Papa: corridoi umanitari a Mariupol. E ammonisce: si sta cercando davvero la pace?
Francesco al Regina Caeli ha invitato a pregare ogni giorno il rosario per la pace. “Giungono notizie terribili di bambini espulsi e deportati”. Nella giornata del 1 maggio la denuncia delle morti sul lavoro e l’omaggio ai giornalisti che pagano di persona per servire il diritto alla libertà di informazione.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Nel primo giorno del mese di maggio il pensiero di papa Francesco va ancora una volta a Mariupol, la città di Maria “barbaramente distrutta” dalla guerra in Ucraina. “Invito tutti a pregare ogni giorno il Rosario per la pace”, ha detto al termine della preghiera mariana del Regina Caeli recitata davanti a migliaia di fedeli riuniti in piazza San Pietro. L’invito alla preghiera è stato accompagnato da un nuovo accorato appello di Francesco: “Rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città. Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati. E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano” “Vi prego - ha aggiunto - non ci si arrenda alla via della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo”.
Al nuovo appello per la pace in Ucraina il pontefice – nel giorno della Festa dei lavoratori – ha aggiunto anche l’invito a “rinnovare l’impegno perché dovunque e per tutti il lavoro sia dignitoso. E che dal mondo del lavoro giunga la volontà di far crescere un’economia di pace”. Ha citato in particolare il dramma delle morti sul lavoro, “una tragedia molto diffusa, forse troppo”. Ha poi fatto riferimento anche alla Giornata mondiale per la libertà di stampa che si celebra il 3 maggio: “Rendo omaggio – ha detto - ai giornalisti che pagano di persona per servire questo diritto. Nell’ultimo anno 47 sono rimasti uccisi e più di 350 incarcerati. Rivolgo un grazie speciale a quanti ci informano sulle piaghe dell’umanità”.
Prima dell’Angelus papa Francesco aveva commentato il brano del vangelo di Giovanni proposto dalla liturgia di oggi, con la terza apparizione di Gesù risorto agli apostoli sul lago di Galilea (Gv 21,1-19). Pietro con gli apostoli, sfiduciato dopo la morte di Gesù, era tornato a pescare. “Può succedere anche a noi – ha commentato il papa - per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto, per accontentarci di qualcos’altro. Ad esempio, non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane. Ma, così facendo – ha aggiunto - ci si ritrova delusi, con le reti vuote”.
Gesù non li rimprovera, ma chiama i discepoli con tenerezza: li invita “a gettare di nuovo le reti, con coraggio. E ancora una volta le reti si riempiono all’inverosimile”. E come Pietro che dopo aver riconosciuto Gesù si tuffa in acqua per raggiungerlo – ha commentato Francesco – anche noi abbiamo bisogno di una “scossa”. “siamo invitati a uno slancio nuovo, (...) a tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri. Perché per andare incontro a Gesù bisogna sbilanciarsi. Chiediamoci: sono capace di qualche scatto di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, nella paura?”.
E alla fine del racconto chiede per tre volte a Pietro: mi ami? “Il Risorto – ha concluso il papa - lo chiede anche a noi oggi: Mi ami? Perché a Pasqua Gesù vuole che anche il nostro cuore risorga; perché la fede non è questione di sapere, ma di amore. Mi ami?, chiede Gesù a te, che hai le reti vuote e hai paura di ricominciare; a te, che non hai il coraggio di tuffarti e hai perso slancio”.
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