Papa: fede e ragione date all’uomo per non arrendersi alla legge del più forte
Arrivando nell’Angola, che ha pagato mezzo milione di morti alla guerra civile, Benedetto XVI sottolinea la necessità di riconoscere “nell’altro” un fratelle che ha i nostri stessi diritti. L’importanza dell’incontro con i musulmani in Camerun.
Luanda (AsiaNews) – Dio ha dato all’uomo “le ali” di fede e ragione per consentirgli di non “arrendersi alla legge del più forte”, ma di riconoscere nell’altro un fratello che ha gli stessi diritti umani: è la base del dialogo, del perdono e della riconciliazione – che trovano le loro basi nel cristianesimo - dei quali Benedetto XVI si fa portatore in questo suo primo viaggio in Africa.
Temi che ha affrontato anche oggi, specialmente al suo arrivo in Angola, un Paese che sta faticosamente uscendo da una guerra civile che tra il 1975 e il 2002 è costata almeno cinquecentomila morti, ai quali vanno aggiunti mutilati, orfani e profughi. Ma anche lasciando il Camerun, stamattina, ha toccato, seppure indirettamente una questione che, non solo in Africa, è all’origine di contrasti e violenze, quella dei rapporti tra cristiani e musulmani. Ripercorrendo, infatti, nel suo discorso di commiato, i giorni della sua permanenza in Camerun, il Papa ha sottolineato l’importanza dell’incontro con gli esponenti della comuità musulmana. “Mentre continuiamo nel nostro cammino verso una più grande comprensione reciproca – ha detto in proposito - prego affinché cresciamo anche nel vicendevole rispetto e stima e fortifichiamo la nostra decisione di collaborare per proclamare la dignità donata da Dio alla persona umana, un messaggio che un mondo in crescente secolarizzazione ha bisogno di sentire”.
All’Angola martoriata, ma nella quale i cattolici rappresentano oltre la metà della popolazione, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto "4 de Fevereiro" di Luanda, ove è stato accolto dal presidente della Repubblica, José Eduardo dos Santos, ha invece ricordato la visita qui compiuta da Giovanni Paolo II nel 1992. “Egli ha indicato la via verso Dio, invitando tutti gli uomini di buona volontà ad ascoltare la propria coscienza rettamente formata e ad edificare una società di giustizia, di pace e di solidarietà, nella carità e nel perdono vicendevole”.
“Quanto a me – ha proseguito - vi ricordo che provengo da un Paese dove la pace e la fraternità sono care ai cuori di tutti i suoi abitanti, in particolare di quanti – come me – hanno conosciuto la guerra e la divisione tra fratelli appartenenti alla stessa Nazione a causa di ideologie devastanti e disumane, le quali, sotto la falsa apparenza di sogni e illusioni, facevano pesare sopra gli uomini il giogo dell’oppressione. Potete dunque capire quanto io sia sensibile al dialogo fra gli uomini come mezzo per superare ogni forma di conflitto e di tensione e per fare di ogni Nazione – e quindi anche della vostra Patria – una casa di pace e di fraternità. In vista di tale scopo, dovete prendere dal vostro patrimonio spirituale e culturale i valori migliori, di cui l’Angola è portatrice, e farvi gli uni incontro agli altri senza paura, accettando di condividere le personali ricchezze spirituali e materiali a beneficio di tutti”.
Agli angolani Benedetto XVI ha poi ricordato le ricchezze del loro Paese, da utilizzare “per favorire la pace e l’intesa fra i popoli, su una base di lealtà e di uguaglianza che promuovano per l’Africa quel futuro pacifico e solidale al quale tutti anelano e hanno diritto. A tale scopo vi prego: Non arrendetevi alla legge del più forte! Perché Dio ha concesso agli esseri umani di volare, al di sopra delle loro tendenze naturali, con le ali della ragione e della fede. Se vi fate sollevare da queste ali, non vi sarà difficile riconoscere nell’altro un fratello, che è nato con gli stessi diritti umani fondamentali”.
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