Papa: messa per i malati di coronavirus e per chi li cura
“In questi giorni offrirò la Messa per gli ammalati di questa epidemia di coronavirus, per i medici, gli infermieri, i volontari che aiutano tanto, i familiari, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco dice messa per gli ammalati di coronavirus e per quanti li curano. L’ha detto oggi papa Francesco nella messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta. “In questi giorni – le sua parole - offrirò la Messa per gli ammalati di questa epidemia di coronavirus, per i medici, gli infermieri, i volontari che aiutano tanto, i familiari, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi. Preghiamo insieme questa settimana, questa preghiera forte al Signore: ‘Salvami, o Signore, e dammi misericordia. Il mio piede è sul retto sentiero. Nell’assemblea benedirò il Signore’”.
Nell’omelia, commenta la prima lettura tratta dal Libro del profeta Daniele (Dn 9,4b-10) che “è una confessione dei peccati”, Francesco ha parlato della “vergogna” che deve venire dal riconoscere di aver peccato. “C’è – ha detto - una confessione dei peccati, un riconoscere che abbiamo peccato. E quando noi ci prepariamo a ricevere il sacramento della riconciliazione, dobbiamo fare quello che si chiama ‘esame di coscienza’ e vedere cosa ho fatto io davanti a Dio: ho peccato. Riconoscere il peccato. Ma questo riconoscere il peccato non può essere soltanto fare un elenco dei peccati intellettuali, dire ‘ho peccato’, poi lo dico al padre e il padre mi perdona. Non è necessario, non è giusto fare questo. Questo sarebbe come fare un elenco delle cose che devo fare o che devo avere o che ho fatto male, ma rimane nella testa. Una vera confessione dei peccati deve rimanere nel cuore. Andare a confessarsi non è soltanto dire al sacerdote questo elenco, ‘ho fatto questo, questo, questo, questo …’, e poi me ne vado, sono perdonato. No, non è questo. Ci vuole un passo, un passo in più, che è la confessione delle nostre miserie, ma dal cuore; cioè, che quell’elenco che io ho fatto delle cose cattive, scenda al cuore. E così fa Daniele, il profeta. ‘A te, Signore, conviene la giustizia; a noi, la vergogna’”.
“Quando io riconosco che ho peccato – ha detto ancora - che non ho pregato bene e questo lo sento nel cuore, ci viene questo sentimento di vergogna: ‘Io mi vergogno di avere fatto questo. Ti chiedo perdono con vergogna’. E la vergogna per i nostri peccati è una grazia, dobbiamo chiederla: ‘Signore, che io mi vergogni’. Una persona che ha perso la vergogna perde l’autorità morale, perde il rispetto degli altri. Uno svergognato. Lo stesso accade con Dio: a noi la vergogna. A te la giustizia, a noi la vergogna. La vergogna sul volto, come oggi. ‘Signore – continua [Daniele] – la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te’. Al Signore nostro Dio, prima aveva detto la giustizia, adesso dice la misericordia”.
“Quando noi abbiamo non solo il ricordo, la memoria dei peccati che abbiamo fatto, ma anche il sentimento della vergogna, questo tocca il cuore di Dio e risponde con misericordia. Il cammino per andare incontro alla misericordia di Dio, è vergognarsi delle cose brutte, delle cose cattive che abbiamo fatto. Così, quando io andrò a confessarmi dirò non solo l’elenco dei peccati, ma i sentimenti di confusione, di vergogna per avere fatto questo a un Dio tanto buono, tanto misericordioso, tanto giusto. Chiediamo oggi – ha concluso il Papa - la grazia della vergogna: vergognarci dei nostri peccati. Che il Signore a tutti noi ci conceda questa grazia”.
30/03/2020 09:05