Papa: la preghiera è una domanda, un grido verso Dio. E Dio risponde sempre
“A volte noi possiamo credere di non aver bisogno di nulla, di bastare a noi stessi e di vivere nell’autosufficienza più completa. Alle volte succede questo. Ma prima o poi questa illusione svanisce”. E “un giorno” questa voce interiore “si sveglia e grida”. “In questo tempo d’Avvento, segnato dalla pandemia facciamo nostra la preghiera di domanda, alla quale ci incoraggia Gesù.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Si può anche non arrivare a credere in Dio, ma è difficile non credere nella preghiera: essa semplicemente esiste” e “un giorno” questa voce interiore “si sveglia e grida. Dio risponderà”. “La preghiera di domanda” è stato il tema del quale papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha parlato all’udienza generale, tenuta anche oggi nella biblioteca del Palazzo apostolico.
E a conclusione dell’udienza Francesco ha ricordato che ieri è stata pubblicata la Lettera apostolica “Patris corde” a 150 anni dalla dichiarazione di san Giuseppe come “patrono della Chiesa universale” e ha invitato a invocare la sua benedizione “sulla Chiesa in questo nostro tempo”.
“La preghiera cristiana – aveva evidenziato nel discorso - è pienamente umana: comprende la lode e la supplica. Infatti, quando Gesù ha insegnato ai suoi discepoli a pregare, lo ha fatto con il ‘Padre nostro’, affinché ci poniamo con Dio nella relazione di confidenza filiale e gli rivolgiamo tutte le nostre domande. Imploriamo Dio per i doni più alti: la santificazione del suo nome tra gli uomini, l’avvento della sua signoria, la realizzazione della sua volontà di bene nei confronti del mondo”. “Ma nel ‘Padre nostro’ preghiamo anche per i doni più semplici e feriali, come il ‘pane quotidiano’ – che vuol dire anche la salute, la casa, il lavoro; e pure l’Eucaristia, necessaria per la vita in Cristo –; così come il perdono dei peccati, e quindi la pace nelle nostre relazioni; e infine che ci aiuti nelle tentazioni e ci liberi dal male”.
“Chiedere, supplicare. Questo è molto umano”. “La domanda è già un ritorno” a Dio. “A volte noi possiamo credere di non aver bisogno di nulla, di bastare a noi stessi e di vivere nell’autosufficienza più completa. Ma prima o poi questa illusione svanisce. L’essere umano è un’invocazione, che a volte diventa grido, spesso trattenuto. L’anima assomiglia a una terra arida, assetata (cfr Sal 63,2). Tutti sperimentiamo, in un momento o nell’altro della nostra esistenza, il tempo della malinconia, della solitudine. La Bibbia non si vergogna di mostrare la condizione umana segnata dalla malattia, dalle ingiustizie, dal tradimento degli amici, o dalla minaccia dei nemici. A volte sembra che tutto crolli, che la vita vissuta finora sia stata vana. In queste situazioni apparentemente senza sbocchi c’è un’unica via di uscita: il grido, la preghiera: «Signore, aiutami!». La preghiera apre squarci di luce nelle tenebre più fitte”.
E san Paolo dice che tutto il creato prega. “Non siamo i soli a ‘pregare’ in questo sterminato universo: ogni frammento del creato porta inscritto il desiderio di Dio”, anche se “solo l’uomo prega in maniera cosciente”.
“Dunque, non dobbiamo scandalizzarci se sentiamo il bisogno di pregare soprattutto quando siamo nella necessità. È vero: dovremmo imparare a farlo anche nei tempi felici; ringraziare Dio per ogni cosa che ci è data, e non ritenere nulla come scontato o dovuto: tutto è grazia. Tuttavia, non soffochiamo la supplica che sorge in noi spontanea. La preghiera di domanda va di pari passo con l’accettazione del nostro limite e della nostra creaturalità”. E “non c’è orante nel Libro dei Salmi che alzi il suo lamento e resti inascoltato. Sempre risponde. La Bibbia lo ripete infinite volte: Dio ascolta il grido di chi lo invoca. Anche le nostre domande balbettate, anche quelle rimaste nel fondo del cuore”.
Il Padre vuole donarci il suo Spirito, che anima ogni preghiera e trasforma ogni cosa. La preghiera è sempre attesa. Ora siamo in Avvento, tempo di attesa. È questione di pazienza, di reggere l’attesa. Perfino la morte trema, quando un cristiano prega, perché sa che ogni orante ha un alleato più forte di lei: il Signore Risorto. La morte è già stata sconfitta in Cristo, e verrà il giorno in cui tutto sarà definitivo, e lei non si farà più beffe della nostra vita e della nostra felicità. Il Signore è vicino e tante volte lo facciamo passare senza accorgercene. Essere in attesa, questa è la preghiera.
“In questo tempo d’Avvento, segnato dalla pandemia – ha ribadito nel saluto ai polacchi - facciamo nostra la preghiera di domanda, alla quale ci incoraggia Gesù. Impariamola dalla Vergine Maria, l’Immacolata, la cui solennità abbiamo celebrato ieri. Seguendo il Suo esempio poniamo in Dio tutta la nostra fiducia, abbandonandoci alla Sua misericordia”.
“Questo tempo di Avvento, avvicinandoci alla celebrazione del Natale – ha detto infine nel saluto agli italiani - ci dispone ad aprire lo spirito alla luce del Mistero di Betlemme. L’attesa del Salvatore spinga ciascuno di voi ad essere sempre più decisi e generosi nel corrispondere alle esigenze della vocazione cristiana”.