Papa: non c’è futuro, se non ci si prende cura della famiglia
Intervenendo agli Stati generali della natalità, Francesco dice che “i figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”. “A volte passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali. Questa mentalità è una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”.
Roma (AsiaNews) – Una società che non sostiene la famiglia e così prolunga “l’inverno demografico” non ha futuro, non solo dal punto di vista economico, ma in ogni prospettiva del“sognare”. E come in passato dopo guerre ed epidemie, dopo la crisi provocata dal Covid, “se le famiglie ripartono, tutto riparte”. Papa Francesco è intervenuto, oggi a Roma, alla prima edizione degli Stati generali della natalità, iniziativa online promossa dal Forum delle associazioni familiari italiane e svoltasi nell’Auditorium della Conciliazione, presente anche il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, Mario Draghi.
Il Papa è partito dalla considerazione che quello della natalità è un tema urgente per tutta l’Europa “che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata”. Nei mesi della pandemia, ha sottolineato poi, le famiglie “hanno dovuto fare gli straordinari”, “con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi”. “Perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società. Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”.
Per rendere possibile la ripartenza, allora, si deve innanzi tutto ricordare che la vita è un dono, “il primo dono che ciascuno ha ricevuto. Nessuno può darselo da solo”. Un fatto che si tende a dimenticare “soprattutto nelle società più agiate, più consumiste. Vediamo infatti che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità”.
Bisogna chiedersi “dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima”.
Il secondo punto indicato da Francesco è la “sostenibilità”. E’ “parola-chiave per costruire un mondo migliore. Si parla spesso di sostenibilità economica, tecnologica e ambientale. Ma occorre parlare anche di sostenibilità generazionale. Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli. La crescita sostenibile passa da qui. La storia lo insegna”.
“Sostenibilità fa rima con responsabilità: è il tempo della responsabilità per far fiorire la società. Qui, oltre al ruolo primario della famiglia, è fondamentale la scuola”. “A scuola non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano. E per i giovani è essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti. Nell’educazione l’esempio fa molto, penso anche agli ambiti dello spettacolo e dello sport. È triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma. I giovani non crescono grazie ai fuochi d’artificio dell’apparenza, maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo. E mantenersi giovani non viene dal farsi selfie e ritocchi, ma dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli. A volte, invece, passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali. Questa mentalità è una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”.
Per il quale occorre solidarietà, terzo punto del discorso di Francesco. Una “solidarietà strutturale. La solidarietà spontanea e generosa di molti ha permesso a tante famiglie, in questo periodo duro, di andare avanti e di far fronte alla crescente povertà. Tuttavia non si può restare nell’ambito dell’emergenza e del provvisorio, è necessario dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite. Sono indispensabili una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità. In primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine”. “È un compito che riguarda da vicino anche il mondo dell’economia: come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie!”
“La solidarietà va declinata anche nell’ambito del prezioso servizio dell’informazione”. “Vanno di moda colpi di scena e parole forti, ma il criterio per formare informando non è l’audience, non è la polemica, è la crescita umana. Serve ‘un’informazione formato-famiglia’, dove si parli degli altri con rispetto e delicatezza, come se fossero propri parenti. E che al tempo stesso porti alla luce gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone. La solidarietà convoca poi i mondi della cultura, dello sport e dello spettacolo a promuovere e valorizzare la natalità. La cultura del futuro non può basarsi sull’individuo e sul mero soddisfacimento dei suoi diritti e bisogni. Urge una cultura che coltivi la chimica dell’insieme, la bellezza del dono, il valore del sacrificio”.
Prima del Papa, il presidente del Forum Gigi De Paolo, aveva sostenuto che “le politiche demografiche non sono costi ma investimenti”. “Perché le politiche per la famiglia non danno frutti immediati, ma certi. E forse, anzi, sicuramente noi non ci saremo, più, ma ne beneficeranno i nostri figli e i nostri nipoti”.
Senza un “equilibrio generazionale” non ci possono essere né ‘Green Economy’ né sviluppo sostenibile. Senza giovani non ci può essere una vera innovazione e se crolla il numero dei lavoratori non potremo più permetterci una rete di servizi sociali. “I figli migliorano il clima sociale, lo arricchiscono, lo curano perché sono loro oggi a volere un mondo diverso, migliore di quello che è stato finora costruito. Sono loro a renderci maggiormente responsabili verso il pianeta: se faccio la differenziata non è perché me lo dice il sindaco della mia città, ma perché è un atto d’amore nei confronti dei miei figli, del futuro… Sono i nostri figli a renderci parsimoniosi perché ci ‘costringono’ a spendere per la loro formazione e non per il consumo tout court. Sono loro l’antidoto al consumismo, all’individualismo e all’egoismo che davvero inquinano”. (FP)