Papa: la "vocazione" degli anziani è trasmettere ai giovani il senso della vita e della fede
Città del Vaticano (AsiaNews) - La "vocazione" degli anziani è trasmettere incoraggiamento al giovane in cerca del senso della fede e della vita, è offrire "una grande iniezione di saggezza anche per l'intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta", è "cantare" i segni di Dio, come "Benedetto XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell'ascolto di Dio l'ultimo tratto della sua vita". E' stata dedicata a "noi anziani" la catechesi di oggi di papa Francesco che continua a dedicare alla famiglia le sue riflessioni per l'udienza generale.
Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro, tra le quali come di consueto è lungamente passato con la jeep bianca, il Papa ha dunque parlato dei "nonni", del "valore" e "dell'importanza del loro ruolo nella famiglia. Lo faccio immedesimandomi in queste persone, perché anch'io appartengo a questa fascia di età. Quando sono stato nelle Filippine - ha aggiunto - , i filippini mi salutavano chiamandomi Lolo Kiko, cioè nonno Francesco".
"Una prima cosa è importante sottolineare: è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore", che non "scarta mai". "Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l'anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore". "Non è ancora il momento di 'tirare i remi in barca'. Questo periodo della vita è diverso dai precedenti, non c'è dubbio; dobbiamo anche un po' 'inventarcelo', perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare ad esso il suo pieno valore. Una volta, in effetti, non era così normale avere tempo a disposizione; oggi lo è molto di più. E anche la spiritualità cristiana è stata colta un po' di sorpresa, e si tratta di delineare una spiritualità delle persone anziane. Ma grazie a Dio non mancano le testimonianze di santi e sante!, anziani".
Il Papa ha poi ricordato la Giornata per gli anziani dell'anno scorso: "abbiamo ascoltato storie di anziani che si spendono per gli altri, e storie di coppie e di matrimonio che vengono e dicono 'oggi facciamo 50 anni di matrimonio', 'oggi facciamo 60 anni di matrimonio', e io dico: 'ma fallo vedere ai giovani che si stancano presto, è una testimonianza di fedeltà, è una riflessione da continuare sia in ambito ecclesiale che civile, è un esempio incoraggiante. Il Vangelo ci viene incontro con un'immagine molto bella, commovente e incoraggiante. E' l'immagine di Simeone e di Anna, dei quali ci parla il vangelo dell'infanzia di Gesù composto da san Luca. Erano certamente anziani, il 'vecchio' Simeone e la 'profetessa' Anna che aveva 84 anni. Non nascondeva l'età questa donna. Il Vangelo dice che aspettavano la venuta di Dio ogni giorno, con grande fedeltà, da lunghi anni. Volevano proprio vederlo quel giorno, coglierne i segni, intuirne l'inizio. Forse erano anche un po' rassegnati, ormai, a morire prima: quella lunga attesa continuava però a occupare tutta la loro vita, non avevano impegni più importanti di questo".
"Ebbene, quando Maria e Giuseppe giunsero al tempio per adempiere le disposizioni della Legge, Simeone e Anna si mossero di slancio, animati dallo Spirito Santo. Il peso dell'età e dell'attesa sparì in un momento. Essi riconobbero il Bambino, e scoprirono una nuova forza, per un nuovo compito: rendere grazie e rendere testimonianza per questo Segno di Dio. Simeone improvvisò un bellissimo inno di giubilo e Anna divenne la prima predicatrice di Gesù: «parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme»".
"Cari nonni, cari anziani, mettiamoci nella scia di questi vecchi straordinari! Diventiamo anche noi un po' poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio. E' un grande dono per la Chiesa, la preghiera dei nonni e degli anziani!" . E' "una grande iniezione di saggezza anche per l'intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta. Qualcuno deve pur cantare, anche per loro, i segni di Dio! Guardiamo a Benedetto XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell'ascolto di Dio l'ultimo tratto della sua vita".
"Noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevuti, e riempire il vuoto dell'ingratitudine che lo circonda. Possiamo intercedere per le attese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi, gli anziani, possiamo ricordare ai giovani ambiziosi che una vita senza amore è arida. Possiamo dire ai giovani paurosi che l'angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamorati di sé stessi che c'è più gioia nel dare che nel ricevere. I nonni e le nonne formano la 'corale' permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita. La preghiera, infine, purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l'indurimento del cuore nel risentimento e nell'egoismo. Com'è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Invece com'è bello l'incoraggiamento che l'anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita! E' veramente la missione dei nonni, la vocazione degli anziani. Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani. E loro lo sanno. Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale, le porto ancora con me, sempre nel breviario. Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!"