Papa: con la sua preghiera Gesù ha aperto i cieli, anche per noi peccatori
Sulle sponde del fiume Giordano, “c’è soprattutto il popolo dei peccatori: quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del tempio, quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro, e comincia proprio unendosi a loro”. Partecipazione al “dolore delle famiglie dei giovani studenti uccisi a Kumba, in Camerun”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Con la sua preghiera, fin dall’inizio della sua missione pubblica, sul Giordano, Gesù “ha aperto i cieli”, con lui, sulle rive del Giordano “c’è dunque tutta l’umanità, con i suoi aneliti inespressi di preghiera. C’è soprattutto il popolo dei peccatori”. Perché Gesù “non è un Dio lontano”. “Gesù uomo di preghiera” è stato l’argomento del quale papa Francesco ha parlato all’udienza generale di oggi, nell’aula Paolo VI.
Durante l’incontro, Francesco ha anche espresso la sua partecipazione al “dolore delle famiglie dei giovani studenti uccisi a Kumba, in Camerun”. Il Papa ha espresso “grave sconcerto per un atto tanto crudele e insensato che ha strappato alla vita i piccoli innocenti mentre seguivano le lezioni a scuola”. “Che Dio illumini i cuori perché gesti simili non siano più compiuti e perché quelle martoriate popolazioni possano finalmente ritrovare la pace”. “Auspico – l’appello finale - che le armi tacciano e che sia garantita la sicurezza di tutti nel diritto ai giovani all’educazione e al futuro”. L’episodio al quale si è riferito è accaduto sabato scorso, 24 ottobre: un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nelle aule dell’Istituto elementare Mother Francisca della città di Kumba, in Camerun e ha aperto il fuoco sui bambini. Almeno otto sono stati uccisi e dodici altri sono rimasti feriti.
In precedenza, al migliaio di persone presenti all’udienza aveva detto ancora una volta di non poter scendere a “salutare ognuno”, per evitare assembramenti. “E questo è contro le cure, le precauzioni che dobbiamo avere davanti a questa ‘signora’ che si chiama Covid e che ci fa tanto male. Per questo, scusatemi se io non scendo a salutarvi: vi saluto da qui ma vi porto nel cuore, a tutti. E voi, portatemi nel cuore a me, e pregate per me. A distanza, si può pregare uno per l’altro”.
Nella catechesi, ha sottolineato il significato della presenza di Gesù al Giordano. “Egli prega con i peccatori del popolo di Dio. Non rimane sulla sponda opposta del fiume, per marcare la sua diversità e distanza dal popolo disobbediente, ma immerge i suoi piedi nelle stesse acque di purificazione. Gesù non è un Dio lontano, e non può esserlo. L’incarnazione lo ha rivelato in modo compiuto e umanamente impensabile. Così, inaugurando la sua missione, Gesù si mette a capofila di un popolo di penitenti, come incaricandosi di aprire una breccia attraverso la quale tutti quanti noi, dopo di Lui, dobbiamo avere il coraggio di passare”.
“In quel giorno – ha detto poi - sulle sponde del fiume Giordano, c’è dunque tutta l’umanità, con i suoi aneliti inespressi di preghiera. C’è soprattutto il popolo dei peccatori: quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del tempio, quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro, e comincia proprio unendosi a loro. Soprattutto il Vangelo di Luca mette in evidenza il clima di preghiera in cui è avvenuto il battesimo di Gesù: «Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì» (3,21). Pregando, Gesù apre la porta dei cieli, e da quella breccia discende lo Spirito Santo. E dall’alto una voce proclama la verità stupenda: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”. E per questo “se in una sera di orazione ci sentiamo fiacchi e vuoti, se ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile, dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra. Udremo allora una voce dal cielo, più forte di quella che sale dai bassifondi di noi stessi, bisbigliare parole di tenerezza: ‘Tu sei l’amato di Dio, tu sei figlio, tu sei la gioia del Padre dei cieli’. Proprio per noi, per ciascuno di noi echeggia la parola del Padre: anche se fossimo respinti da tutti, peccatori della peggior specie. Gesù non scese nelle acque del Giordano per sé stesso, ma per tutti noi. Proprio per noi, per ciascuno di noi echeggia la parola del Padre: anche se fossimo respinti da tutti, peccatori della peggior specie. Gesù non scese nelle acque del Giordano per sé stesso, ma per tutti noi. Ha aperto i cieli, come Mosè aveva aperto le acque del mar Rosso, perché tutti noi potessimo transitare dietro di Lui. Gesù ci ha regalato la sua stessa preghiera, che è il suo dialogo d’amore con il Padre. Ce lo ha donato come un seme della Trinità, che vuole attecchire nel nostro cuore. Accogliamolo!”.
Rivolgendosi poi ai polacchi, Francesco ha detto: “Il 22 ottobre scorso abbiamo celebrato la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, in questo anno centenario della sua nascita. Egli ha sempre esortato ad un amore privilegiato per gli ultimi e gli indifesi e per la tutela di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale. Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico”.