13/04/2017, 18.54
VATICANO - ITALIA
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Papa: la “lavanda dei piedi” ricorda che “Dio ci ama fino alla fine”

Francesco ha celebrato la Messa in Coena Domini al carcere di Paliano, vicino Frosinone. “Il Papa è la figura di Gesù e io vorrei fare lo stesso che Lui ha fatto”. Francesco ha poi compiuto il rito della “lavanda dei piedi” a 12 dei 70 detenuti presenti nel carcere, 10 italiani, un argentino e un albanese.

 

Roma (AsiaNews) – La “Lavanda dei piedi” del Giovedì santo “non è una cerimonia folkloristica”: è un gesto per ricordare quello che ha fatto Gesù, per ricordare che “Dio ci ama fino alla fine”, nonostante i nostri peccati. L’ha detto papa Francesco nel corso della celebrazione della Messa in Coena Domini al carcere di Paliano, vicino Frosinone, a sud di Roma.

Ai 70 detenuti presenti nell’istituto riservato in particolare ai collaboratori di giustizia Francesco ha voluto ribadire che, come insegna Gesù, il papa è il primo chiamato a “servire” per “seminare amore”.

Francesco all’omelia ha commentato la frase “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”, contenuta nel passo del Vangelo che narra l’Ultima Cena. Il Signore, ha detto, sapeva che era stato tradito, che stava per essere consegnato da Giuda, ma ama “fino alla fine” e dona la vita “per ognuno di noi”. “Amare fino alla fine. E non è facile, perché tutti noi siamo peccatori, tutti abbiamo i limiti, i difetti, tante cose e sì, tutti sappiamo amare, ma non siamo come Dio che ama senza guardare le conseguenze, fino alla fine. E’ un esempio. E per far vedere questo, Lui che era ‘il capo’, che era Dio, lava i piedi ai suoi discepoli”.

Quello di lavare i piedi, ha sottolineato il Papa, “era un’abitudine che si faceva all’epoca prima dei pranzi e delle cene”, perché la gente nel cammino s’impolverava i piedi. “Ma questo – ha ricordato – lo facevano gli schiavi”. Gesù “capovolge” questa regola e lo fa Lui. E a Simon Pietro che non voleva permetterlo, Gesù spiega “che Lui è venuto al mondo per servire, per servirci, per farsi schiavo per noi, per dare la vita per noi, per amare sino alla fine”.

“Oggi, nel cammino, quando arrivavo, c’era gente che salutava: ‘Ma, viene il Papa, il capo. Il capo della Chiesa …’. Il capo della Chiesa è Gesù, eh! Non scherziamo. Ma il Papa è la figura di Gesù e io vorrei fare lo stesso che Lui ha fatto. In questa cerimonia, il parroco lava i piedi ai fedeli: si capovolge. Quello che sembra il più grande deve fare il lavoro di schiavo. Ma per seminare amore, per seminare amore fra noi”.

Francesco ha così invitato i detenuti ad aiutarsi reciprocamente, a fare “un servizio” ognuno per il proprio compagno, “perché questo è amore, questo è come lavare i piedi. E’ essere servo degli altri”. Una volta, ha rammentato Francesco, “i discepoli litigavano tra loro, su chi fosse il più grande, il più importante”. E Gesù rispose che “quello che vuole essere importante, deve farsi il più piccolo e il servitore di tutti”. E questo, ha soggiunto, è quello che fa Dio con noi. Dio “ci serve, è il Servitore”:

“Tutti noi, che siamo poveracci tutti! Ma Lui è grande, Lui è buono. E Lui ci ama così come siamo. Per questo, durante questa cerimonia pensiamo a Dio, a Gesù. Non è una cerimonia folkloristica: è un gesto per ricordare quello che ha dato Gesù. Dopo di questo, ha preso il pane e ci ha dato il Suo corpo; ha preso il vino, e ci ha dato il Suo sangue. E così è l’amore di Dio. Pensiamo all’amore di Dio, oggi, soltanto”.

Francesco ha poi compiuto il rito della “lavanda dei piedi” a 12 dei 70 detenuti presenti nel carcere, 10 italiani, un argentino e un albanese. Tra questi anche tre donne e un musulmano che riceverà il Battesimo il prossimo mese di giugno. Un carcere particolare quello di Paliano. E’ infatti l’unico istituto penitenziario in Italia riservato ai collaboratori di giustizia. Due dei carcerati presenti hanno ricevuto la condanna all’ergastolo, mentre per gli altri detenuti la conclusione della pena è prevista tra il 2019 e il 2073.

 

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