28/06/2018, 16.51
VATICANO
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Papa: ai nuovi cardinali, nella Chiesa l’autorità è servire gli altri

Celebrando il Concistoro ordinario pubblico, Francesco ha detto che “Gesù ci insegna che la conversione, la trasformazione del cuore e la riforma della Chiesa è e sarà sempre in chiave missionaria, perché presuppone che si cessi di vedere e curare i propri interessi per guardare e curare gli interessi del Padre”. Tre dei nuovi porporati sono asiatici e con loro gli “elettori” asiatici sono 17.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nella Chiesa “l’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo” e “Gesù ci insegna che la conversione, la trasformazione del cuore e la riforma della Chiesa è e sarà sempre in chiave missionaria, perché presuppone che si cessi di vedere e curare i propri interessi per guardare e curare gli interessi del Padre”. Sono i principi ricordati da papa Francesco in occasione della celebrazione del Concistoro ordinario pubblico nel corso del quale egli ha creato 14 nuovi cardinali.

Tre dei nuovi porporati sono asiatici: sono Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, (Iraq); Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, (Pakistan) e  Thomas Aquinas Manyo, arcivescovo di Osaka, in Giappone. Gli altri nuovi cardinali sono: Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; Angelo De Donatis, vicario generale di Roma; Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato e delegato speciale presso il Sovrano militare ordine di Malta; Konrad Krajewski, Elemosiniere apostolico; António dos Santos Marto, vescovo Leiria-Fátima (Portogallo); Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo, (Perù); Desiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina (Madagascar) e Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila (Italia). Insieme ad essi Francesco ha creato tre ultraottantenni: Sergio Obeso Rivera, arcivescovo emerito di Xalapa; Toribio Ticona Porco, prelato emerito di Corocoro e padre Aquilino Bocos Merino, Claretiano.

Con loro, il Collegio sale a 227 cardinali, 125 dei quali sono “elettori” (cioè, avendo meno di 80 anni potrebbero entrare in un conclave) e 102 non elettori. Gli elettori asiatici sono 17, gli altri provengono da Europa (53), America del Nord (17), America Centrale (5), America del Sud (13), Africa (16) e Oceania (4). Con la scelta dei 14 nuovi cardinali papa Francesco conferma il criterio della universalità: i nuovi elettori rappresentano 9 Paesi diversi. E con le nuove nomine il Collegio cardinalizio è sempre più “bergogliano”: sono infatti 59 gli “elettori” creati da Francesco, 47 quelli creati da Benedetto XVI e 19 da Giovanni Paolo II.

Ai nuovi porporati, prendendo sunto dal passo di Marco (Mc 10,32) «Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro», Francesco ha ricordato che “l’Evangelista non teme di svelare certi segreti del cuore dei discepoli: ricerca dei primi posti, gelosie, invidie, intrighi, aggiustamenti e accordi; una logica che non solo logora e corrode da dentro i rapporti tra loro, ma che inoltre li chiude e li avvolge in discussioni inutili e di poco conto. Gesù però non si ferma su questo, ma va avanti, li precede (primerea) e con forza dice loro: «Tra voi non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore» (Mc 10,43). Con tale atteggiamento, il Signore cerca di ricentrare lo sguardo e il cuore dei suoi discepoli, non permettendo che le discussioni sterili e autoreferenziali trovino spazio in seno alla comunità. A che serve guadagnare il mondo intero se si è corrosi all’interno? A che serve guadagnare il mondo intero se si vive tutti presi da intrighi asfissianti che inaridiscono e rendono sterile il cuore e la missione? In questa situazione – come qualcuno ha osservato – si potrebbero già intravedere gli intrighi di palazzo, anche nelle curie ecclesiastiche”.

“La conversione dai nostri peccati, dai nostri egoismi – ha detto poi - non è e non sarà mai fine a sé stessa, ma mira principalmente a crescere in fedeltà e disponibilità per abbracciare la missione. E questo in modo tale che, nell’ora della verità, specialmente nei momenti difficili dei nostri fratelli, siamo ben disposti e disponibili ad accompagnare e accogliere tutti e ciascuno, e non ci trasformiamo in ottimi respingenti, o per ristrettezza di vedute o, peggio ancora, perché stiamo discutendo e pensando tra di noi chi sarà il più importante. Quando ci dimentichiamo della missione, quando perdiamo di vista il volto concreto dei fratelli, la nostra vita si rinchiude nella ricerca dei propri interessi e delle proprie sicurezze. E così cominciano a crescere il risentimento, la tristezza e il disgusto. A poco a poco viene meno lo spazio per gli altri, per la comunità ecclesiale, per i poveri, per ascoltare la voce del Signore. Così si perde la gioia e il cuore finisce per inaridirsi (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 2)”.

“Cari fratelli Cardinali e neo-Cardinali! Mentre siamo sulla strada verso Gerusalemme, il Signore cammina davanti a noi per ricordarci ancora una volta che l’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo. È quella che viene dal non dimenticare che Gesù, prima di chinare il capo sulla croce, non ha avuto paura di chinarsi davanti ai discepoli e lavare loro i piedi. Questa è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite”. “Nessuno di noi deve sentirsi ‘superiore’ ad alcuno. Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto in basso. Possiamo guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi”.

Francesco ha infine citato una parte del testamento spirituale di San Giovanni XXIII nella quale si dice “Nato povero” e “particolarmente lieto di morire povero”. “Ringrazio Iddio di questa grazia della povertà di cui feci voto nella mia giovinezza, povertà di spirito, come Prete del S. Cuore, e povertà reale; e che mi sorresse a non chiedere mai nulla, né posti, né danari, né favori, mai, né per me, né per i miei parenti o amici» (29 giugno 1954)”.

La “creazione” dei cardinali è proseguita con il Papa che a ognuno dei nuovi porporati (il colore indica la disponibilità al martirio), inginocchiato davanti a lui, ha “imposto” lo zucchetto e la berretta , ha consegnato l’anello e assegnato una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del vescovo di Roma.

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