatta in Vaticano, nell’aula Paolo VI, dell’anniversario della Dichiarazione. Su iniziativa del Pontificio consiglio della giustizia e della pace essa si è articolata in un Atto commemorativo di riflessione e di studio, con discorsi tra gli altri del segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, e del direttore generale dell’Organizzazione mondiale del lavoro, Juan Somavia, alla presenza, tra gli altri, del presidente italiano Giorgio Napolitano. A conclusione, un concerto eseguito dalla Brandenburghisches Staatsorchester di Francoforte, diretta dal maestro Inma Shara, spagnola, prima donna a dirigere un complesso sinfonico in Vaticano.
“Sessant’anni or sono – ha detto tra l’altro il Papa - il 10 dicembre, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunita a Parigi, adottò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che costituisce ancora oggi un altissimo punto di riferimento del dialogo interculturale sulla libertà e sui diritti dell’uomo. La dignità di ogni uomo è garantita veramente soltanto quando tutti i suoi diritti fondamentali vengono riconosciuti, tutelati e promossi. Da sempre la Chiesa ribadisce che i diritti fondamentali, al di là della differente formulazione e del diverso peso che possono rivestire nell’ambito delle varie culture, sono un dato universale, perchè insito nella stessa natura dell’uomo. La legge naturale, scritta da Dio nella coscienza umana, - ha proseguito - è un denominatore comune a tutti gli uomini e a tutti i popoli; è una guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi. I diritti dell’uomo sono, pertanto, ultimamente fondati in Dio creatore, il quale ha dato ad ognuno l’intelligenza e la libertà. Se si prescinde da questa solida base etica, i diritti umani rimangono fragili perché privi di solido fondamento”.
“La celebrazione del 60.mo anniversario della Dichiarazione – ha detto ancora - costituisce pertanto un’occasione per verificare in quale misura gli ideali, accettati dalla maggior parte della comunità delle Nazioni nel 1948, siano oggi rispettati nelle diverse legislazioni nazionali e, più ancora, nella coscienza degli individui e delle collettività. Indubbiamente un lungo cammino è stato già percorso, ma ne resta ancora un lungo tratto da completare: centinaia di milioni di nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre è rispettata l’uguaglianza tra tutti né la dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni. Non cessi, pertanto, il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell’uomo, e si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto”.
Nel corso dell’Atto commemorativo, il cardinale Bertone, parlando dei diritti umani, ha posto l’accento sul valore della libertà religiosa, “quale diritto fondamentale”. “Oggetto di quel diritto non è il contenuto intrinseco di una determinata fede religiosa, ma l’immunità da ogni coercizione, quasi una zona di sicurezza in grado di garantire l’inviolabilità di uno spazio umano in cui il singolo credente e la comunità in cui egli esprime la propria fede sono liberi di agire, senza pressioni esterne di singoli, di gruppi sociali o di qualsivoglia autorità. È un dato di tutta evidenza che il fatto religioso abbia un’influenza diretta nello svolgersi della vita interna degli Stati e di quella della Comunità internazionale. Questo nonostante si percepiscano sempre di più indicazioni e tendenze che sembrano voler escludere la religione e i diritti ad essa connessi dalla possibilità di concorrere alla costruzione dell’ordine sociale, pur nel pieno rispetto del pluralismo che contraddistingue le società contemporanee”.
La libertà religiosa, ha proseguito il cardinale, “rischia di essere confusa con la sola libertà di culto o comunque interpretata come elemento appartenente alla sfera privata e sempre più sostituita da un imprecisato ‘diritto alla tolleranza’. E questo ignorando che la libertà religiosa quale diritto fondamentale segna il superamento della tolleranza religiosa, che era saldamente ancorata ad una visione relativa della verità e ad un individualismo senza limiti. Analogamente, proprio la prospettiva internazionale lascia emergere la tendenza a relegare il fatto religioso alla dimensione della cultura o ad accomunarla alle pratiche ed ai saperi tradizionali ai quali non è estranea una visione sincretista, dimenticando che la religione, e le libertà e i diritti ad essa collegati, sono un’esperienza di vita, un indicatore delle aspirazioni più profonde che la persona attraverso il suo agire vuole raggiungere”.
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