28/10/2017, 13.25
VATICANO
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Papa: diritto umanitario e coscienza per alleviare le atrocità delle guerre

La protezione delle vittime dei conflitti di fronte alle “testimonianze di crimini atroci, di veri e propri oltraggi alle persone e alla loro dignità, commessi in spregio di ogni considerazione elementare di umanità”. “E’ necessaria una conversione dei cuori, un’apertura a Dio e al prossimo, che spinga le persone a superare l’indifferenza e a vivere la solidarietà, come virtù morale e atteggiamento sociale, dalla quale può scaturire un impegno in favore dell’umanità sofferente”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Di fronte alle testimonianze di terribili atrocità e distruzioni che colpiscono persone e cose coinvolte nei conflitti, è necessario compiere “ulteriori sviluppi” in materia di diritto internazionale umanitario e anche pregare e spingere per il risveglio della coscienza morale. E’ il monito rivolto dal Papa ai partecipanti alla terza Conferenza di diritto internazionale umanitario, in corso a Roma, dedicata al tema La protezione delle popolazioni civili nei conflitti – Il ruolo delle Organizzazioni Umanitarie e della Società Civile ed è incentrata sul ruolo che la società civile in genere e le organizzazioni umanitarie in particolare rivestono nel diritto internazionale e nel diritto internazionale umanitario.

“Questo tema – ha detto Francesco - è particolarmente significativo in occasione del 40mo anniversario dell’adozione dei due Protocolli addizionali alle Convenzioni di Ginevra relativi alla protezione delle vittime dei conflitti armati”, firmati anche dalla Santa Sede “al fine di incoraggiare una “umanizzazione degli effetti dei conflitti armati”.

La Santa Sede, tuttavia, ha proseguito, è “cosciente delle omissioni ed esitazioni” che esistono ancora sulla “protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali” e “continua a considerare questi strumenti come una porta aperta verso ulteriori sviluppi del diritto internazionale umanitario”. Troppo spesso, infatti, ha sottolineato,  “giungono, da diversi teatri di guerra, testimonianze di crimini atroci, di veri e propri oltraggi alle persone e alla loro dignità, commessi in spregio di ogni considerazione elementare di umanità. Immagini di persone senza vita, di corpi mutilati o decapitati, di nostri fratelli e sorelle torturati, crocifissi, bruciati vivi, offesi finanche nelle loro spoglie, interpellano la coscienza dell’umanità. D’altra parte, si susseguono notizie di antiche città, con i loro millenari tesori culturali, ridotte a cumuli di macerie, di ospedali e scuole fatti oggetti di attacchi deliberati e distrutti, privando così intere generazioni del loro diritto alla vita, alla salute e all’educazione. Quante chiese e altri luoghi di culto sono oggetto di aggressioni mirate, spesso proprio durante le celebrazioni liturgiche, con numerose vittime tra i fedeli e i ministri riuniti in preghiera, in violazione del diritto fondamentale alla libertà di religione!”.

E a volte, ha proseguito, “la diffusione di queste informazioni può comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravità dei problemi, così che risulta più difficile muoversi a compassione e aprire la propria coscienza in senso solidale”.

“Perché ciò avvenga, è necessaria una conversione dei cuori, un’apertura a Dio e al prossimo, che spinga le persone a superare l’indifferenza e a vivere la solidarietà, come virtù morale e atteggiamento sociale, dalla quale può scaturire un impegno in favore dell’umanità sofferente. Allo stesso tempo, però, è incoraggiante vedere le numerose dimostrazioni di solidarietà e di carità che non mancano in tempo di guerra. Ci sono tante persone, tanti gruppi caritativi e organizzazioni non governative, all’interno della Chiesa e fuori di essa, i cui membri affrontano fatiche e pericoli per curare i feriti e gli ammalati, per seppellire i defunti, per portare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, per visitare i detenuti. Davvero il soccorso alle popolazioni vittime dei conflitti assomma diverse opere di misericordia, sulle quali saremo giudicati al termine della vita. Possano le organizzazioni umanitarie agire sempre in conformità con i principi fondamentali di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Mi auguro, pertanto, che tali principi, che costituiscono il cuore del diritto umanitario, possano essere accolti nelle coscienze dei combattenti e degli operatori umanitari per essere tradotti nella pratica. Là dove poi il diritto umanitario conosce esitazioni e omissioni, sappia la coscienza individuale riconoscere il dovere morale di rispettare e proteggere la dignità della persona umana in ogni circostanza, specialmente nelle situazioni in cui essa è più fortemente minacciata. Perché ciò sia possibile, vorrei ricordare l’importanza della preghiera e quella di assicurare, accanto alla formazione tecnica e giuridica, l’accompagnamento spirituale dei combattenti e degli operatori umanitari”.

 

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