Papa: di fronte al male del mondo il cristiano sceglie la via dell'umiltà e della responsabilità
Città del Vaticano (AsiaNews) - La società del nostro tempo che spesso "considera fuori moda e fuori tempo coloro che vivono della fede in Gesù", "mostra di non avere capito nulla del rapporto con Dio, perché proprio a mano a mano che si procede nel cammino della fede, si comprende come Gesù eserciti su di noi l'azione liberante dell'amore di Dio, che ci fa uscire dal nostro egoismo, dall'essere ripiegati su noi stessi, per condurci ad una vita piena, in comunione con Dio e aperta agli altri".
L'ha detto Benedetto XVI nel giorno nel quale la Chiesa ricorda il battesimo di Gesù nel Giordano, amministrando, secondo tradizione, il primo sacramento a 20 bambini, figli di dipendenti vaticani.
Un rito che ha ricordato, poco dopo, prima dell'Angelus quando ha affermato che essere cristiani significa guardare a Gesù, divenire "l'uomo nuovo che vuole vivere da figlio di Dio, cioè nell'amore; l'uomo che, di fronte al male del mondo, sceglie la via dell'umiltà e della responsabilità, sceglie non di salvare se stesso ma di offrire la propria vita per la verità e la giustizia. Essere cristiani significa vivere così, ma questo genere di vita comporta una rinascita: rinascere dall'alto, da Dio, dalla Grazia. Questa rinascita è il Battesimo".
Rivolto alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelus, il Papa ha evidenziato come "quel gesto - che segna l'inizio della vita pubblica di Cristo, come attestano tutti gli Evangelisti - si pone nella stessa linea dell'Incarnazione, della discesa di Dio dal più alto dei cieli all'abisso degli inferi. Il senso di questo movimento di abbassamento divino si riassume in un'unica parola: amore, che è il nome stesso di Dio".
Qualche pianto di neonati e molta commozione di adulti stamattina nella Cappella sistina nel corso del rito col quale i bimbi sono "uniti in modo profondo e per sempre con Gesù, immersi nel mistero della sua morte, che è fonte di vita, per partecipare alla sua risurrezione, per rinascere ad una vita nuova".
Un cammino che comincia col battesimo. Per questo, rivolgendosi ai genitori, il Papa ha evidenziato come "nel domandare il Battesimo per i vostri bambini, voi manifestate e testimoniate la vostra fede, la gioia di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa. È la gioia che scaturisce dalla consapevolezza di avere ricevuto un grande dono da Dio, la fede appunto, un dono che nessuno di noi ha potuto meritare, ma che ci è stato dato gratuitamente e al quale abbiamo risposto con il nostro "sì". È la gioia di riconoscerci figli di Dio, di scoprirci affidati alle sue mani, di sentirci accolti in un abbraccio d'amore, allo stesso modo in cui una mamma sostiene ed abbraccia il suo bambino. Questa gioia, che orienta il cammino di ogni cristiano, si fonda su un rapporto personale con Gesù, un rapporto che orienta l'intera esistenza umana. È Lui infatti il senso della nostra vita, Colui sul quale vale la pena di tenere fisso lo sguardo, per essere illuminati dalla sua Verità e poter vivere in pienezza".
A padrini e madrine, poi, ha ricordato "l'importante compito di sostenere e aiutare l'opera educativa dei genitori, affiancandoli nella trasmissione delle verità della fede e nella testimonianza dei valori del Vangelo, nel far crescere questi bambini in un'amicizia sempre più profonda con il Signore. Sappiate sempre offrire loro il vostro buon esempio, attraverso l'esercizio delle virtù cristiane".
"L'acqua con la quale questi bambini saranno segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo - ha concluso - li immergerà in quella "fonte" di vita che è Dio stesso e che li renderà suoi veri figli. E il seme delle virtù teologali, infuse da Dio, la fede, la speranza e la carità, seme che oggi è posto nel loro cuore per la potenza dello Spirito Santo, dovrà essere alimentato sempre dalla Parola di Dio e dai Sacramenti, così che queste virtù del cristiano possano crescere e giungere a piena maturazione, sino a fare di ciascuno di loro un vero testimone del Signore".
Un pensiero, infine, dopo la recita dell'Angelus, per l'odierna Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. "Nel Messaggio di quest'anno - ha detto - ho paragonato le migrazioni ad un «pellegrinaggio di fede e di speranza». Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell'uomo, come Abramo. E così i migranti sono portatori di fede e di speranza nel mondo. A ciascuno di loro rivolgo oggi il mio saluto, con una speciale preghiera e benedizione".