Papa: la crisi impone scelte etiche e un’equilibrio che rispetti la terra
Serve una profonda revisione del modello di sviluppo economico, che non sia dannoso per i Paesi più poveri e per l’ambiente. Non incentivare più stili di vita consumistici. Va rivalutata l’agricoltura, “risorsa indispensabile per il fututo”. Una “invocazione” di pace per l’Iraq. La comunità internazionale aiuti la popolazione di Haiti che, dopo il terremoto, è colpita dal colera. Sabato una veglia di preghiera per la vita nascente.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La crisi economica, della quale si è parlato anche al G20, si agiunge a fettori “gravi” come “il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione”. Una situazione che, ha detto oggi il Papa, va affrontata cambiando le scelte degli Stati, specialmente quelli ricchi, e gli stili di vita.
Rivolgendosi a una piazza san Pietro ove erano raccolte almeno 40mila persone, riunite dalle Confraternite italiane, il Papa ha preso spunto dall’odierna celebrazione, in Italia, della Giornata del ringraziamento per affrontare, prima della recita dell’Angelus, il tema della crisi economica, mentre, dopo la recita della preghiera mariana, ha invocato pace per l’Iraq, chiesto solidarietà per Haiti e invitato a partevcipare a una veglia di preghiera per la vita nascente, che egli celebrerà sabato prossimo, 27 novembre.
Prima dell’Angelus, dunque, Benedetto XVI ha sottolineato come “la crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà: essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale (cfr Enc. Caritas in veritate, 21). E’ un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione. In questo quadro, appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Infatti, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro”.
“Nell’attuale situazione economica - ha proseguito - la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo – come dice la Genesi – affinché la coltivi e la custodisca (cfr 2,15). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri. Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali (cfr Enc. Caritas in veritate, 27). E’ fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro. Non pochi giovani hanno già scelto questa strada; anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune”.
Il dono della pace per l’Iraq è stato invocato dal Papa dopo la recita dell’Angelus, insieme all’appello alla comunità internazionale perché “aiuti generosamente” le popolazioni di Haiti che, “a causa del terribile terremoto del gennaio scorso, soffrono ora per una grave epidemia di colera”.
“Sabato 27 novembre prossimo - ha detto infine - nella basilica di san Pietro, presiederò i Primi Vespri della prima domenica di Avvento e una veglia di preghiera per la vita nascente. L’iniziativa è in comune con le Chiese particolari di tutto il mondo e ne ho raccomandato lo svolgimento anche in parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti. Il tempo di preparazione al Santo Natale è un momento propizio per invocare la protezione divina su ogni essere umano chiamato all’esistenza, anche come ringraziamento a Dio per il dono della vita ricevuto dai nostri genitori”.
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