06/04/2022, 11.28
VATICANO
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Papa: il sangue innocente di Bucha grida al Cielo, si fermino le armi

Durante l'udienza generale Francesco ha mostrato una bandiera dedll'Ucraina ricevuta proprio dalla città teatro di "crudeltà sempre più orrende". "La logica dominante è quella degli Stati più potenti nell'affermare i propri interessi, assistiamo all’impotenza dell'Onu". Dal viaggio a Malta "che ha la missione nel suo Dna" un invito alla nuova evangelizzazione.

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Crudeltà sempre più orrende” gridano al Cielo e implorano che “si facciano tacere le armi” in Ucraina. Ha fatto espressamente riferimento alle immagini delle stragi di Bucha papa Francesco al termine dell’udienza generale tenuta oggi come ogni mercoledì in Vaticano. Parole che ha voluto accompagnare con un gesto molto forte: ha mostrato ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI una bandiera dell’Ucraina ricevuta proprio dalla martoriata località vicino a Kiev le cui immagini dei morti nelle fosse comuni e sullke strade hanno fatto il giro del mondo in queste ultime ore.

"Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina - ha detto papa Francesco - anziché portare sollievo e speranza attestano nuove atrocità come il massacro di Bucha: crudeltà sempre più orrende compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al Cielo e implora: si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione. Ieri da Bucha mi hanno portato questa bandiera. Viene dalla guerra, proprio da questa città martoriata". Mostrando la bandiera papa Francesco ha chiamato accanto a sé alcuni bambini giunti come profughi dall’Ucraina: “Questi sono i frutti della guerra – ha aggiunto – non dimentichiamoli e non dimentichiamo il popolo ucraino”.

Nel corso dell’udienza papa Francesco aveva ripercorso il viaggio apostolico che il 2 e il 3 aprile lo ha portato a Malta, “una specie di rosa dei venti – ha osservato - dove si incrociano popoli e culture, un punto privilegiato per osservare a 360 gradi l’area mediterranea”. “Oggi – ha osservato ancora il pontefice - si parla spesso di geopolitica, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, ideologica e militare. Dopo la seconda guerra mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace, ma purtroppo è andata avanti la vecchia storia di grandi potenze concorrenti. E, nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite”.

Malta - al contrario - rappresenta il “diritto e la forza delle nazioni piccole ma ricche di storia e di civiltà, che dovrebbero portare avanti un’altra logica: quella del rispetto e della libertà, della convivialità delle differenze, opposta alla colonizzazione dei più potenti”.  

Su questo un tema-chiave con cui Malta è chiamata a confrontarsi è quello dei migranti: papa Francesco ha citato l’incontro con loro nel Centro di accoglienza Giovanni XXIII. “Non bisogna stancarsi di ascoltare le loro testimonianze, perché solo così si esce dalla visione distorta che spesso circola nei mass-media e si possono riconoscere i volti, le storie, le ferite, i sogni e le speranze”. "Ogni migrante - ha aggiunto - è una persona con la sua dignità, le sue radici, la sua cultura. Ognuno di essi è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che comporta. E non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dalle migrazioni".

Papa Francesco ha infine ricordato il ruolo cruciale di Malta nell’evangelizzazione, dagli inizi del cristianesimo fino ai suoi tanti missionari donati al mondo: È “come se il passaggio di San Paolo avesse lasciato la missione nel DNA dei maltesi”, ha commentato Francesco -. Ma anche sull’isola – ha aggiunto – oggi “soffia il vento del secolarismo e della pseudocultura globalizzata a base di consumismo, neocapitalismo e relativismo. Anche lì, perciò, è tempo di nuova evangelizzazione. La visita che, come i miei predecessori, ho compiuto alla Grotta di San Paolo è stata come un attingere alla sorgente, perché il Vangelo possa sgorgare a Malta con la freschezza delle origini e ravvivare il suo grande patrimonio di religiosità popolare”.

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