Papa: in Giordania, "Un Paese impegnato per la pace" e che "rispetta la libertà religiosa"
Amman (AsiaNews) - Papa Francesco è ad Amman, prima tappa del suo viaggio "strettamente religioso", come egli stesso ha detto, in Terra Santa. Un Paese del quale il Papa ha sottolineato "la generosa accoglienza a una grande quantità di rifugiati palestinesi, iracheni e provenienti da altre aree di crisi, in particolare dalla vicina Siria, sconvolta da un conflitto che dura da troppo tempo", l'impegno "nella ricerca dell'auspicata durevole pace per tutta la Regione" e il "rispetto della libertà religiosa".
Partito da Roma alle 8.20, papa Francesco è giunto in Giordania alle 13, ora locale. "Sarà un viaggio molto impegnativo, anche per voi", aveva detto sull'aereo, salutando i giornalisti.
All'aeroporto, in una giornata calda e assolata, è stato accolto (nella foto) dal principe Ghazi bin Muhammad, che è l'autore e uno dei firmatari del documento "Una parola comune tra noi e voi" del 2007, significativo tentativo di dialogo tra musulmani e cristiani, e che accolse anche Benedetto XVI e lo accompagnò nella visita alla moschea King Hussein.
Ad accogliere il Papa anche gruppi di fedeli, raccolti lungo la strada che porta al palazzo reale, dove si è svolta la cerimonia di benvenuto e l'incontro con le autorità del Paese.
Dopo un breve incontro con re Abdallah e la sua famiglia, papa Francesco ha avuto il primo incontro di questo viaggio. Nelle parole rivolte alle circa 300 persone tra le più alte cariche del Regno, i membri del Corpo diplomatico e i maggiori rappresentanti delle religioni riunti nel grande Salone dei ricevimenti del Palazzo reale, papa Francesco sottolineando "la stima" per l'accoglienza che il Paese presta a tanti rifugiati e per la quale serve "il sostegno della comunità internazionale", ha espresso la volontà della Chiesa cattolica di impegnarsi, "secondo le sue possibilità, nell'assistenza ai rifugiati e a chi vive nel bisogno, soprattutto tramite Caritas Giordania".
"Mentre - ha proseguito - con dolore constato la permanenza di forti tensioni nell'area medio-orientale, ringrazio le Autorità del Regno per quello che fanno e incoraggio a continuare ad impegnarsi nella ricerca dell'auspicata durevole pace per tutta la Regione; a tale scopo si rende quanto mai necessaria e urgente una soluzione pacifica alla crisi siriana, nonché una giusta soluzione al conflitto israeliano-palestinese. Colgo questa opportunità per rinnovare il mio profondo rispetto e la mia stima per la comunità musulmana, e manifestare apprezzamento per il ruolo di guida svolto da Sua Maestà il Re nel promuovere una più adeguata comprensione delle virtù proclamate dall'Islam e la serena convivenza tra i fedeli delle diverse religioni. Lei - ha detto rivolto al re - è noto come un uomo di pace, artefice di pace. Esprimo riconoscenza alla Giordania per aver incoraggiato diverse importanti iniziative a favore del dialogo interreligioso per la promozione della comprensione tra Ebrei, Cristiani e Musulmani, tra le quali quella del Messaggio Interreligioso di Amman e per aver promosso in seno all'ONU la celebrazione annuale della Settimana di Armonia tra le Religioni".
"Vorrei ora rivolgere un saluto carico di affetto alle comunità cristiane che, presenti nel Paese fin dall'età apostolica, offrono il loro contributo per il bene comune della società nella quale sono pienamente inserite. Pur essendo oggi numericamente minoritarie, esse hanno modo di svolgere una qualificata e apprezzata azione in campo educativo e sanitario, mediante scuole ed ospedali, e possono professare con tranquillità la loro fede, nel rispetto della libertà religiosa, che è un fondamentale diritto umano e che auspico vivamente venga tenuto in grande considerazione in ogni parte del Medio Oriente e nel mondo intero. Esso «comporta sia la libertà individuale e collettiva di seguire la propria coscienza in materia religiosa, sia la libertà di culto ... la libertà di scegliere la religione che si crede essere vera e di manifestare pubblicamente la propria credenza» (Benedetto XVI, Esort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 26). I cristiani si sentono e sono cittadini a pieno titolo ed intendono contribuire alla costruzione della società insieme ai loro concittadini musulmani, offrendo il proprio specifico apporto. Rivolgo infine uno speciale augurio per la pace e la prosperità del Regno di Giordania e del suo popolo, con l'auspicio che questa visita contribuisca ad incrementare e promuovere buone e cordiali relazioni tra cristiani e musulmani, E che il Signore ci difenda tutti dalla paura del cambiamento".
13/01/2016
16/06/2016 11:27