15/01/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: la libertà di espressione è un diritto fondamentale, ma lo è anche quello di una fede di non essere messa in ridicolo

Incontrando i giornalisti durante il volo per le Filippine, Francesco definisce un'"aberrazione" chi pretenda di "uccidere in nome di Dio". Su un possibile attentato, teme per l'incolumità della gente che viene a incontrarlo, ma per se stesso affronta questo pericolo con "una buona dose di incoscienza". A giugno o luglio l'enciclica sull'ambiente. Nelle Filippine "il messaggio saranno i poveri", soprattutto il sostegno alle vittime del tifone Yolanda.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Così come è un'"aberrazione" chi pretenda di "uccidere in nome di Dio", sbaglia anche chi arriva a offendere una religione sventolando la bandiera del diritto a dire ciò che si vuole. E' la considerazione espressa da papa Francesco sui fatti di Parigi, espressa nel corso di un incontro con i giornalisti durante il volo che l'ha portato dallo Sri Lanka nelle Filippine.

Alla domanda di un giornalista francese sulla drammatica vicenda di Parigi, a quanto riferisce la Radio Vaticana, il Papa ha risposto che i diritti alla libertà di espressione e alla libertà di religione "sono tutte e due diritti umani fondamentali". Ma così come è un'"aberrazione" chi pretenda di "uccidere in nome di Dio", sbaglia anche chi arriva a offendere una religione sventolando la bandiera del diritto a dire ciò che si vuole. Sul punto papa Francesco è inequivocabile: certamente è doveroso dire ciò che contribuisce a costruire il "bene comune", e certamente non si può reagire con violenza a un affronto, ma nemmeno "si può provocare". "Non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede", perché "c'è un limite", quello della "dignità" che ogni religione possiede.

Ad una successiva domanda su possibili attentati contro la sua persona e contro il Vaticano, Francesco ha detto di temere soprattutto per l'incolumità della gente che viene a incontrarlo, dicendo invece di se stesso, con un sorriso, di affrontare questo pericolo con "una buona dose di incoscienza". Il "miglior modo" per rispondere alla violenza, ha sottolineato, "è la mitezza".

Forti le parole sul crescente utilizzo di ragazzi e bambini negli attentati kamikaze, drammaticamente noti anche nel conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Francesco ha detto di vedere, al di là di problemi psichici, uno "squilibrio umano" in chi sceglie di uccidersi per uccidere. Un kamikaze, ha osservato, è uno che "dà la vita, ma non la dà bene", al contrario per esempio di tanti missionari che pure danno la vita "ma per costruire". E dunque, mettere una bomba addosso a un bambino non è altro, per il Papa, che un altro dei terribili modi di renderlo "schiavo" .

Alla domanda sulla possibilità di coinvolgere le altre religioni contro il terrorismo, magari con un incontro sullo stile di Assisi, il Papa ha detto di aver saputo che "c'è gente che lavora per questo" in ambienti di altre fedi, dove serpeggia una certa "inquietudine" sulla recrudescenza del terrorismo.

La prossima Enciclica in preparazione sui temi ambientali è stato un altro argomento sul quale il Papa ha risposto facendo sapere che il documento dovrebbe essere pronto per giugno, luglio. A fine marzo, ha detto ancora, prenderà una settimana di tempo per concludere un testo già arrivato alla terza bozza, dopo la prima preparata dal card. Turkson, una seconda rivista dal Papa stesso con l'aiuto di esperti e una terza bozza redatta con il contributo di teologi. Quest'ultima versione ha ricevuto anche costruttivi apporti da parte della Congregazione della dottrina della fede, della Segreteria di Stato e del teologo della Casa Pontificia. Quello che il Papa vuole è che l'enciclica porti un "contributo" al prossimo vertice di Parigi sulla tutela ambientale. Quello scorso in Perù, ha commentato, "mi ha deluso" per la "mancanza di coraggio".

Quanto all'attuale viaggio, nelle Filippine "il messaggio saranno i poveri", soprattutto il sostegno alle vittime del tifone Yolanda.

Sulla tappa srilankese, Francesco aveva innanzi tutto spiegato perché abbia ultimamente privilegiato - nel proclamare nuovi santi - la procedura della "Canonizzazione equipollente", nel caso di beate e beati venerati già da secoli, come avvenuto con l'apostolo dello Sri Lanka, Giuseppe Vaz. Nella sua scelta - come per la Beata Angela da Foligno, Pietro Favre, padre de Anchieta e gli altri - il Papa ha detto di  preferire, in accordo con la visione dell'"Evangelii Gaudium", "grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici". Così avverrà in settembre, durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti, quando canonizzerà Junipero Serra, che portò il Vangelo nell'ovest del Paese.

Un'altra spiegazione, Papa Francesco l'ha data circa la sua visita a sorpresa in un tempio buddista, al termine della seconda giornata in Sri Lanka. Si è trattato di  uno scambio di cortesie con il capo del tempio che era venuto a salutarlo all'aeroporto, ma anche un riconoscimento dal valore dell'interreligiosità, che in modo plastico si manifesta ad esempio proprio nel santuario di Madhu, in Sri Lanka, luogo di incontro e di preghiera non solo di cattolici.

Una valutazione del Papa ha riguardato anche un suo appoggio a Commissioni di verità e riconciliazione nel mondo, come quella in Sri Lanka. Francesco ha detto di averne sostenuta una in Argentina e di appoggiare tutti gli "sforzi equilibrati" che "aiutino a mettersi d'accordo" e non cerchino la vendetta. Citando parole del nuovo presidente dello Sri Lanka, papa Francesco ha detto di essere rimasto colpito dall'idea del presidente di voler andare avanti nel lavoro di pace e di riconciliazione, ma soprattutto di mirare a "creare l'armonia nel popolo", che è "più della pace e della riconciliazione". Ma per far questo è necessario "arrivare al cuore del popolo". 

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