Papa: la Risurrezione ha dato a tutti i cristiani il “mandato missionario”
Alla recita del Regina Caeli, a Castel Gandolfo, Benedetto XVI ricorda che tutta la Chiesa ha ricevuto la missione di evangelizzare. In spagnolo l’augurio che “la pace che nasce dal trionfo del Signore sul peccato si estenda su tutta la terra”.
Castel Gandolfo (AsiaNews) – Con la Risurrezione Gesù “ha sconfitto la morte, causata dal nostro peccato, e ci riporta alla vita immortale” e al tempo stesso ha affidato alla Chiesa il mandato missionario, che riguarda tutti i cristiani, ovunque e in tutti i tempi. Lo ricorda Benedetto XVI nelle parole rivolte nel Lunedì dell’Angelo, prima della recita del Regina Caeli, alle duemila persone presenti nel cortile del palazzo apostolico di Castel Gandolfo, dove egli è da ieri, per un breve periodo di riposo.
“La Risurrezione del Signore - ha detto infatti prima della preghiera mariana - segna il rinnovamento della nostra condizione umana. Cristo ha sconfitto la morte, causata dal nostro peccato, e ci riporta alla vita immortale. Da tale evento promana l’intera vita della Chiesa e l’esistenza stessa dei cristiani. Lo leggiamo proprio oggi, Lunedì dell’Angelo, nel primo discorso missionario della Chiesa nascente: ‘Questo Gesù – proclama l’apostolo Pietro – Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire’ (At 2,32-33)”.
“Uno dei segni caratteristici della fede nella Risurrezione è il saluto tra i cristiani nel tempo pasquale, ispirato dall’antico inno liturgico: “Cristo è risorto! / E’ veramente risorto!”. È una professione di fede e un impegno di vita, proprio come è accaduto alle donne descritte nel Vangelo di san Matteo:
‘Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli
abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare
ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno’ (28,9-10)”.
“Tutta la Chiesa – scrive il Servo di Dio Paolo VI – riceve la missione di evangelizzare, e l’opera di ciascuno è importante per il tutto. Essa resta come un segno insieme opaco e luminoso di una nuova presenza di Gesù, della sua dipartita e della sua permanenza. Essa la prolunga e lo continua” (Es. Ap. Evangelii Nuntiandi, 8 dicembre 1975, 15: AAS 68 [1976], 14)”.
“In che modo possiamo incontrare il Signore e diventare sempre più suoi autentici testimoni? San Massimo di Torino afferma: ‘Chiunque vuole raggiungere il Salvatore, per prima cosa lo deve porre con la propria fede alla destra della divinità e collocarlo con la persuasione del cuore nei cieli’ (Sermo XXXIX a, 3: CCL 23, 157), deve cioè imparare a rivolgere costantemente lo sguardo della mente e del cuore verso l’altezza di Dio, dove è il Cristo risorto. Nella preghiera, nell’adorazione, dunque, Dio incontra l’uomo. Il teologo Romano Guardini osserva che ‘l’adorazione non è qualcosa di accessorio, secondario … si tratta dell’interesse ultimo, del senso e dell’essere. Nell’adorazione l’uomo riconosce ciò che vale in senso puro e semplice e santo’ (La Pasqua, Meditazioni, Brescia 1995, 62). Solo se sappiamo rivolgerci a Dio, pregarLo, noi possiamo scoprire il significato più profondo della nostra vita, e il cammino quotidiano viene illuminato dalla luce del Risorto”.
Dopo la recita della preghiera mariana, infine, nel saluto rivolto in spagnolo il Papa ha espresso l’auspicio che “La pace che nasce dal trionfo del Signore sul peccato si estenda su tutta la terra, in particolare su quelle regioni che ne hanno più bisogno”.
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