05/04/2023, 11.36
VATICANO
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Papa: la croce di Gesù ci insegna ad affrontare anche le nostre ferite

All’udienza in piazza San Pietro una riflessione sul “Crocifisso fonte di speranza”. Il pensiero alle mamme dei soldati ucraini e dei soldati russi caduti nella guerra “come maria sotto la croce”.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Come sulla croce Gesù mostra le sue ferite e trasforma i dolori in “fori di luce” anche ciascuno di noi è chiamato nel mistero della Pasqua a lasciarsi guarire dalla tristezza, facendo diventare le proprie ferite occasioni per amare gli altri. È il messaggio che papa Francesco ha consegnato questa mattina ai fedeli presenti in piazza San Pietro per l’appuntamento dell’udienza generale alla vigilia ormai dei riti del Triduo pasquale.

Prendendo spunto per la sua riflessione dal racconto della Passione letto integralmente nella domenica delle Palme, il pontefice si è soffermato sullo sconforto dei discepoli davanti alla morte in croce di Gesù, apparente “capolinea della speranza”. “Anche in noi – ha commentato - si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio? Perché tanto male nel mondo? Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la sospirata pace non arriva?”. Ma vale anche per il cuore di ciascuno: “quante attese svanite, quante delusioni. E quella sensazione che i tempi passati fossero migliori e che nel mondo, magari pure nella Chiesa, le cose non vadano come una volta… Insomma, anche oggi la speranza sembra a volte sigillata sotto la pietra della sfiducia”. 

Ma proprio la croce di Gesù insegna che “la speranza di Dio nasce e rinasce nei buchi neri delle nostre attese deluse”. E allora ecco la Pasqua tornare a chiederci di guardare “l’albero della croce per essere guariti dalla tristezza di cui siamo malati, dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo”.
La croce – ha ricordato ancora Francesco – è il luogo dove Dio “che ha tutto si lascia privare di tutto. Dio vince così sulle nostre apparenze”. Noi, invece, “ci rivestiamo di esteriorità che ricerchiamo e curiamo. Ci addobbiamo di apparenze, di cose superflue; ma così non troviamo pace. Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi”. “Oggi, quando tutto è complesso e si rischia di perdere il filo – ha aggiunto ancora il papa - abbiamo bisogno di semplicità, di riscoprire il valore della sobrietà, della rinuncia, di fare pulizia di ciò che inquina il cuore e rende tristi”. È bello spogliarsi delle cose inutili – ha aggiunto a braccio richiamando un’esperienza vissuta a Casa Marta -. E questo è andato ai poveri, alla gente che ha bisogno. Guardate il vostro guardaroba, anche quello dell’anima: quante cose inutili hai, quante illusioni stupide”. 

Gesù in croce, inoltre, mostra le sue ferite. “Anche noi siamo feriti – ha commentato il pontefice - chi non lo è nella vita? Chi non porta le cicatrici di scelte passate, di incomprensioni, di dolori che restano dentro e si fatica a superare?”. Ma ciò che fa la differenza è che Dio mostra le sue ferite “per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: Gesù che in croce non recrimina, ma ama. Ama e perdona chi lo ferisce. Così converte il male in bene, così trasforma il dolore in amore”.

“Il punto – ha proseguito Francesco - non è essere feriti poco o tanto dalla vita, ma che cosa fare delle proprie ferite”. Il pontefice ha invitato a pensare ai tanti giovani che oggi non tollerano le proprie ferite e cercano una via di uscita nelle droghe o addirittura nel suicidio. “Che cosa fai con le tue ferite? – ha chiesto ancora il papa -. Posso lasciarle infettare nel rancore e nella tristezza oppure posso unirle a quelle di Gesù, perché anche le mie piaghe diventino luminose. Possono diventare fonti di speranza quando, anziché piangerci addosso, asciughiamo le lacrime altrui; quando, anziché covare risentimento per quanto ci è tolto, ci prendiamo cura di ciò che manca agli altri; quando, anziché rimuginare in noi stessi, ci chiniamo su chi soffre; quando, anziché essere assetati d’amore per noi, dissetiamo chi ha bisogno di noi. Perché soltanto se smettiamo di pensare a noi stessi, ci ritroviamo”. 

I saluti ai gruppi di pellegrini presenti a questa udienza che prepara al Triduo Pasquale sono stati infine l’occasione per un nuovo invito a non dimenticare in questi giorni “tutte le vittime dei crimini di guerra”. “Eleviamo una supplica a Dio affinché i cuori di tutti si convertano – ha aggiunto Francesco -. Guardando Maria davanti alla Croce il mio pensiero va alle mamme dei soldati ucraini e dei soldati russi caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme”.

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