Papa: l’Occidente ha un’anima cristiana e la Chiesa lavora per conservarla
All’udienza generale Benedetto XVI ripercorre le tappe del viaggio in Gran Bretagna. Evangelizzare la cultura, malgrado il “secolarismo aggressivo” e il relativismo. Il compito pubblico della religione nel richiamare il ruolo dell’etica nella vita sociale e politica. Appello perché cattolici e ortodossi si impegnino “seriamente nella causa del ristabilimento della piena comunione”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il viaggio compiuto nei giorni scorsi in Gran Bretagna, ha confermato in Benedetto XVI la “profonda convinzione che quelle antiche nazioni hanno un’anima cristiana, che è un tutt’uno con il genio e la storia dei rispettivi popoli” e “anche se il secolarismo aggressivo minaccia la Chiesa, essa convinta del bene che trasmette, non cessa di lavorare per tenere continuamente desta questa tradizione spirituale e culturale”.
Al viaggio del 16-19 settembre in Gran Bretagna, “visita ufficiale e in pari tempo un pellegrinaggio nel cuore della storia e dell’oggi” di quel Paese, “evento storico nella lunga e complessa vicenda nelle relazioni tra quelle popolazioni e la Santa Sede” il Papa ha dedicato il discorso che ha rivolto alle circa 10mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale. La visita ha avuto in primo luogo l’obiettivo di “sostenere la comunità cattolica, incoraggiandola a lavorare strenuamente per difendere le immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera”.
Benedetto XVI ha ripercorso tappa per tappa le “intense e bellissime giornate” della visita, nel corso della quale “ho parlato al cuore degli abitanti del Regno Unito ed essi hanno parlato al mio”, dimostrando “quanto l’eredità cristiana sia ancora forte e ancora viva”.
“Sin dal primo giorno ho ovunque ricevuto calorosa accoglienza” da tutti, a partire dalla regina Elisabetta e dal principe Filippo che, a Edimburgo, “mi hanno accolto con grande cortesia a nome di tutto il popopo britannico”. L’incontro con loro è stato “molto cordiale” e condivo “la grande preoccupazione per il benessere di tutti i popoli del mondo e per la testimonianza cristiana”.
Poi la messa a Glasgow, dove, nel corso della prima messa celebrata in terra britannica, della quale il Papa ha ricordato anche le “melodie tradizionali”, Benedetto XVI ha parlato del’importanza dell’evangelizzazione della cultura nel mondo di oggi, nel quale “un pervasivo relativismo minaccia di mutare le immutabili verità sull’uomo”.
Ancora, arrivando a Londra ha parlato dell’educazione cattolica, ricordando “l’importanza della fede nella formazione di cittadini maturi e responsabil”i. Ai giovani ha raccomandato di “non perseguire obiettivi limitati, acontentandosi di scelte comode, ma di puntare a cosa più grandi”.
Nella stessa giornata, ai rappresentanti delle altre religioni ha ripetuto la “ineludibile necessità di un dialgo sincero, che ha bisogno del principio di reciprocità perche sia fruttuoso” e della ricerca del sacro come impegno comune. L’incontro “molto cordiale e fraterno” con l’arcivescovo di Canterbury è stato un “momento importante nei rappporti tra cattolici e anglicani, che ha mostrato la volontà di proseguire nel cammino verso la piena unità”.
All’importanza del cammino ecumenico, Benedetto XVI ha dedicato un particolare pensiero anche oggi, ricordando che a Vienna si svolge una sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, che in questa fase si occupa del ”ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa universale, con particolare riferimento al primo millennio della storia cristiana. “L`obbedienza alla volontà del Signore Gesù, e la considerazione delle grandi sfide che oggi si presentano al cristianesimo - ha detto - ci obbligano ad impegnarci seriamente nella causa del ristabilimento della piena comunione tra le Chiese”. “Esorto tutti - ha concluso - a pregare intensamente per i lavori della Commissione e per un continuo sviluppo e consolidamento della pace e concordia tra i battezzati, affinché possiamo dare al mondo una testimonianza evangelica sempre più autentica”.
Tornando alla visita in Gran Bretagna, la giornata del 17 si concluse nel Westminster Hall, dove, rivolgendosi a esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale britannico e con il corpo diplomatico accreditato in quel Paese, che “la religione per il legislatore non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce al cammino storico della nazione, in particolare nel richiamare il ruolo dell’etica nella vita sociale e politica”. Una considerazione, alla luce della convinzione espressa oggi dal Papa, che vale non solo per la Gran Bretagna, ma per l’intero Occidente.
In quelle intense giornate c’è stato anche un incontro, in nunziatura, con alcune vittime degli abusi del clero. “E' stato un momento intenso di commozione e preghiera”, dopo il quale il Papa ha incotrato “un gruppo di professionisti e volontari responsabili della protezione di ragazzi e giovani in ambienti ecclesiali, un aspetto particolarmente importante nell'impegno pastorale della Chiesa. Li ho incoraggiati a continuare nel loro lavoro, che si inserisce in una lunga tradizione della Chiesa per la formazione delle nuove generazioni”.
“Culmine della mia visita” è stata la beatificazione di John Henry Newman, “illustre figlio dell’Inghilterra”. “Preceduta e preparata da una speciale veglia svoltasi in un’atmosfera di profondo raccoglmento”. La beatificazione vuole riproporre la figura di un “intellettuale e credente”, il pensiero del quale si può sintetizzare con l’affermazione che “la via della coscienza non è chiusura nel proprio io, ma apertura, conversione e obbedienza a Colui che è via verita e vita”.
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