Papa: la Chiesa è ‘tutta missionaria’ e ogni cristiano è chiamato a dare testimonianza di Gesù
Il messaggio di Francesco per la Giornata missionaria mondiale si articola su “tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo»”. ““Nell’evangelizzazione, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa è “tutta missionaria”, vive della testimonianza dei cristiani e. grazie alla forza che le dà lo Spirito Santo, vuole arrivare “ai confini della terra”. Si intitola «Di me sarete testimoni» (At 1,8) il messaggio di papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale che sarà celebrata il 23 ottobre 2022, pubblicato oggi.
Francesco articola il messaggio su “tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo»”.
La prima espressione - «Di me sarete testimoni» - vuole indicare che tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare Cristo. “La forma plurale sottolinea il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata missionaria dei discepoli. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa”. La testimonianza dei cristiani ha dunque un “carattere soprattutto comunitario”.
“L’essenza della missione – scrive poi Francesco - è il testimoniare Cristo, vale a dire la sua vita, passione, morte, e risurrezione per amore del Padre e dell’umanità”. Sempre a proposito della testimonianza, Francesco ricorda l’affermazione di Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò – aggiunge - è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani. D’altra parte, resta altrettanto necessario il compito di annunciare la sua persona e il suo messaggio”. “Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria”.
Particolare rilievo, nella testimonianza, assume quella dei cristiani vittime di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza. “Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la «responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono» (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto”.
Il tema dei migranti è legato al secondo punto, l’invio dei discepoli “fino ai confini della terra”. “Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico ‘centrifugo’, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino ‘all’estremità della terra’. Non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano questo movimento missionario: esso ci dà una bellissima immagine della Chiesa ‘in uscita’ per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo Signore, orientata dalla Provvidenza divina mediante le concrete circostanza della vita”.
Spingersi fino ai confini della terra, scrive ancora Francesco, è un'indicazione che "dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo", perché la Chiesa era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale.
Nella missione, i cristiani sanno di avere con sé “la forza dello Spirito”. “Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo. Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore”.
Ed “è lo Spirito il vero protagonista della missione: è Lui a donare la parola giusta al momento giusto nel modo giusto. È alla luce dell’azione dello Spirito santo che vogliamo leggere anche gli anniversari missionari di questo 2022”. L’istituzione della Sacra Congregazione de propaganda fide, nel 1622, e quello di tre Opere missionarie riconosciute come 'pontificie' cent'anni fa. Sono l'Opera della Santa Infanzia, iniziata dal vescovo Charles de Forbin-Janson; l'Opera di San Pietro Apostolo fondata da Jeanne Bigard per il sostegno di seminaristi e sacerdoti in terra di missione; e l'Associazione della Propagazione della Fede fondata 200 anni fa da Pauline Jaricot la cui beatificazione si celebrerà in quest'anno giubilare. (FP)
24/10/2004