Papa: liturgia e amore per la Scrittura “scuola di retta vita cristiana”
E’ l’insegnamento che viene dalla vita di santa Gertrude “la Grande”, la mistica tedesca del XIII secolo, la figura della quale Benedetto XVI ha illustrato all’udienza generale. “Il suo esempio deve indurre i fedeli “ad amare con umiltà e fede Cristo e la sua Chiesa”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - L’amore per la Sacra Scrittura e la liturgia fanno parte della “scuola della vita cristiana, della retta vita cristiana” che ha per obiettivo l’amicizia con il Signore, “per conoscere davvero Dio stesso, la vera felicità, la meta della nostra vita”. E’ l’insegnamento che viene dalla vita di santa Gertrude “la Grande”, la monaca tedesca del XIII secolo, la cui figura è stata illustrata da Benedetto XVI alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale.
Il suo esempio deve indurre i fedeli “ad amare con umiltà e fede Cristo e la sua Chiesa, a coltivare la nostra preghiera personale, a partecipare con fedeltà alla Santa Messa e a vivere intensamente la liturgia per nutrire il nostro cammino spirituale”.
Proseguendo nella descrizione delle donne del Medio Evo che hanno avuto un ruolo significativo nella vita della Chiesa, il Papa si è ancora soffermato su questa donna, “unica donna germanica ad avere l’appellativo di Grande”, “una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo, di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi”.
E' nata nel 1256, ma non si sa nulla né dei genitori né del luogo di nascita. All’età di 5 anni, nel 1261, “entra nel monastero di Helfta, come si usava i quell’epoca per motivi di formazione e di studio, e qui trascorre tutta la sua vita”.
Dotata di grande intelligenza, “affascinata dal sapere”, ebbe “successi scolastici oltre ogni aspettativa” negli studi laici: letteratura, musica, canto, arte della miniatura. Aveva “carattere forte, impusivo”. “Sovente dice di essere neligente, conosce i suoi difetti di cui chiede perdono”. Sono “difetti che l’accompagneranno fino alla fine, tanto da stupire alcune persone che si chiedono come mai Dio la prediliga”.
Sono anni, ella stessa scrive “trascorsi in totale accecamento di mente per cui sarei stata capace di fare tutto ciò che mi sarebbe piaciuto, se Tu non mi avessi prevenuto”. “Mi sarei comportata come una pagana”.
Nel 1280 inizia “a sentire disgusto di tutto ciò” e nel 1281 pochi giorni prima della festa della Purificazione della Vergine “il Sigore illumina le sue intense tenebre”. “Ha la visione di un giovinetto che la guida a superare il groviglio di spine che tormenta la sua anima”. “Gertrude vi riconosce Colui che sulla croce ci ha salvati con il suo sangue”.
La sua biografa indica “due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare ‘conversione’: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario”.
“Da grammatica diventa teologa, con l'indefessa e attenta lettura di tutti i libri sacri che poteva avere o procurarsi, riempiva il suo cuore delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura. Aveva perciò sempre pronta qualche parola ispirata e di edificazione con cui soddisfare chi veniva a consultarla, e insieme i testi scritturali più adatti per confutare qualsivoglia opinione errata e chiudere la bocca ai suoi oppositori. Gertrude trasforma tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie”.
“Con le parole e l’esempio suscita negli altri grande fervore. Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza di essere alla presenza del Signore”.
Muore il 17 novembre del 1301 o 1302, all’età di circa 46 anni.
“Mi sembra ovvio - ha concluso il Papa - che queste cose non sono solo cose del passato, ma ci dicono che il centro di una vita felice, di una vera vita, è l’amicizia con Gesù”. “Questa amicizia s’impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, per conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, meta della nostra vita”.
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