Papa: pregare per gli altri e seppellire i morti, opere di misericordia presenti nella vita di oggi
A conclusione del ciclo di catechesi dedicate alle opere di misericordia, Francesco ha ricordato di pregare per i vivi e per i defunti. “Anche oggi c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre”. Un augurio al Patriarcato ecumenico per sant’Andrea. Appelli per i malati di Aids e i beni culturali in zone di guerra.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il Patriarcato di Costantinopoli, i malati di Aids, coloro che in Medio Oriente rischiano la vita per seppellire i morti, la squadra brasiliana perita in Colombia, la tutela del patrimonio culturale nelle zone di guerra. Sono i tanti eventi mondiali che papa Francesco ha evocato oggi in occasione dell’udienza generale, l’ultima dedicata alle 14 opere di misericordia, “ma la misericordia continua”.
“L’ultima opera di misericordia spirituale – ha detto Francesco alle ottomila persone riunite nell’aula Paolo VI, in Vaticano - chiede di pregare per i vivi e per i defunti. Ad essa possiamo affiancare anche l’ultima opera di misericordia corporale che invita a seppellire i morti. Può sembrare una richiesta strana quest’ultima; e invece, in alcune zone del mondo che vivono sotto il flagello della guerra, con bombardamenti che giorno e notte seminano paura e vittime innocenti, questa opera è tristemente attuale. La Bibbia ha un bell’esempio in proposito: quello del vecchio Tobi, il quale, a rischio della propria vita, seppelliva i morti nonostante il divieto del re (cfr Tb 1,17-19; 2,2-4). Anche oggi c’è chi rischia la vita per dare sepoltura alle povere vittime delle guerre. Dunque, questa opera di misericordia corporale non è lontana dalla nostra esistenza quotidiana. E ci fa pensare a ciò che accadde il Venerdì Santo, quando la Vergine Maria, con Giovanni e alcune donne stavano presso la croce di Gesù. Dopo la sua morte, venne Giuseppe di Arimatea, un uomo ricco, membro del Sinedrio, ma diventato discepolo di Gesù, e offrì per lui il suo sepolcro nuovo, scavato nella roccia. Andò personalmente da Pilato e chiese il corpo di Gesù: una vera opera di misericordia fatta con grande coraggio (cfr Mt 27,57-60)!”.
“Per i cristiani, la sepoltura è un atto di pietà, ma anche un atto di grande fede. Deponiamo nella tomba il corpo dei nostri cari, con la speranza della loro risurrezione (cfr 1 Cor 15,1-34). È questo un rito che permane molto forte e sentito nel nostro popolo, e che trova risonanze speciali in questo mese di novembre dedicato in particolare al ricordo e alla preghiera per i defunti. Pregare per i defunti è, anzitutto, un segno di riconoscenza per la testimonianza che ci hanno lasciato e il bene che hanno fatto. È un ringraziamento al Signore per averceli donati e per il loro amore e la loro amicizia. La Chiesa prega per i defunti in modo particolare durante la Santa Messa”. “Preghiamo con speranza cristiana che siano con Lui in paradiso, nell’attesa di ritrovarci insieme in quel mistero di amore che non comprendiamo, ma che sappiamo essere vero perché è una promessa che Gesù ha fatto. Tutti risusciteremo e tutti rimarremo per sempre con Gesù, con Lui”.
“Il ricordo dei fedeli defunti non deve farci dimenticare anche di pregare per i vivi, che insieme con noi ogni giorno affrontano le prove della vita. La necessità di questa preghiera è ancora più evidente se la poniamo alla luce della professione di fede che dice: «Credo la comunione dei santi». È il mistero che esprime la bellezza della misericordia che Gesù ci ha rivelato. La comunione dei santi, infatti, indica che siamo tutti immersi nella vita di Dio e viviamo nel suo amore. Tutti, vivi e defunti, siamo nella comunione, cioè uniti tutti, no?, come un’unione; uniti nella comunità di quanti hanno ricevuto il Battesimo, e di quelli che si sono nutriti del Corpo di Cristo e fanno parte della grande famiglia di Dio. Tutti siamo la stessa famiglia, uniti. E per questo preghiamo gli uni per gli altri. Quanti modi diversi ci sono per pregare per il nostro prossimo! Sono tutti validi e accetti a Dio se fatti con il cuore. Penso in modo particolare alle mamme e ai papà che benedicono i loro figli al mattino e alla sera - ancora c’è questa abitudine in alcune famiglie, benedire il figlio è una preghiera; penso alla preghiera per le persone malate, quando andiamo a trovarli e preghiamo per loro; all’intercessione silenziosa, a volte con le lacrime, in tante situazioni difficili, eh?, pregare per questa situazione difficile. Ieri è venuto a messa a Santa Marta un bravo uomo, un imprenditore. Ma doveva chiudere la sua fabbrica perché non ce la faceva e piangeva quell’uomo, giovane, piangeva e diceva: ‘Io non me la sento di lasciare senza lavoro più di 50 famiglie. Io potrei dichiarare il fallimento dell’impresa, io me ne vado a casa con i miei soldi, ma il mio cuore piangerà tutta la vita per queste 50 famiglie’. Ecco un bravo cristiano! Ecco, che prega con le opere, prega: è venuto a messa a pregare perché il Signore gli dia un’uscita, non solo per lui, lui l’aveva: il fallimento. No, non per lui: per le 50 famiglie. Questo è un uomo che sa pregare, col cuore e con i fatti, sa pregare per il prossimo. E’ in una situazione difficile. E non cercare la via di uscita più facile: ‘Che si arrangino’, no. Questo è un cristiano. Mi ha fatto tanto bene sentirlo, tanto bene. E magari ce ne siano tanti così, oggi, in questo momento in cui tanta gente soffre per la mancanza di lavoro; ma penso anche al ringraziamento per una bella notizia che riguarda un amico, un parente, un collega…: ‘Grazie, Signore, per questa cosa bella!’, anche quello è pregare per gli altri, così. Ringraziare il Signore quando le cose sono belle. A volte, come dice San Paolo, «non sappiamo come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). E’ lo Spirito che prega dentro di noi. Apriamo, dunque, il nostro cuore, in modo che lo Spirito Santo, scrutando i desideri che sono nel più profondo, li possa purificare e portare a compimento. Comunque, per noi e per gli altri, chiediamo sempre che si faccia la volontà di Dio, come nel Padre Nostro, perché la sua volontà è sicuramente il bene più grande, il bene di un Padre che non ci abbandona mai: pregare e lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi. E questo è bello nella vita: prega ringraziando, lodando Dio, chiedendo qualcosa, piangendo quando c’è qualche difficoltà, come quell’uomo, tante cose. Ma sempre il cuore aperto allo Spirito perché preghi in noi, con noi e per noi”.
“Concludendo queste catechesi sulla misericordia, impegniamoci a pregare gli uni per gli altri perché le opere di misericordia corporale e spirituale diventino sempre più lo stile della nostra vita. Le catechesi, come ho detto all’inizio, finiscono qui. Abbiamo fatto il percorso delle 14 opere di misericordia ma la misericordia continua e dobbiamo esercitarla in questo 14 modi”.
Dopo la catechesi, Francesco ha ricordato che oggi è la festa di sant’Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico. Alla “Chiesa cugina” di Costantinopoli e al “caro fratello, il patriarca Bartolomeo” egli ha inviato auguri e “un grande abbraccio”.
“Domani, 1 dicembre – ha detto poi - ricorre la Giornata mondiale contro l’AIDS, promossa delle Nazioni Unite. Milioni di persone convivono con questa malattia e solo la metà di essi ha accesso a terapie salvavita. Invito a pregare per loro e per i loro cari e a promuovere la solidarietà perché anche i più poveri possano beneficiare di diagnosi e cure adeguate. Faccio appello infine affinché tutti adottino comportamenti responsabili per prevenire un’ulteriore diffusione di questa malattia”.
“Su iniziativa della Francia e degli Emirati Arabi Uniti, con la collaborazione dell’UNESCO, si terrà ad Abu Dhabi, dal 2 al 3 dicembre prossimo, una Conferenza internazionale sulla protezione del patrimonio nelle zone in conflitto. Un tema che è purtroppo drammaticamente attuale. Nella convinzione che la tutela delle ricchezze culturali costituisce una dimensione essenziale della difesa dell’essere umano, auguro che questo evento segni una nuova tappa nel processo di attuazione dei diritti umani”.
In precedenza, nei saluti ai fedeli si lingua portoghese Francesco è tornato a ricordare la tragedia aerea nella quale sono periti anche i giocatori della squadra di calcio brasiliana del Chapecoense. ‘Vorrei oggi ricordare – le sue parole - nella preghiera il popolo brasiliano per la perdita di una squadra di calcio in un incidente aereo. Ci ricorda la tragedia di Superga, qui in Italia. Preghiamo per tutti, defunti e famiglie’. Cordoglio e preghiere erano state espresse dal Papa già ieri in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, al cardinale Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia.
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