Papa: "oggi siamo tutti contenti" per i nuovi rapporti tra Stati Uniti e Cuba
Città del Vaticano (AsiaNews) - "Oggi tutti siamo contenti, perché abbiamo visto come due popoli, che erano allontanati da tanti anni, ieri hanno fatto un passo di avvicinamento". Così oggi papa Francesco, parlando a un gruppo di ambasciatori, ha commentato la notizia della decisione degli Stati Uniti e di Cuba di aprire il processo per la ripresa delle relazioni diplomatiche, interrotte dal 4 gennaio del 1961.
La notizia, che oggi campeggia sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, riferisce anche del ruolo di mediazione svolto dal Vaticano e personalmente da Francesco. Non a caso, già ieri sera, non appena i presidenti Barack Obama e Raul Castro hanno dato l'annuncio, la Segreteria di Stato vaticana, con una procedura insolita e quindi di particolare rilievo aveva diffuso una nota nella quale si diceva: "Il Santo Padre desidera esprimere vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti d'America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche, al fine di superare, nell'interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che hanno segnato la loro storia recente. Nel corso degli ultimi mesi, il Santo Padre Francesco ha scritto al Presidente della Repubblica di Cuba, S.E. il Sig. Raúl Castro, ed al Presidente degli Stati Uniti, S.E. il Sig. Barack H. Obama, per invitarli a risolvere questioni umanitarie d'interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti".
"La Santa Sede, accogliendo in Vaticano, nello scorso mese di ottobre, le Delegazioni dei due Paesi, ha inteso offrire i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le Parti. La Santa Sede continuerà ad assicurare il proprio appoggio alle iniziative che le due Nazioni intraprenderanno per incrementare le relazioni bilaterali e favorire il benessere dei rispettivi cittadini".
Il ruolo svolto dal Papa è stato espressamente riconosciuto dal presidente Obama: "Voglio - ha detto ieri - ringraziare Papa Francesco, il cui esempio morale ci mostra l'importanza di perseguire il mondo come dovrebbe essere, piuttosto che semplicemente accontentarsi di la mondo come è". E il presidente cubano Raul Castro ha ringraziato il Vaticano "e in particolare Papa Francesco" per la sua mediazione nel dialogo con gli Stati Uniti.
La mediazione vaticana ha preso avvio con la trattativa per liberare Alan Gross, cittadino americano arrestato a Cuba nel 2009 con l'accusa di spionaggio. Il peggioramento delle sue condizioni di salute è stato all'origine di una trattativa apertasi lo scorso anno, con incontri tra le parti avvenuti in Canada. E a marzo, quando Obama ha incontrato il Papa (nella foto), Francesco sollecitò il presidente americano a risolvere la questione, ma anche a porre fine al contrasto tra i due Paesi.
In seguito, come evidenzia il comunicato vaticano, il Papa ha scritto sia a Obama che a Raul Castro e ha "offerto i suoi buoni uffici", cioè ha mediato lo scorso ottobre, in occasione di una visita delle due delegazioni.
Ma, se l'agenzia Dow Jones parla di "ruolo cruciale" svolto dal Vaticano e il New York Times scrive che "Francesco è rapidamente diventato una delle figure più importanti del mondo, e il suo ruolo nella svolta negli Stati Uniti-Cuba senza dubbio è legato al suo status di primo papa latinoamericano della Chiesa cattolica romana", l'impegno della Santa Sede per riempire il fossato che separava Stati Uniti e Cuba viene da lontano. Giovanni Paolo II, nel volo che, primo papa a visitare Cuba, lo portava all'isola ebbe ad auspicare che "Cuba si apra al mondo e il mondo a Cuba" e nel corso della visita ebbe a criticare l'embargo americano. La frase di Giovanni Paolo II fu ripetuta da Benedetto XVI in una lettera del 2006 al cardinale cubano Jaime Lucas Ortega y Alamino e, giungendo a Cuba, nel 2012, in un accenno all'embargo Usa che rendeve difficile l'economia del Paese e alla mancanza di libertà che domina ancora nell'isola, Benedetto XVI aggiunse: "che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione".
Né, infine, va dimenticato il ruolo svolto dal segretario di Stato, Pietro Parolin, una lunga esperienza in America Latina, e dal sostituto Angelo Becciu, che dal 2009 al 2011 è stato nunzio proprio a Cuba
E ora in Israele, ma non solo, qualcuno spera che il Papa possa aiutare ad abbattere anche gli ultimi muri, quello con la Palestina e magari anche quello con Pechino. (FP)
26/11/2016 11:05