Papa: la verità vi farà liberi e non si può mai forzare nel nome di Gesù
“Dolore” e “vergogna” per il rapporto sugli abusi sessuali commessi in Francia dal 1950 da sacerdoti. “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza”. Una “prova dura ma salutare” che va affrontata.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il cristiano è libero, per quella libertà data da Gesù. “Una predicazione che dovesse precludere la libertà in Cristo non sarebbe mai evangelica”. “Non si può mai forzare nel nome di Gesù, non si può rendere nessuno schiavo in nome di Gesù che ci rende liberi”. Continuando il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati, papa Francesco ha incentrato la sua meditazione sul tema: “Cristo ci ha liberati”.
Rivolto ai francesi, Francesco ha anche espresso “dolore” e “vergogna” per il rapporto sugli abusi sessuali commessi dal 1950 da sacerdoti. “Ieri – le sue parole - la Conferenza dei vescovi francesi e i superiori religiosi hanno ricevuto il rapporto della Commissione indipendente abusi sessuali nella Chiesa, incaricata di valutare l’ampiezza del fenomeno degli abusi compiuti sui minori dal 1950 in poi”. “Ne risultano purtroppo numeri considerevoli”. "Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare, e invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti".
Ancora ai francesi, egli ha ricordato che “il 9 ottobre prossimo si apre il Sinodo sulla sinodalità. Vi invito a pregare – ha detto - affinché le riflessioni e gli scambi di questa Assemblea possano aiutarci a riscoprire la gioia di essere Popolo di Dio che cammina insieme ascoltando tutti”.
In precedenza, nella sua riflessione, Francesco aveva detto che “nella Lettera ai Galati, San Paolo ha scritto parole immortali sulla libertà cristiana”. Libertà che, ha proseguito, “è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire. Quanti fraintendimenti intorno al tema della libertà, e quante visioni differenti si sono scontrate nel corso dei secoli!”.
Paolo invece, “propone l’insegnamento di Gesù, che troviamo anche nel Vangelo di Giovanni: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (8,31-32). Il richiamo, dunque, è anzitutto quello di rimanere in Gesù, fonte della verità che ci fa liberi”.
“La libertà cristiana, quindi, si fonda su due pilastri fondamentali: primo, la grazia del Signore Gesù; secondo, la verità che Cristo ci svela e che è Lui stesso. Anzitutto è dono del Signore. La libertà che i Galati hanno ricevuto – e noi come loro – è frutto della morte e risurrezione di Gesù. L’Apostolo concentra tutta la sua predicazione su Cristo, che lo ha liberato dai legami con la sua vita passata: solo da Lui scaturiscono i frutti della vita nuova secondo lo Spirito. Infatti, la libertà più vera, quella dalla schiavitù del peccato, è scaturita dalla Croce di Cristo”. “Proprio lì dove Gesù si è lasciato inchiodare, Dio ha posto la sorgente della liberazione radicale dell’uomo. Questo non cessa di stupirci: che il luogo dove siamo spogliati di ogni libertà, cioè la morte, possa diventare fonte della libertà. Ma questo è il mistero dell’amore di Dio!”. “Paolo aveva sperimentato in prima persona questo mistero d’amore. Per questo dice ai Galati, con un’espressione estremamente audace: «Sono stato crocifisso con Cristo» (Gal 2,19). In quell’atto di suprema unione con il Signore egli sa di avere ricevuto il dono più grande della sua vita: la libertà. Sulla Croce, infatti, ha inchiodato «la carne con le sue passioni e i suoi desideri» (5,24). Comprendiamo quanta fede animava l’Apostolo, quanto grande fosse la sua intimità con Gesù e mentre, da un lato, sentiamo che a noi questo manca, dall’altro, la testimonianza dell’Apostolo ci incoraggia”.
“Il secondo pilastro della libertà è la verità. Anche in questo caso è necessario ricordare che la verità della fede non è una teoria astratta, ma la realtà di Cristo vivo, che tocca direttamente il senso quotidiano e complessivo della vita personale”. “La libertà rende liberi nella misura in cui trasforma la vita di una persona e la orienta verso il bene. Per essere davvero liberi abbiamo bisogno non solo di conoscere noi stessi, a livello psicologico, ma soprattutto di fare verità in noi stessi, a un livello più profondo. E lì, nel cuore, aprirci alla grazia di Cristo. La verità ci deve inquietare”. “L’inquietudine è il segnale che sta lavorando lo Spirito Santo”. “La verità ci deve porre continuamente delle domande, affinché possiamo andare sempre più al fondo di ciò che realmente siamo. Scopriamo in questo modo che quello della verità e della libertà è un cammino faticoso che dura tutta la vita. Un cammino in cui ci guida e ci sostiene l’Amore che viene dalla Croce: l’Amore che ci rivela la verità e ci dona la libertà. E questo è il cammino della felicità”.
17/10/2020 11:45
30/03/2020 09:05