19/11/2017, 12.12
VATICANO
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Papa: il Libano possa continuare ad essere un ‘messaggio’ di rispetto e convivenza

Non si deve aver paura di Dio, quasi fosse “un padrone che vuole punirci”. “Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui”. “Esorto gli autisti alla prudenza e al rispetto delle norme, quale prima forma di tutela di sé e degli altri”.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il Libano “possa continuare ad essere un ‘messaggio’ di rispetto e convivenza per tutta la Regione e per il mondo intero”. Papa Francesco è tornato a ricordare il Paese mediorientale che vive un momento di grande tensione dopo la recita dell’Angelus, ponendolo tra “le popolazioni che vivono una dolorosa povertà a causa della guerra e dei conflitti” e rivolgendo un accorato appello alla comunità internazionale “ad impegnare ogni possibile sforzo per favorire la pace, in particolare in Medio Oriente”.

Francesco che ha detto di pregare anche “per gli uomini dell’equipaggio del sottomarino militare argentino di cui si sono perse le tracce”, ha invitato le 20mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita della preghiera mariana a non aver paura di Dio, quasi fosse “un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci”, ma avere fiducia, perché è “un padre pieno di amore, di tenerezza, di bontà”.  Il Papa ha preso spunto dalla parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30), della quale ha parlato anche durante la messa celebrata in basilica per la prima Giornata mondiale dei poveri.

Francesco ha evidenziato che il servo che ha sotterrato il suo talento “spiega al padrone, al suo ritorno, il motivo del suo gesto, dicendo: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra» (vv. 24-25). Questo servo non ha col suo padrone un rapporto di fiducia, ma ha paura di lui, e questa lo blocca. La paura immobilizza sempre e spesso fa compiere scelte sbagliate. La paura scoraggia dal prendere iniziative, induce a rifugiarsi in soluzioni sicure e garantite, e così si finisce per non realizzare niente di buono. Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, bisogna avere fiducia”.

“Questa parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo. Anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio. Già nell’Antico Testamento Egli si è rivelato come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). E Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri – come oggi ci ricorda anche la prima Giornata Mondiale dei Poveri –; ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita. È segno infatti che Dio ha grande stima di noi: questa consapevolezza ci aiuta ad essere persone responsabili in ogni nostra azione. Pertanto, la parabola dei talenti ci richiama a una responsabilità personale e a una fedeltà che diventa anche capacità di rimetterci continuamente in cammino su strade nuove, senza ‘sotterrare il talento’, cioè i doni che Dio ci ha affidato, e di cui ci chiederà conto”.

“La Vergine Santa interceda per noi, affinché restiamo fedeli alla volontà di Dio facendo fruttificare i talenti di cui ci ha dotato. Così saremo utili agli altri e, nell’ultimo giorno, saremo accolti dal Signore, che ci inviterà a prendere parte alla sua gioia”.

Dopo l’Angelus papa Francesco ha ricordato che ieri, a Detroit, negli Stati Uniti d’America, è stato proclamato beato Francesco Solano, sacerdote dei Frati Minori Cappuccini. Umile e fedele discepolo di Cristo, si distinse per un instancabile servizio ai poveri. La sua testimonianza aiuti sacerdoti, religiosi e laici a vivere con gioia il legame tra annuncio del Vangelo e amore ai poveri. È quanto abbiamo voluto richiamare con l’odierna Giornata mondiale dei poveri, che a Roma e nelle diocesi del mondo si esprime in tante iniziative di preghiera e di condivisione. Auspico che i poveri siano al centro delle nostre comunità non soltanto in momenti come questo, ma sempre; perché essi sono nel cuore del Vangelo, in essi incontriamo Gesù che ci parla e ci interpella attraverso le loro sofferenze e i loro bisogni”.

“Oggi – ha detto infine - ricorre anche la Giornata del ricordo delle vittime della strada, istituita dall’ONU. Incoraggio le istituzioni pubbliche nell’impegno della prevenzione, ed esorto gli autisti alla prudenza e al rispetto delle norme, quale prima forma di tutela di sé e degli altri”.

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