27/03/2011, 00.00
VATICANO
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Papa: in Libia e in Medio Oriente si fermino le armi e si dia spazio al dialogo

"Accorato appello" di Benedetto XVI a “sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte”. In visita alle Fosse Ardeatine esorta a “a “invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – In Libia e in Medio Oriente si fermino le armi e si dia spazio al dialogo. Cresce la “trepidazione” di Benedetto XVI per quanto sta accadendo sulle spode del Mediterraneo ed egli chiede di dare ascolto anche “al segnale più debole” di disponibilità al dialogo.
 
E’ l’appello che il Papa ha lanciato oggi dopo la recita dell’Angelus, in una giornata segnata anche dalla visita che il Papa ha compiuto questa mattina alle Fosse Ardeatine, luogo nel quale 335 italiani furono uccisi dai nazisti.
 
Rientrato in Vaticano, alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro, il Papa ha dunque detto che “di fronte alle notizie, sempre più drammatiche, che provengono dalla Libia, cresce la mia trepidazione per l’incolumità e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall’uso delle armi. Nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature. In questa prospettiva, mentre elevo al Signore la mia preghiera per un ritorno alla concordia in Libia e nell’intera Regione nordafricana, rivolgo un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi”.
 
“Il mio pensiero si indirizza, infine, alle Autorità ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perché anche là sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna”.
 
Alle Fosse Ardeatine, il Papa aveva esortato a “invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro”. Nel luogo della strage nazista che il 24 marzo 1944 fece 335 vittime, il Papa ha deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l’eccidio e all’interno del sacrario, si è inginocchiato davanti alle tombe. Poi, insieme con rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni ha recitato una preghiera per i defunti.
 
Uscendo, Benedetto XVI ha rivolto un saluto ai presenti, tra i quali ai familiari delle vittime, che lo avevano invitato a recarsi nel sacrario.
 
In un breve discorso, il Papa ha parlato di un testimonianza, “ritrovata proprio nelle Fosse Ardeatine. Un foglio di carta su cui un caduto aveva scritto: ‘Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. 1 Pater noster, 10 Ave Maria, 1 Gloria Patri’. In quel momento così tragico, così disumano - ha commentato Benedetto XVI -  nel cuore di quella persona c’era l’invocazione più alta: ‘Dio mio grande Padre’. Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesù, morente sulla croce: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’. In quel nome, ‘Padre’, c’è la garanzia sicura della speranza; la possibilità di un futuro diverso, libero dall’odio e dalla vendetta, un futuro di libertà e di fraternità, per Roma, l’Italia, l’Europa, il mondo”.
 
“Sì, dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l’uomo è figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male. Bisogna credere nel Dio dell’amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l’uomo, fatto a sua immagine”.
 
“Perciò, in questo luogo, doloroso memoriale del male più orrendo, la risposta più vera è quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero”.
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