28/07/2022, 09.54
VATICANO-CANADA
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Papa: la ‘cancel culture’ è un nuovo volto del colonialismo

Da Francesco alle autorità civili del Canada un monito contro le “colonizzazione ideologiche che soffocano i valori dei popoli”. “Si impari dai nativi la cura della famiglia”. Nuovo appello sul dramma della guerra: “Non abbiamo bisogno di dividere il mondo in amici e nemici”.

Quebec City (AsiaNews) – Le “scuole residenziali” per l’assimilazione delle popolazioni indigene sono un “sistema deprecabile” del passato di cui dobbiamo chiedere perdono. Ma non possiamo non vedere che anche oggi ci sono forme di “colonizzazioni ideologica” che soffocano i valori più profondi dei popoli in nome di nuove “mode culturali”. Lo ha detto ieri sera papa Francesco rivolgendosi al mondo della politica canadese dal Quebec, la provincia francofona, dove sta proseguendo il suo viaggio apostolico. Il pontefice vi è arrivato nel pomeriggio da Edmonton e - dopo le visite private alla governatrice generale Mary Simon e al primo ministro Justin Trudeau - ha subito rivolto il suo discorso alle autorità civili del Paese, alla presenza dei rappresentanti delle popolazioni Indigene e del corpo diplomatico.

“Se un tempo la mentalità colonialista trascurò la vita concreta della gente, imponendo modelli culturali prestabiliti – ha detto loro Francesco - anche oggi non mancano colonizzazioni ideologiche che contrastano la realtà dell’esistenza, soffocano il naturale attaccamento ai valori dei popoli, tentando di sradicarne le tradizioni, la storia e i legami religiosi”. Il papa ha messo in guardia dalla mentalità che “presumendo di aver superato ‘le pagine buie della storia’, fa spazio a quella cancel culture che valuta il passato solo in base a certe categorie attuali. Così si impianta una moda culturale che uniforma, rende tutto uguale, non tollera differenze e si concentra solo sul momento presente, sui bisogni e sui diritti degli individui, trascurando spesso i doveri nei riguardi dei più deboli e fragili: poveri, migranti, anziani, ammalati, nascituri... Sono loro i dimenticati nelle società del benessere; sono loro che, nell’indifferenza generale, vengono scartati come foglie secche da bruciare”.

Tra i campi più concreti in cui questo avviene oggi c’è anche la famiglia, “la prima realtà sociale concreta, minacciata da molti fattori: violenza domestica, frenesia lavorativa, mentalità individualistica, carrierismi sfrenati, disoccupazione, solitudine dei giovani, abbandono degli anziani e degli infermi...”. “Le popolazioni indigene – ha commentato Francesco - hanno tanto da insegnarci sulla custodia e la tutela della famiglia, dove già da bambini si impara a riconoscere che cosa è giusto e che cosa sbagliato, a dire la verità, a condividere, a correggere i torti, a ricominciare, a rincuorarsi, a riconciliarsi. Il male sofferto dai popoli indigeni di cui tanto oggi ci vergognamo ci serva oggi da monito, affinché la cura e i diritti della famiglia non vengano messi da parte in nome di eventuali esigenze produttive e interessi individuali”.

L’incontro con le autorità civili e il corpo diplomatico è stato anche l’occasione per tornare a condannare la guerra che oggi insanguina e affama il mondo, a partire dall’Ucraina: “Non abbiamo bisogno di dividere il mondo in amici e nemici – ha detto il pontefice - di prendere le distanze e riarmarci fino ai denti: non saranno la corsa agli armamenti e le strategie di deterrenza a portare pace e sicurezza. Non c’è bisogno di chiedersi come proseguire le guerre, ma come fermarle. E di impedire che i popoli siano tenuti nuovamente in ostaggio dalla morsa di spaventose guerre fredde allargate. C’è bisogno di politiche creative e lungimiranti, che sappiano uscire dagli schemi delle parti per dare risposte alle sfide globali”.

La pace, i cambiamenti climatici, gli effetti pandemici, le migrazioni internazionali – ha elencato il papa – “sono sfide globali, riguardano tutti. E se tutte parlano della necessità dell’insieme, la politica non può rimanere prigioniera di interessi di parte. Occorre saper guardare, come la sapienza indigena insegna, alle sette generazioni future, non alle convenienze immediate, alle scadenze elettorali, al sostegno delle lobby. E anche valorizzare i desideri di fraternità, giustizia e pace delle giovani generazioni”.

Sul multiculturalismo il papa ha espresso apprezzamento per la generosità mostrata dal Canada nell’accoglienza dei profughi ucraini e afghani, ma ha anche aggiunto che occorre lavorare “per superare la retorica della paura nei confronti degli immigrati”, ricordando che “il vivere comune si fonda su presupposti che il sistema politico da solo non può produrre”. “In questi giorni – ha aggiunto - ho sentito di numerose persone bisognose che bussano alle porte delle parrocchie. È scandaloso che il benessere generato dallo sviluppo economico non vada a beneficio di tutti i settori della società. L’emblema della foglia d’acero – ha concluso alludendo alla bandiera del Canada - sia di stimolo per tutti a compiere scelte economiche e sociali volte alla condivisione e alla cura dei bisognosi”.

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