Papa: case e luoghi di culto bruciati in Myanmar, si rispetti il diritto alla vita
L'appello all'Angelus dopo le nuove violenze perpetrate negli ultimi giorni dall'esercito birmano. Nella festa del Corpus Domini il monito a non confinare l'Eucaristia "in una dimensione vaga, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano". L'appuntamento dell'Incontro mondiale delle famiglie, al via da mercoledì a Roma e nelle diocesi.
Città del Vaticano (AsiaNews) - In Myanmar siano rispettati “la dignità umana e il diritto alla vita”. È l’appello che papa Francesco è tornato a lanciare oggi da piazza San Pietro al termine della preghiera dell’Angelus, recitato dalla sua finestra davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro.
“Giunge ancora dal Myanmar il grido di dolore di tante persone a cui manca l’assistenza sanitaria di base e che sono costrette a lasciare le loro case perché bruciate e per sfuggire alla violenza - ha detto il pontefice facendosi eco delle nuove drammatiche notizie giunte nei giorni scorsi -. Mi unisco all’appello dei vescovi di quell’amata terra: la comunità internazionale non si dimentichi della popolazione birmana, perché la dignità umana e il diritto alla vita siano rispettati come pure i luoghi di culto, gli ospedali, le scuole”. Il papa ha anche benedetto in maniera particolare la comunità birmana in Italia, che era presente oggi in piazza San Pietro con una rappresentanza.
Prima di questo appello, introducendo la preghiera mariana, Francesco si era soffermato sulla solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo che in Italia e in altri Paesi viene celebrata oggi. “Nell’Eucaristia – ha spiegato il pontefice - ognuno può fare esperienza di questa amorosa e concreta attenzione del Signore. Chi riceve con fede il Corpo e il Sangue di Cristo non solo mangia, ma viene saziato”.
Nel brano del vangelo di Luca proposto dalla liturgia “il miracolo dei pani e dei pesci non avviene in maniera spettacolare, ma quasi riservatamente, come alle nozze di Cana: il pane aumenta passando di mano in mano. E mentre mangia, la folla si rende conto che Gesù si prende cura di tutto. Questo è il Signore presente nell’Eucaristia: ci chiama ad essere cittadini del Cielo, ma intanto tiene conto del cammino che dobbiamo affrontare qui in terra”.
“Talvolta - ha commentato Francesco - c’è il rischio di confinare l’Eucaristia in una dimensione vaga, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano. In realtà, il Signore prende a cuore tutti i nostri bisogni, a partire da quelli più elementari”. E anche “la nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, di consolazione, di amicizia, di buonumore, di attenzione. C'è fame di essere evangelizzati".
Ma il Vangelo ci dice che la folla fu anche saziata da Gesù. “Abbiamo certo bisogno di alimentarci - ha osservato Francesco - ma anche di essere saziati, di sapere cioè che il nutrimento ci venga dato per amore. Nel Corpo e nel Sangue di Cristo troviamo la sua presenza, la sua vita donata per ognuno di noi. Non ci dà solo l’aiuto per andare avanti, ma ci dà sé stesso: si fa nostro compagno di viaggio, entra nelle nostre vicende, visita le nostre solitudini, ridando senso ed entusiasmo”.
Al termine dell’Angelus il pontefice ha poi ricordato alcuni religiosi della famiglia domenicana, uccisi in odio alla fede nella persecuzione religiosa nel contesto della guerra civile, beatificati ieri in Spagna: “La loro testimonianza e il perdono ai loro uccisori - ha detto - ci mostrano la via della santità e ci incoraggiano a fare della vita un’offerta a Dio e ai fratelli”. Ha poi parlato dell’Incontro mondiale delle famiglie - in programma a partire da mercoledì 22 a Roma e nelle diocesi - ringraziando gli sposi che offriranno la loro testimonianza su come la vita in famiglia può essere via alla santità.
Infine il papa - ancora una volta - ha voluto invitare tutti a non dimenticare “il martoriato popolo ucraino che sta soffrendo. Vorrei che rimanga in tutti - ha detto - una domanda: che cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Prego? Mi sto dando fare? Cerco di capire? Ognuno risponda nel proprio cuore”.