Papa: la Chiesa accompagna l’Africa nelle grandi sfide che l’attendono
Benedetto XVI all’udienza generale ricorda le tappe del suo primo viaggio nel Continente nero. La consegna del documento di lavoro per il prossimo sinodo africano. La necessità dell’evangelizzazione, la speranza per i giovani, il ruolo delle donne, la prosecuzione del dialogo interreligioso con i musulmani.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Un continente ricco di valori umani e profondo spirito religioso, che ha biogno di riconciliazione, giustizia, pace e rispetto dei diritti umani, che la Chiesa “accompagna” nella sua crescita e al quale resta fondamentale portare l’annuncio del Vangelo. E’ l’Africa che Benedetto XVI ha evocato oggi, ricordando alle 20mila persone presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale i momenti principali del viaggio che vi ha appena compiuto.
E’ stato, ha ricordato “il primo del pontificato in Africa, limitato a Camerun e Angola, ma idealmente ho voluto abbracciare tutti i popoli africani”. E ha ringraziato per la “tradizionale calorosa accoglienza africana, che mi è stata tributata ovunque”.
Benedetto XVI ha detto di essere arrivato il 17 marzo in Camerun, “nel cuore dell’africa e non solo geograicamente”, in quanto questo Paese “riassume molte caratteristiche del Continente, prima di tutto la sua anima profondamente religiosa”. In Camerun “oltre un quarto deli abitanti sono cattolici e convivono pacificamente con le altre comunità religiose. Per questo Giovanni Paolo II lo scelse per promulgare l’esortazione Ecclesia in Africa, dopo la prima assemblea sinodale per l’Africa. Questa volta il Papa ci è andato per consegnare l’Instrumentum laboris per la prossima assemblea che avrà il tema La Chiesa in Africa, strumento di riconciliazione a servizio della giustizia e della pace”.
“Negli incontri con gli episcopati ho voluto richiamare l’urgenza della evangelizzazione, che compete in primo luogo proprio ai vescovi. Li ho esortati a essere sempre di esempio per sacerdoti e fedeli e a seguire formazione dei seminaristi, che grazie a Dio sono numerosi”, e a curare i catechisti. “Li ho incoraggiati a promuovere la pastorale del matrimonio e della famiglia, anche per resistere all’attacco delle sette e dei gruppi esoterici”. “Esortati alla difesa dei diritti dei popoli”.
Il Papa ha poi ricordato di aver incontrato alla nunziatura di Yaoundé esponenti della comunità musulmana, “ribadendo l’importanza del dialogo interreligioso e della collaborazione tra cristiani e musulmani”.
“Sicuramente uno dei momenti culminanti della visita” è stata la consegna dell’Instrumentum “avvenuta il 19 marzo, mio onomastico, nello stadio di Yaoundé, al termine della solenne celebrazione eucaristica”, avvenuta “nella pluralità del popolo di Dio”, in un “clima di festa”. L’assemblea sinodale “in certo senso è inizata nel cuore del continente africano, nel cuore della famiglia africana, che soffre e spera”. A Yaoundé, con i membri del Consiglio del sinodo per l’Africa “era quasi una prima riunone del Sinodo, in un dibattio fraterno” tra i rappresentanti degli episcopati e il Papa. La Chiesa accompagna così un’Africa “impegnata a consolidare l’indipendenza politica e nella costruzione dell’identità nazionale in un contesto globalizzato”. E “in mezzo a conflitti numerosi e drammatici che ancora affliggono il continente, la Chiesa sa di dover essere strumento di pace e riconciliazione”.
E l’Angola, seconda tappa del viaggio, è un “Paese emblematico, uscito da una lunga guerra interna, impegnato in riconciliazione e ricostruzione nazionale, ma come può realizzarsi se avvenise a scapito dei piu poveri, che hanno diritto come tutti a partecipare alle ricchezze della loro terra”.
“In Angola si tocca con mano che tutto è perduto con la guerra, tutto puo rinascere con la pace”. Per questo obiettivo “ci vglionon grandi energie morali”, per le quali “è importante il ruolo della Chiesa a svolgere funzione educativa per formare e rinnovare le coscienze”.
L’Africa è un “continente giovane, ma troppi suoi figli, bambini e adolescenti, hanno già subito gravi ferite che solo Gesù Cristo può sanare infondendo la forza di amare". Nello stadio di Luanda, con i giovani, “è stata festa di gioia e di speranza. rattristata purtroppo dalla morte di due ragazze, schiacciate nella calca dell’ingresso”. Ancora a Luanda, “alle donne ho reso omaggio per il serivioz che tante ogffrono alla fede alla vita, alla dignità umana. Ho ricordato il pieno diritto della donna a impegnarsi nella vita pubblica, senza che sia mortificato il suo ruolo nella famiglia, da svolgere con il resto della società e, soprattuto, con i mariti e i padri”.”Ecco dunque il messaggio alle donne e alle famiglie, estrendendolo poi a tutti. Se i popoli affondano la loro speranza sulla Parola di Dio possono davvero costruire un futuro di riconciliazione e di stabilità pe tutti”.
Un invito, infine, a “pregare per le popolazioni africane a me molto care, perché possano affrontare con coraggio le grandi sfide economiche, sociali e morali del nostro tempo”.
FOTO: Credit CPP
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