03/02/2021, 10.22
VATICANO
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Papa: domani l’incontro con Al-Tayyeb e Guterres per la Giornata della fratellanza umana

All’udienza generale appello di Francesco per la celebrazione di domani. Illustrando la preghiera nella liturgia ha detto: “nella liturgia c’è “quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico”. “Un cristianesimo senza liturgia oserei dire è un cristianesimo senza Cristo”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il dialogo tra “tutti i gruppi religiosi” sia oggi “la nostra preghiera e che sia il nostro impegno ogni giorno dell’anno”. E’ l’appello col quale papa Francesco ha ricordato oggi, al termine dell’udienza generale, che domani si celebrerà la prima Giornata internazionale della fratellanza umana, “come stabilito da una recente Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tale iniziativa tiene conto anche dell’incontro del 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, quando io e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, abbiamo firmato il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Sono molto lieto – ha detto ancora - che le Nazioni del mondo intero si uniscano in questa celebrazione, volta a promuovere il dialogo interreligioso e interculturale. Perciò domani pomeriggio parteciperò a un incontro virtuale con il Grande imam di Al-Azhar, con il segretario generale delle Nazioni Unite, signor António Guterres, e con altre personalità. La citata Risoluzione dell’ONU riconosce «il contributo che il dialogo tra tutti i gruppi religiosi può apportare per migliorare la consapevolezza e la comprensione dei valori comuni condivisi da tutta l’umanità»”.

In precedenza, nel discorso per l’udienza generale, svoltasi ancora nella biblioteca privata, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera ha affrontato il tema “Pregare nella liturgia”.

“Si è più volte registrata, nella storia della Chiesa – ha osservato Francesco - la tentazione di praticare un cristianesimo intimistico, che non riconosce ai riti liturgici pubblici la loro importanza spirituale. Spesso questa tendenza rivendicava la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori, ritenute un peso inutile o dannoso”.

Ma, anche se “in effetti, si possono trovare nella Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare adeguatamente il momento liturgico” e “molti fedeli” si sono rivolti ad “altre fonti, di tipo devozionale”, nella liturgia c’è “quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico”. “La preghiera dei cristiani – ha detto ancora - passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza”. “Il corpo – ha aggiunto - entra nella preghiera”. E “non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nella celebrazione dei santi misteri”.

“La liturgia, in sé stessa, non è solo preghiera spontanea, ma qualcosa di più e di più originario: è atto che fonda l’esperienza cristiana tutta intera e, perciò, anche la preghiera. È evento, è accadimento, è presenza, è incontro. Cristo si rende presente nello Spirito Santo attraverso i segni sacramentali: da qui deriva per noi cristiani la necessità di partecipare ai divini misteri. Un cristianesimo senza liturgia, direi che è un cristianesimo senza Cristo. Perfino nel rito più spoglio, come quello che alcuni cristiani hanno celebrato e celebrano nei luoghi di prigionia, o nel nascondimento di una casa durante i tempi di persecuzione, Cristo si rende realmente presente e si dona ai suoi fedeli. La liturgia, proprio per la sua dimensione oggettiva, chiede di essere celebrata con fervore, perché la grazia effusa nel rito non vada dispersa ma raggiunga il vissuto di ciascuno”.

“Molte preghiere cristiane – ha sottolineato poi - non provengono dalla liturgia, ma tutte, se sono cristiane, presuppongono la liturgia, cioè la mediazione sacramentale di Gesù Cristo. Ogni volta che celebriamo un Battesimo, o consacriamo il pane e il vino nell’Eucaristia, o ungiamo con l’Olio santo il corpo di un malato, Cristo è qui! È presente come quando risanava le membra deboli di un infermo, o consegnava nell’Ultima Cena il suo testamento per la salvezza del mondo. La preghiera del cristiano fa propria la presenza sacramentale di Gesù. Ciò che è esterno a noi diventa parte di noi: la liturgia lo esprime perfino con il gesto così naturale del mangiare. La Messa non può essere solo ‘ascoltata’, come se noi fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci. La Messa è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono. Il centro è Cristo! Tutti noi, nella diversità dei doni e dei ministeri, tutti ci uniamo alla sua azione, perché è Lui il Protagonista della liturgia”.

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