Papa: la Risurrezione "non è l'happy end di un film", ma "una vittoria umile di Dio, che umanamente sembra un fallimento"
Città del Vaticano (AsiaNews) - La risurrezione di Gesù "non è l'happy end di un film", ma è l'intervento di Dio Padre "nel momento in cui tutto sembra perduto", "una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento", giunta quando Gesù ha percorso fino in fondo la via dell'umiliazione e della spoliazione, accettando il tradimento, le offese e la morte. Il "mistero sconcertante della grande umiltà di Dio", che accetta di morire e morire "come un delinquente" è stato al centro della catechesi rivolta da papa Francesco alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro per l'udienza generale.
Tra i presenti, come di consueto, il Papa è passato a lungo. All'ormai frequente lancio di magliette e bandierine che accompagna il giro tra i fedeli, si sono aggiunti, oggi, due episodi che hanno visto un bambino donare a Francesco un sacchetto di patatine e altri due salire sulla jeep. A un certo punto del passaggio tra i presenti, infatti, Francesco è sceso dall'auto per salutare un gruppo di bambini italiani. Ed è stato allora che ha proposto a due di loro di fare un giro con lui sulla jeep (nella foto). I due, entrambi con un cappellino bianco, sono saliti e tra qualche sorriso e un po' di imbarazzo hanno iniziato a salutare a loro volta la folla. "Vi piace questa gita fuori programma?", ha anche domandato il Papa ai due.
Il discorso rivolto poi ai fedeli è partito da "un episodio triste, il racconto del tradimento di Giuda, che si reca dai capi del Sinedrio per mercanteggiare e consegnare ad essi il suo Maestro. 'Quanto mi date se io ve lo consegno'. Gesù da quel momento ha un prezzo. Questo atto drammatico segna l'inizio della Passione di Cristo, un percorso doloroso che Egli sceglie con assoluta libertà. E lo dice chiaramente Lui stesso: «Io do la mia vita... Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo». E così incomincia quella via dell'umiliazione, della spogliazione, con questo tradimento. Gesù, come se fosse nel mercato: 'Questo costa 30 denari...'. E Gesù percorre questa via dell'umiliazione e della spogliazione fino in fondo".
"Gesù raggiunge la completa umiliazione con la morte di croce. Si tratta della morte peggiore, quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti. Gesù era considerato un profeta, ma muore come un delinquente. Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l'umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte. Tante volte avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti!".
"Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. E' il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso. Lui ha preso su di sé tutta la sofferenza umana".
"Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l'ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante. Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, è vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo. La sua passione non è un incidente; la sua morte - quella morte - era 'scritta'".
"Davvero, non abbiamo tante spiegazioni è un mistero sconcertante, il mistero della grande umiltà di Dio: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito». Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo noi stessi: 'E questo è per me. Anche se io fossi stata l'unica persona nel mondo, Lui l'avrebbe fatto. L'ha fatto per me'. E baciamo il Crocifisso e diciamo: 'Per me. Grazie Gesù. Per me'. E quando tutto sembra perduto, quando non resta più nessuno perché percuoteranno «il pastore e saranno disperse le pecore del gregge», è allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione".
"La risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l'happy end di un film ma è l'intervento di Dio Padre là dove s'infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore e in cui tante persone sentono come il bisogno di scendere dalla croce, è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che incomincia la mattina, prima che incomincia la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita".
14/05/2018 10:43