Papa: pace tra Turchia e Kurdistan, anche per i tanti cristiani lì rifugiati
Benedetto XVI richiama “chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza” a “far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il Papa chiede che sia pace tra Turchia e Kurdistan iracheno, regione nella quale tante persone, compresi molti cristiani, hanno trovato rifugio dalla violenza che tormenta l’Iraq, auspica buoni rapporti tra rifugiati e residente e chiede a “chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza” di garantire diritti e doveri che sono alla base della civile convivenza.
La tensione in atto al confine tra Turchia ed Iraq, con la minaccia che possa precipitare in una invasione dell’esercito di Ankara alla caccia dei curdi del PKK, è stata evocata oggi da Benedetto XVI nelle parole che ha rivolto alle oltre 50mila persone che hanno riempito Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus.
“Le notizie di questi ultimi giorni relative agli avvenimenti nella regione di confine tra la Turchia e l’Iraq – ha detto, dopo la recita della preghera mariana - sono fonte, per me e per tutti, di preoccupazione. Desidero, pertanto, incoraggiare ogni sforzo per il raggiungimento di una soluzione pacifica dei problemi che sono recentemente emersi tra la Turchia e il Kurdistan iracheno. Non posso dimenticare – ha aggiunto - che in quella regione numerose popolazioni hanno trovato rifugio per sfuggire all’insicurezza ed al terrorismo che hanno reso difficile la vita nell’Iraq in questi anni. Proprio in considerazione del bene di quelle popolazioni, che comprendono anche numerosi cristiani, auspico fortemente che tutte le parti si adoperino per favorire soluzioni di pace. Auspico, inoltre, che le relazioni tra popolazioni migranti e popolazioni locali avvengano nello spirito di quell’alta civiltà morale che è frutto dei valori spirituali e culturali di ogni popolo e Paese. Chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza – ha concluso - sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli".
Prima della recita dell’Angelus, il Papa, prendendo spunto dall’episodio evangelico di Gesù e Zaccheo, la vita del quale fu completamente cambiata da quell’incontro. “Ancora una volta – ha commentato - il Vangelo ci dice che l’amore, partendo dal cuore di Dio e operando attraverso il cuore dell’uomo, è la forza che rinnova il mondo”. Esemplare, in tal senso, è stata la vita di San Carlo Borromeo, del quale oggi ricorre la festa. “Ricordando il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, che ne portava con devozione il nome, oggi ricorre il suo onomastico – ha concluso - affidiamo all’intercessione di san Carlo tutti i Vescovi del mondo, per i quali invochiamo come sempre la celeste protezione di Maria Santissima, Madre della Chiesa”.
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