Papa: la Quaresima, percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni
Nel suo messaggio per la Quaresima, Francesco invita a “prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni”. E’ l’invito che papa Francesco rivolge nel messaggio per la Quaresima di quest’anno, che ha per tema “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18), pubblicato oggi.
Il cammino quaresimale, ricorda Francesco, è tempo di conversione nel quale “rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’’acqua viva’ della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo”. “Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa”.
La fede che si rinnova “ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle. In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa”. Una verità che “non è una costruzione dell’intelletto”, ma “un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita”.
Il digiuno, allora, “vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio” e digiunare “vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore”.
La speranza, poi, “‘acqua viva’ che ci consente di continuare il nostro cammino” vissuta con Gesù e grazie a Gesù “vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre”. Anche nell’attuale contesto di preoccupazione “il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata (cfr Enc. Laudato si’, 32-33.43-44)”. E il perdono di Dio, ricevuto nella confessione, “anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità. Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Enc. Fratelli tutti [FT], 223)”.
La carità, “vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza. La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione”, è “dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità”.
“Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio”.
L’appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, conclude Francesco, “ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre”.
Nel documento di Francesco, ha evidenziato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che ha presentato il messaggio, il Papa “raccoglie e organizza le lezioni della passione, crocifissione e resurrezione” che Gesù ha dato: “la lezione della fede obbediente con cui Gesù ha abbracciato la sua passione e la sua croce. - la lezione della povertà: la povertà di svuotarsi e di farsi schiavo, per servire e arricchire l'umanità dalla sua povertà (Fil 2,6-8; Mt 20,28; Gv 13,4-12). - la lezione dell'amore: l'amore del Padre per suo Figlio e per il mondo (Gv.3,16), l'amore di Gesù per suo Padre (Gv.10,17-18), così come il suo amore per i suoi seguaci (Gv.13,1). - la lezione di preghiera con cui Gesù iniziò la sua agonia nel Getsemani, con cui pregò per i suoi crocifissori e con cui si raccomandò nelle mani del Padre. - la lezione di speranza nella sua risurrezione, che promette anche al ladro pentito (Lc.23,41- 42)”.
16/02/2018 11:08
24/02/2022 12:20