Papa: portare l’annuncio dell’amore di Dio è la vera missione dell’apostolo
Benedetto XVI, continuando ad illustrare la figura di San Paolo, oggi ha parlato di cosa per lui significava essere “apostolo”, ossia inviato, portatore di un messaggio che non è suo, ma di Gesù.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Essere “collaboratori della vera gioia” che consiste nella certezza che qualsiasi cosa accada “niente potrà separarci dall’amore di Dio, e questa è la vera ricchezza della vita umana”. In questo costituisce, in tutti i tempi, la missione degli apostoli di Cristo, secondo l’insegnamento che viene dalle parole di San Paolo. Quarta udienza generale di Benedetto XVI dedicata a San Paolo, oggi, e dedicata in particolare proprio all’“apostolato”.
Normalmente, ha notato il Papa rivolgendosi alle 8mila persone presenti nell’aula Paolo VI, “seguendo i Vangeli, identifichiamo i 12 con il titolo di apostoli, in quanto compagni di vita di Gesù”. “Ma anche Paolo è vero apostolo”. Il concetto paolino di apostolato non si restringe, “egli distingue i proprio caso da quelli che erano apostoli prima di lui, riconosce loro un posto speciale nella vita della Chiesa, ma si interpreta apostolo in senso stretto”. “Certo è che alle origine del cristianesimo nessuno ha percorso tanti chilometri per mare e per terra come lui, solo per annunciare il Vangelo”.
Nella Lettera ai Corinzi chiara distinzione tra i 12 e gli altri e nomina se stesso come “un aborto”, “l’infimo degli apostoli, non sono degno neppure di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio”, ma per grazia di Dio ora “sono quello che sono”. “La metafora dell’aborto esprime l’estrema umiltà”. Nella stessa Lettera ai Corinzi c’è una sorta di “autoritratto della vita apostolica di Paolo”, quando parla dello “scandalo” e “stoltezza” della croce, delle benedizioni in cambio degli insulti. Ma “vale di più la gioia di essere portatori della benedizione di Dio della grazia del Vangelo”.
Benedetto XVI ha poi evidenziato come nelle Lettere appaiano “tre caratteristiche principali” dell’essere apostolo: “La prima: avere visto il Signore, avere avuto con Lui un incontro determinante per la propria vita”. Infatti “è il Signore che costituisce in apostolo”, e questi ha bisogno di costantemente rapportarsi al Signore. “Apostolo non si è per vocazione, ma per mezzo di Gesù”. La seconda è “essere stati inviati. Lo stesso termine greco apostolos significa appunto inviato, mandato, portatore di un messaggio”. “Egli deve agire come espressione di un mandante, come delegato di Gesù”. “Ancora una volta emerge che l’iniziativa è altrui, è quella di Dio in Cristo”. “Si sottolinea il fatto che da lui si è ricevuta una missione”. La terza caratteristica è “l’esercizio dell’annuncio del Vangelo con la conseguente fondazione di Chiese”. “Apostolo non è titolo onorifico, prende tutta l’esistenza del soggetto interessato”. “Questo spiega perché Paolo definisce gli apostoli collaboratori di Dio”.
A conclusione dell’udienza, il Papa ha inviato un saluto alla “amatissima nazione” francese ove si recherà “messaggero di pace e di fraternità” tra due giorni. Benedetto XVI ne ha ricordato la “generosa tradizione di accoglienza e di tolleranza, così come la solidità della sua fede cristiana e la sua grande cultura umana e spirituale”. Egli ha infine ricordato che, dopo Parigi, si recherà a Lourdes in occasione dei 150 anni delle apparizioni e pregherà in particolare per i malati e per la pace nel mondo.
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