Papa: preghiamo per coloro che sono morti da soli, nella pandemia
Anche per noi, che “siamo nel gregge” ci sono ostacoli che “non ci lasciano andare avanti nella conoscenza del Signore”. Sono la ricchezza, la rigidità di cuore, l’accidia, la mondanità, il clericalismo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Preghiamo oggi per i defunti che sono morti per la pandemia. Sono morti da soli, sono morti senza la carezza dei loro cari, tanti di loro, neppure con il funerale. Il Signore li riceva nella gloria”. E’ l’invito alla preghiera col quale papa Francesco ha introdotto la messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta, nel corso della quale ha indicato alcuni atteggiamenti che ci impediscono di far parte delle pecore di Gesù.
Nell'omelia il Papa ha commentato il passo del Vangelo (Gv 10, 22-30) nel quale i giudei chiedono a Gesù di dire apertamente se sia lui il Cristo. Ma il Signore risponde: “Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore”.
Anche per noi, che “siamo nel gregge” ci sono ostacoli che “non ci lasciano andare avanti nella conoscenza del Signore”.
Il primo è la ricchezza: “Anche tanti di noi, che siamo entrati dalla porta del Signore, poi ci fermiamo e non andiamo avanti perché siamo imprigionati nelle ricchezze. Il Signore è stato duro, con le ricchezze” perché “sono un impedimento per andare avanti. Ma dobbiamo cadere nel pauperismo? No. Ma non essere schiavi delle ricchezze, non vivere per le ricchezze, perché le ricchezze sono un signore, sono il signore di questo mondo e non possiamo servire due signori. E le ricchezze ci fermano”.
“Un’altra cosa che impedisce di andare avanti nella conoscenza di Gesù, nell’appartenenza di Gesù - ha detto - è la rigidità: la rigidità di cuore. Anche la rigidità nell’interpretazione della Legge. Gesù rimprovera i farisei, i dottori della Legge per questa rigidità. Che non è fedeltà: la fedeltà è sempre un dono a Dio; la rigidità è una sicurezza per me stesso”.
Un altro impedimento è l’accidia. Quella stanchezza che “ci toglie la volontà di andare avanti” e “ti porta al tepore e ti fa tiepido. L’accidia … è un’altra cosa che ci impedisce di andar avanti”.
Ancora, il clericalismo, perché “si mette al posto di Gesù”. “Dice: ‘Questo è così, così, così, e se non fai così, così, così tu non puoi entrare’. Un clericalismo che toglie la libertà della fede dei credenti. È una malattia, questa; brutta, nella Chiesa: l’atteggiamento clericalista”.
Un’altra cosa che ci impedisce di andare avanti nella conoscenza di Gesù è “lo spirito mondano. Quando l’osservanza della fede, la pratica della fede finisce in mondanità. E tutto è mondano. Pensiamo alla celebrazione di alcuni sacramenti in alcune parrocchie: quanta mondanità c’è lì! E non si capisce bene la grazia della presenza di Gesù”.
In tutti questi atteggiamenti, ha evidenziato il Papa, “manca la libertà. E non si può seguire Gesù senza libertà”. Certo, a volte “la libertà va oltre e uno scivola, ma peggio è scivolare prima’ di iniziare a camminare verso Gesù”. Al termine dell’omelia Francesco ha chiesto al Signore di illuminarci “per vedere dentro di noi se c’è la libertà di andare verso Gesù e diventare pecore del suo gregge”.