Papa: logica delle armi e della sopraffazione, interessi oscuri e violenza continuano a devastare Siria e Iraq
Si si ha “l’impressione di trovarci avvolti in una spirale di prepotenza e di inerzia da cui non sembra esserci scampo” e che è esperienza di quel male che è presente nell’uomo e nella storia. Francesco ha ricevuto i membri degli organismi caritativi cattolici che operano in Siria, Iraq per il loro quinto incontro promosso da Cor Unum.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “La logica delle armi e della sopraffazione, gli interessi oscuri e la violenza continuano a devastare” Siria e Iraq: si ha “l’impressione di trovarci avvolti in una spirale di prepotenza e di inerzia da cui non sembra esserci scampo” e che è esperienza di quel male che è presente nell’uomo e nella storia. La crisi umanitaria che colpisce il Medio Oriente continua a essere centrale nell’attenzione del Papa che, dopo i numerosi appelli per porre fine alla violenza o almeno permettere di aiutare le popolazioni, oggi ha ricevuto nella Sala Clementina in Vaticano i membri degli organismi caritativi cattolici che operano in Siria, Iraq e nei Paesi limitrofi, riuniti a Roma per il loro quinto incontro promosso da Cor Unum. All’udienza ha partecipato anche Staffan de Mistura, inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Siria, del quale è anche previsto un intervento ai lavori, ai quali prendono parte circa 40 organismi di carità cattolici.
Francesco ha innanzi tutto espresso a Cor Unum il suo grato apprezzamento “per il sostegno attento ed efficace a quanto la Chiesa va compiendo per cercare di lenire le sofferenze di milioni di vittime di questi conflitti. In tal senso vorrei sottolineare l’importanza di una rinnovata collaborazione a tutti i livelli tra i diversi soggetti che operano in questo settore”. Dati diffusi dal Pontificio consiglio rendono noto che la rete ecclesiale, complessivamente, ha raggiunto nel biennio 2015-2016 oltre 9 milioni di beneficiari individuali, mobilitando circa 207 milioni di dollari (anno 2015) e 196 milioni di dollari (anno 2016 aggiornato a luglio). In Siria e Iraq sono quattro milioni e mezzo le persone assistite direttamente dalle organizzazioni caritative cattoliche, con dodicimila operatori impegnati nelle due aree di conflitto e nei Paesi vicini dove hanno trovato rifugio i profughi.
Il Papa, da parte sua, ha sottolineato che “a un anno di distanza dal nostro ultimo incontro dobbiamo constatare con grande tristezza che, nonostante i molti sforzi prodigati in vari ambiti, la logica delle armi e della sopraffazione, gli interessi oscuri e la violenza continuano a devastare questi Paesi e che, fino ad ora, non si è saputo porre fine alle estenuanti sofferenze e alle continue violazioni dei diritti umani. Le conseguenze drammatiche della crisi sono ormai visibili ben oltre i confini della regione. Ne è espressione il grave fenomeno migratorio”.
“La violenza genera violenza e abbiamo l’impressione di trovarci avvolti in una spirale di prepotenza e di inerzia da cui non sembra esserci scampo. Questo male che attanaglia coscienza e volontà ci deve interrogare. Perché l’uomo, anche al prezzo di danni incalcolabili alle persone, al patrimonio e all’ambiente, continua a perseguire le prevaricazioni, le vendette, le violenze? Pensiamo al recente attacco contro un convoglio umanitario dell’ONU… È l’esperienza di quel mysterium iniquitatis, di quel male che è presente nell’uomo e nella storia e ha bisogno di essere redento. Distruggere per distruggere! Perciò, in questo Anno Santo, nel quale più intensamente fissiamo lo sguardo su Cristo, Misericordia incarnata che ha vinto il peccato e la morte, mi tornano alla mente queste parole di San Giovanni Paolo II: «Il limite imposto al male, di cui l’uomo è artefice e vittima, è in definitiva la Divina Misericordia» (Memoria e identità, p. 70). E’ l’unico limite. Sì, la risposta al dramma del male si trova nel mistero di Cristo. Guardando ai tantissimi volti sofferenti, in Siria, in Iraq e nei Paesi vicini e lontani dove milioni di profughi sono costretti a cercare rifugio e protezione, la Chiesa scorge il volto del suo Signore durante la Passione”.
“Il lavoro di quanti, come voi che rappresentate tanti operatori sul campo, sono impegnati ad aiutare queste persone e a salvaguardarne la dignità è certamente un riflesso della misericordia di Dio e, in quanto tale, un segno che il male ha un limite e che non ha l’ultima parola. È un segno di grande speranza, per il quale voglio ringraziare, insieme con voi, tante persone anonime – ma non per Dio! – le quali, specialmente in questo anno giubilare, pregano e intercedono in silenzio per le vittime dei conflitti, soprattutto per i bambini e per i più deboli, e così sostengono anche il vostro lavoro. Ad Aleppo, i bambini devono bere l’acqua inquinata!. Al di là dei necessari aiuti umanitari, ciò che oggi i nostri fratelli e sorelle della Siria e dell’Iraq desiderano più di tutto è la pace. Non mi stanco perciò di chiedere alla comunità internazionale maggiori e rinnovati sforzi per giungere alla pace in tutto il Medio Oriente e di chiedergli di non guardare dall’altra parte”.
“Porre fine al conflitto è anche nelle mani dell’uomo: ognuno di noi può e deve farsi costruttore di pace, perché ogni situazione di violenza e ingiustizia è una ferita al corpo dell’intera famiglia umana. “La mia richiesta si fa preghiera quotidiana a Dio di ispirare le menti e i cuori di quanti hanno responsabilità politiche, affinché sappiano rinunciare agli interessi parziali per raggiungere il bene più grande: la pace. Questo incontro mi dà, in tale prospettiva, l’opportunità di ringraziare e di incoraggiare le istanze internazionali, in particolare le Nazioni Unite, per il lavoro di sostegno e di mediazione presso i diversi Governi, affinché si concordi la fine del conflitto e si ponga finalmente al primo posto il bene delle popolazioni inermi. È una strada che dobbiamo percorrere insieme con pazienza e perseveranza, ma anche con urgenza, e la Chiesa non mancherà di continuare a dare il suo contributo”.
“Infine il mio pensiero va alle comunità cristiane del Medio Oriente, che soffrono le conseguenze della violenza e guardano con timore al futuro. In mezzo a tanta oscurità, queste Chiese tengono alta la lampada della fede, della speranza e della carità. Aiutando con coraggio e senza discriminazioni quanti soffrono e lavorano per la pace e la coesistenza, i cristiani mediorientali sono oggi segno concreto della misericordia di Dio. Ad essi va l’ammirazione, la riconoscenza e il sostegno della Chiesa universale. Affido queste comunità e quanti operano al servizio delle vittime di questa crisi all’intercessione di Santa Teresa di Calcutta, modello di carità e di misericordia. Il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. E grazie, grazie tanto, per quello che voi fate. Grazie tanto!”.
Dopo l’incontro col Papa, i partecipanti ai lavori si riuniscono nella Pontificia università urbaniana. Dopo l’introduzione di mons. Giampietro Dal Toso, segretario del Pontificio consiglio, si succederanno il discorso di Staffan de Mistura, la presentazione della Seconda Indagine sulla risposta della rete ecclesiale alla crisi umanitaria irachena e siriana 2015-2016, realizzata da “Cor Unum” e l’intervento del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.
Nel pomeriggio, dopo gli aggiornamenti sulla situazione politica e umanitaria da parte di mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e di mons. Alberto Ortega, nunzio apostolico in Iraq, i partecipanti si riuniranno in gruppi di lavoro e l’incontro si concentrerà sugli aspetti concreti della collaborazione tra i diversi soggetti impegnati in Medio Oriente.