Papa: istruire nella fede e nella morale, nell’attuale momento di “smarrimento sconcertante”
San Paolo (AsiaNews) – Evangelizzare, istruire nella fede e nella morale cristiana, andare alla ricerca di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, promuovere iniziative pastorali a favore dei poveri e dei diseredati e iniziative sociali nella logica della dottrina sociale, difendere matrimonio e famiglia. Sono i compiti del vescovo in questo momento di “smarrimento sconcertante” che la vita sociale sta attraversando, quali sono stati delineati questa sera da Benedetto XVI in una lunga riflessione rivolta agli oltre 400 vescovi del Brasile, con i quali ha celebrato i Vespri nella “Catedral da Sé”, chiesa metropolitana della città di San Paolo dedicata a Nostra Signora dell’Annunciazione. E’ stato l’ultimo appuntamento della terza giornata del viaggio del Papa, che questa sera lascia San Paolo per recarsi ad Aparecida.
Il Papa ha tracciato quasi un repertorio dei compiti del vescovo, in questo tempo nel quale “viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi; si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale; si attenta contro la dignità dell’essere umano; si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni” e, all’interno della Chiesa, si discute il valore del celibato o si aderisce a visioni partitiche.
E’ un compito che comincia dallo “sforzo missionario che l’America Latina dovrà assumersi, proprio a partire da qui, dal suolo brasiliano”. “La missione che ci è affidata, come maestri della fede – ha sottolineato - consiste nel ricordare, come lo stesso apostolo delle Genti scriveva, che il nostro Salvatore «vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4-6). Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa: la salvezza delle anime, una ad una. Il Padre perciò ha inviato il suo Figlio, e «come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi», è detto in San Giovanni (Gv 20, 21). Da qui, il mandato di evangelizzare”.
Se l’annuncio è il primo compito, ci sono poi la preoccupazione per il popolo di Dio - compresi coloro che, per l’aggressività delle sette protestanti, si sono allontanati dalla Chiesa – e naturalmente per i sacerdoti e, quindi, le vocazioni.
“Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo, perché possa testimoniare la sua fede in maniera limpida e chiara. Questa fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, nutre e rinvigorisce la comunità dei discepoli del Signore, mentre li edifica come Chiesa missionaria e profetica”.
Ciò comporta una particolare cura nella formazione dei fedeli. “Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette – che costituisce motivo di giusta preoccupazione – e incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati, facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata”. E “si tratta di non risparmiare sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo”.
Nel quadro dello “sforzo evangelizzatore”, Benedetto XVI ha collocato le “iniziative pastorali” che la comunità si assume, “inviando soprattutto nelle case delle periferie urbane e dell’interno i suoi missionari, laici o religiosi, cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità”. Si tratta poi di manifestare solidarietà e aiuto verso chi è povero, “sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace”.
Resta, infine, la speciale attenzione da dedicare al sacerdozio. Così, Benedetto XVI segnala la particolare gravità del fatto che “quando in seno alla Chiesa, è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo”. Anche per questo, il Papa fa appello, infine, “al vostro zelo sacerdotale ed al senso di discernimento delle vocazioni, anche per sapere completare la dimensione spirituale, psico-affettiva, intellettuale e pastorale nei giovani maturi e disponibili al servizio della Chiesa. Un buono ed assiduo accompagnamento spirituale è indispensabile per favorire la maturazione umana, ed evita il rischio di deviazioni nel campo della sessualità. Tenete sempre presente che il celibato sacerdotale costituisce un dono «che la Chiesa ha ricevuto e vuole conservare, convinta che esso è un bene per lei e per il mondo» (Direttorio per il Ministero e la Vita dei Presbiteri, n. 57)”.