Papa: cristianesimo è l’incontro con Gesù, non esiste un cristianesimo ‘a distanza’
“Preoccupazione” per quanto sta accadendo nell’Ucraina orientale con “l’incremento delle attività militari”. “Si eviti l’aumento della tensione e si compiano gesti che favoriscono la pace”. “Si abbia a cuore anche la difficile situazione umanitaria di quella popolazione”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il cristianesimo è l’incontro con la persona Gesù. E’ tornato a ribadirlo papa Francesco al Regina Caeli di oggi, per il quale si è affacciato su piazza san Pietro. Fatto per il quale, al termine dell’incontro a ringraziato Dio. “Mi manca – ha aggiunto - la piazza quando devo fare l’Angelus in biblioteca”.
Poco prima, il Papa aveva detto di seguire “con preoccupazione gli avvenimenti in alcune aree dell’Ucraina orientale dove negli ultimi mesi si sono moltiplicate le violazioni del cessate-il-fuoco, e osservo con grande inquietudine l’incremento delle attività militari. Per favore, auspico fortemente che si eviti l’aumento delle tensioni e, al contrario, si pongano gesti capaci di promuovere la fiducia reciproca e favorire la riconciliazione e la pace, tanto necessarie e tanto desiderate. Si abbia a cuore anche la grave situazione umanitaria in cui versa quella popolazione, alla quale esprimo la mia vicinanza e per la quale vi invito a pregare”.
Prima della recita della preghiera mariana Francesco aveva commentato lo stupore dei discepoli nell’incontro con Gesù risorto che si unisce a loro nel Cenacolo. In risposta al loro spavento, perché credono di vedere un fantasma, Gesù li invita a guardare le sue piaghe, a toccarlo e a dargli da mangiare.
“Questa pagina evangelica – ha commentato Francesco - è caratterizzata da tre verbi molto concreti, che riflettono in un certo senso la nostra vita personale e comunitaria: guardare, toccare e mangiare. Tre azioni che possono dare la gioia di un vero incontro con Gesù vivo. ‘Guardate le mie mani e i miei piedi’ – dice Gesù. Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare: io vedo o guardo Gesù”.
“Il secondo verbo è toccare. Invitando i discepoli a toccarlo, per constatare che non è un fantasma, Gesù indica a loro e a noi che la relazione con Lui e con i nostri fratelli non può rimanere ‘a distanza’, Non esiste un cristianesimo a distanza. L’amore chiede la vicinanza, il contatto, la condivisione della vita. Il buon samaritano non si è limitato a guardare quell’uomo che ha trovato mezzo morto lungo la strada: si è chinato, gli ha medicato le ferite, lo ha caricato sulla sua cavalcatura e l’ha portato alla locanda. E così con Gesù stesso: amarlo significa entrare in una comunione vitale, concreta con Lui”.
“E veniamo allora al terzo verbo, mangiare, che esprime bene la nostra umanità nella sua più naturale indigenza, cioè il nostro bisogno di nutrirci per vivere. Ma il mangiare, quando lo facciamo insieme, in famiglia o tra amici, diventa pure espressione di amore, di comunione, di festa... Quante volte i Vangeli ci presentano Gesù che vive questa dimensione conviviale! Anche da Risorto, con i suoi discepoli. Al punto che il Convito eucaristico è diventato il segno emblematico della comunità cristiana. Mangiare insieme il corpo di Cristo, questo è il centro della comunità cristiana”.
“Fratelli e sorelle, questa pagina evangelica ci dice che Gesù non è un ‘fantasma’, ma una Persona viva. Quello stupore che solo la presenza di Dio dà. Essere cristiani non è prima di tutto una dottrina o un ideale morale, è la relazione viva con Lui, con il Signore Risorto: lo guardiamo, lo tocchiamo, ci nutriamo di Lui e, trasformati dal suo Amore, guardiamo, tocchiamo e nutriamo gli altri come fratelli e sorelle”.
Dopo la recita del Regina Caeli, Francesco ha anche ricordato che ieri, in Italia, nell’Abbazia di Casamari, “sono stati proclamati beati Simeone Cardon e cinque compagni martiri, monaci cistercensi di quell’Abbazia. Nel 1799, quando soldati francesi in ritirata da Napoli saccheggiarono chiese e monasteri, questi miti discepoli di Cristo resistettero con coraggio eroico, fino alla morte, per difendere l’Eucaristia dalla profanazione. Il loro esempio ci spinga a un maggiore impegno di fedeltà a Dio, capace anche di trasformare la società e di renderla più giusta e fraterna”.